Calci e pugni per la Chiesa delle origini – di Francesco Filipazzi

martiri cristianiIn questi tempi di ipocrisia e ignoranza diffusa, si parla spesso a sproposito della Chiesa delle origini, dicendo che i cristiani dovrebbero tornare alla povertà e alla condivisione. Ciò che per ignoranza o malafade si tace è che, laddove negli Atti degli Apostoli si parla scarsamente delle abitudini comunitarie delle prime realtà cristiane, si parla invece diffusamente di ciò che subivano i Nostri, durante i loro pellegrinaggi e le prime evangelizzazioni.

Spesso e volentieri troviamo Pietro, Paolo, Barnaba e gli altri, insultati e sputati, presi a bastonate da folle infuriate, sbattuti in prigione a calci e pugni, salvo poi essere salvati da interventi angelici. Addirittura, per citare un episodio, Paolo a Listra viene lapidato e i suoi riescono a salvarlo solo perché il corpo esanime viene buttato fuori dalla città, creduto morto.

Pietro e Paolo compaiono di fronte a vari tribunali e devono spiegare, in ambienti sempre più ostili, le loro posizioni e la natura dei loro messaggi. Il tutto condito da sonore legnate.

C’è poi la vicenda del martirio di Santo Stefano, a seguito del quale si scatena una violenta persecuzione dei cristiani.

Va detto che, come già notato su questo blog, questo tipo di disavventure non era sconosciuto a Gesù stesso, che più di una volta è costretto a scappare per non essere ammazzato prima del tempo, rincorso da folle urlanti.

I primi cristiani, insomma, vivevano pericolosamente e rischiavano la propria vita per la fede. Non erano quattro comunisti ante litteram che si riunivano a condividere il pasto e a scambiarsi cortesie, come certi preti da baraccone vorrebbero fare intendere.

E’ facile, facilissimo, richiamare alla purezza originaria dilavandola dai particolari scomodi, senza avere il coraggio di ammettere che la vera Chiesa, i veri Cristiani con la C maiuscola, vivono nel mondo, ma non sono di questo mondo e anzi spesso sono contro il mondo, il cui Principe è nostro Nemico e origine di tutti i mali.

Ebbene, dunque, si abbia il coraggio davvero di essere Chiesa, anche se ci si rimette in proprio, fino alle estreme conseguenze, senza cedere di un passo, senza aver paura di non apparire “moderni” e anzi essendo volutamente fuori dal tempo.

Certi preti, che si esaltano continuamente per le porcate progressiste, che fanno carne di porco della dottrina, che si autoproclamano preti da strada, che fanno i gggiovani, che vivono la loro vocazione come animatori di villaggio turistico, dimenticandosi di proclamare cos’è la Fede e cos’è la Dottrina, sappiano che per essere davvero Sacerdoti di Cristo, nel mondo di oggi, non si dovrebbe piacere troppo.

Nel momento in cui si vede un cristiano, laico o consacrato che sia, piacere troppo al mondo e, di rimando, a cui piace troppo il mondo, sicuramente c’è qualcosa che non va. Sorge il dubbio che più che il Re dell’Universo, si stia servendo il Principe del Mondo.

articolo pubblicato su Campari & De Maistre