Aborto, l’Italia vince in Europa

L’obiezione di coscienza per i medici italiani che non vogliono praticare interruzioni volontarie di gravidanza non si tocca. Prevista dalla legge 194 sull’aborto, messa in discussione in Europa da uno scellerato dossier della Cgil, il Consiglio d’Europa ha dato ragione al nostro paese: non siamo più sotto accusa, la libertà dei medici è salva.
Il dossier della Cgil era senza senso: in Italia si praticano centomila aborti l’anno e non esiste un solo caso di una donna che non sia riuscita ad abortire perché non ci fossero medici disponibili alla bisogna.

In Polonia, paese con lo stesso numero di abitanti dell’Italia, gli aborti in un anno sono stati 1.800 e poiché il dato è triplicato rispetto ai seicento dell’anno precedente ora stanno immaginando normative estremamente restrittive sulla possibilità di abortire.

L’Europa ha provato anche in Polonia a mettere bocca, il governo polacco ha risposto con molta nettezza al tentativo di ingerenza: decide il Parlamento.

Ora si rende possibile, praticabile, una controffensiva sul tema dell’interruzione volontaria di gravidanza: ci dicono che centomila aborti sono pochi, sono meno dell’anno scorso. Tutte bugie, sono i nati ad essere di meno.

Nascono meno bambini (i figli di italiani sono meno di quattrocentomila, meno di cinquecentomila considerando anche gli stranieri nel 2015) e la percentuale degli aborti è mostruosa: il 20%.

Nella società dell’opulenza è ragionevole negare il diritto alla vita a un bambino su cinque? Una mostruosa, silenziosa, strage di innocenti che continua ad avvenire senza che nessuno reagisca.

Addirittura, Susanna Camusso e la Cgil immemori del proprio ruolo hanno messo in discussione il diritto dei lavoratori operanti nella sanità a scegliere liberamente almeno di non dover dare la morte agli innocenti.

Un medico si è laureato in medicina per guarire le persone, una ostetrica per far nascere i bambini, il giuramento di Ippocrate vietava aborto e eutanasia prima che fosse riscritto e falsificato per le esigenze del politicamente corretto. La vittoria in Europa è il primo passo di una ripartenza possibile. Con buona pace delle Camusso e delle femministe fuori tempo massimo.

Fonte: Popolo della Famiglia