Beatificazione della diciottenne Cecilia Euspei, “Giglio profumato” di Nepi

Domenica pomeriggio a Nepi, in provincia di Viterbo, è stata beatificata Cecilia Eusepi, terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, che morì a soli 18 anni nel 1928, stroncata dalla malattia, una Croce che l’abbracciò per tutta la sua breve vita, offerta totalmente a Gesù. In rappresentanza del Santo Padre c’era il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. 


“Giungerò a Gesù per un piccolo sentiero, molto breve, fatto di umiltà, abbandono e amore”. A 9 anni Cecilia Eusepi aveva letto la “Storia di un’anima” di Santa Teresa di Lisieux, aveva appreso l’amore per l’Eucaristia e la devozione alla passione di Cristo da San Gabriele dell’Addolorata, ma soprattutto aveva già idea che la sua esistenza terrena sarebbe stata breve e volle dedicarla interamente al Signore, consapevole che gli anni non si misurano in base al numero, ma in base all’intensità dell’amore. Tornerà alla Casa del Padre a 18 anni, come Chiara Badano, la focolarina elevata agli onori degli altari due anni fa. Al microfono di Roberto Piermarini il cardinale Amato sottolinea l’unicità di questa giovane:

“Nonostante la giovane età ha mostrato una maturità eroica nell’affrontare con profonda fede le mille difficoltà della sua breve esistenza”.

Nata in un paesino di campagna, rimasta molto presto orfana di padre, da piccolissima fu affidata alle Monache Cistercensi affinché la educassero. Cecilia considerava questa la sua più grande fortuna: essere stata tolta dal mondo per vivere tra le spose del Signore. Dopo la prima grazia ricevuta nel Battesimo, ricordava la Prima Comunione come il momento più bello della sua vita, perché vissuto “cuore a cuore con Gesù”. Presto il suo corpo fu minato dalla malattia, che le impedì di diventare una religiosa tra le Mantellate Serve di Maria di Pistoia e la costrinse a tornare a casa. Ma non perse il sorriso, né la spinta a diventare Santa. Il cardinale Amato ricorda come affrontò questa prova:

“Con estrema fortezza e serenità, senza perdersi d’animo. Nonostante la pena e la sofferenza per questo allontanamento, non si scoraggiò mai ma, totalmente immersa nella preghiera, offrì i suoi patimenti fisici al Signore, con estrema carità. Credo che Cecilia possa essere considerata fedele alla parola di Gesù che dice: ‘Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’”.

Cecilia viene amorevolmente ricordata come un giglio profumato, che continua a far crescere sul cammino tanti gigli, perché nell’ammirare le sue virtù altri possano seguirne i passi sulla via della santità ed essere conquistati alla medesima vocazione di servizio e di fedeltà alle piccole cose ordinarie. Ecco il suo insegnamento ai giovani di oggi:

“Un duplice messaggio: di fortezza e di speranza. Inoltre, la Beata Cecilia Eusepi invita i suoi coetanei ad avere speranza nel Signore, a sollevare lo sguardo al cielo e ad aprire la mente e il cuore all’orizzonte della vita eterna, al paradiso”.

Fonte: Radio Vaticana 17 giugno 2012