Come è nato il precetto di astenersi dalle carni nei Venerdì di Quaresima?

«Il digiuno – spiega il teologo Guidalberto Bormolini – è da tempi immemorabili, in tutte le grandi tradizioni, il principale strumento da affiancare alla preghiera. In ogni tempo e in ogni luogo l’essere umano ha adottato il digiuno come arte religiosa, per purificarsi a livello fisico, mentale e spirituale. È la pratica religiosa più universalmente diffusa.

In particolare la tradizione cristiana ha da sempre prestato attenzione alla persona nella sua interezza, considerando l’influenza del digiuno sul corpo, sulla mente e sullo spirito, confermati anche dall’esperienza delle grandi religioni.

I padri della Chiesa amavano citare gli esempi dei filosofi greci, degli indiani, degli egizi a sostegno delle pratiche ascetiche che avrebbero dovuto eseguire anche i cristiani».

Tra tanti testi sicuramente l’esortazione paolina ha avuto il suo peso: “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Tes 5, 23).

«Il rapporto tra cibo e vita spirituale – prosegue il teologo – è molto stretto, quindi nei tempi “forti” le prescrizioni alimentari sono utilissime per predisporre l’animo nel migliore dei modi».

 
CIBO E COMPORTAMENTO
Man mano che si avanza nella sensibilità del proprio corpo, precisa l’esperto, «ci si accorge di quale delicatissimo congegno esso sia, come sia sensibile a tutti gli ingredienti che quotidianamente gli somministriamo e quali riflessi abbiano i vari ingredienti nel gioco psicofisico.

Consapevoli di quanto la mente dipenda dal fisico, non possiamo trascurare l’effetto del cibo sulla nostra pulizia psichica, e di conseguenza sul nostro comportamento morale. In particolare l’astinenza dalla carne è la più necessaria per favorire l’esperienza spirituale».

 
MIGLIORA L’ATTIVITA’ INTELLETTUALE
Secondo Clemente Alessandrino, aggiunge ancora padre Bormolini, «l’alimentazione può facilitare o rallentare le facoltà intellettuali: i filosofi erano i più saggi anche perché non oscuravano la loro intelligenza con troppi cibi. Tommaso d’Aquino dice infatti che: “Le virtù dell’astinenza e della castità predispongono l’uomo nel migliore dei modi alla perfezione dell’attività intellettuale”.

Anche Giovanni Climaco attribuisce al digiuno e all’astinenza dalla carne l’effetto di ottenere una pacificazione interiore: «Il digiuno blocca il profluvio delle chiacchiere, allevia l’inquietudine, favorisce l’ubbidienza, rende gradevole il riposo, sana i corpi, placa gli animi».

 
QUANDO E’ NATO IL DIGIUNO QUARESIMALE
La prassi universale del digiuno di 40 giorni «non risale alla prima epoca apostolica, e sembra che si sia attestata in maniera definitiva solo verso il IV secolo. Il Sinodo di Laodicea (c. 50), prescrive la “xerofagia” (mangiar solo cibi secchi) per tutta la Quaresima e  il Concilio Trullano del 692 rinnoverà le prescrizioni dietetiche ricordando anche l’esclusione dei derivati come uova o latticini. Ovviamente il regime quaresimale prevedeva anche l’esclusione del vino».

 
ALLONTANARE IL PECCATO
La tradizione cristiana afferma anche che l’astinenza può contribuire «a cancellare in noi le conseguenze del peccato: è ciò che si intende quando le si attribuisce un significato “penitenziale”. Questa posizione era sostenuta dall’autorità di san Tommaso: “Abbiamo detto che il digiuno serve a cancellare e a reprimere il peccato e ad elevare l’anima alle cose spirituali“.

 
UN VALORE DI PURIFICAZIONE
Ma il motivo principale è quello della “spiritualizzazione”. «Già nella Grecia antica – spiega il teologo – si attribuiva al digiuno e alle astinenze valore di purificazione; in particolare la pratica del digiuno poteva favorire l’ingresso in stati contemplativi profondi».

Questa stessa concezione si ritrova nei grandi pensatori cristiani, come sintetizza il Dictionnaire de Théologie Catholique: “Per mezzo delle privazioni [alimentari] l’uomo si smaterializza”.

 
LEGUMI E ACQUA PER LE RIVELAZIONI CELESTI
Quindi la sua caratteristica più preziosa è quella di facilitare lo stato di preghiera e quindi di favorire la disposizione alla Grazia. Filosseno di Mabbug, autore monastico siro, ritiene che non si ha accesso alle gioie soprannaturali se non si unisce la preghiera profonda al digiuno: “Bevi acqua per bere la scienza; nutriti di legumi per essere esperto dei misteri; mangia con moderazione per amare senza misura; digiuna per vedere…Chi mangia legumi e beve acqua, raccoglie visioni e rivelazioni celesti, la scienza dello Spirito, la sapienza divina e la rivelazione delle verità nascoste; l’anima che vive in questo modo percepisce ciò che alla scienza umana non è dato di conoscere”.

 
PERCHE’ “NO” ALLA CARNE
Nei primi secoli della cristianità non c’era uniformità nelle prescrizioni quaresimali. «Ad esempio in Siria era bandito anche il pesce – evidenzia padre Bormolini -. In altre chiese perfino tutti i derivati: latte, uova, latticini… Laddove la prescrizione è quella della xerofagia – mangiar solo cibi secchi – era bandito qualsiasi cibo grasso». Non solo la carne, ma persino l’olio.

«Tuttora nelle diverse Chiese cristiane ci sono diverse prescrizioni, e questo vale anche per la Chiesa cattolica in base al rito: latino, caldeo, copto… Laddove comunque si ritiene che il pesce sia lecito è perché non lo si ritiene un cibo “grasso”.

Secondo molti autori, tra cui san Giovanni Climaco, i cibi da evitare sono infatti quelli che ingrassano e che riscaldano, dovendosi preferire i cibi “saziativi e di facile digestione”, per rimanere liberi dalla “sferza umiliante del troppo calore”».

 
SALVAVITA CONTRO GRASSO E CALORIE
Grasso e calorie, «i nemici principali della dieta ascetica», influenzano il sistema ghiandolare, possono alterare l’equilibrio psicosomatico e deformare la natura intima. «Variando la qualità della nostra alimentazione – conclude padre Bormolini – viene necessariamente a mutarsi la natura della nostra purezza.

Il grasso dei cibi influisce sull’attività delle ghiandole intestinali, sulla fluidità del sangue e sulla muscolatura, aumentando l’agitazione della mente e la produzione incontrollata dei pensieri che impedisce alla mente di “scendere nel cuore” e quindi pregare in purezza e senza distrazioni».

 
SOLO ALIMENTI VEGETALI 
Padre Antonio Gentili, autore del libro “A pane e acqua” e studioso del digiuno religioso, premette: «Non saprei dire quanto alle altre culture, ma sta di fatto che quella ebraica conosce l’iniziale indicazione divina, che offriva quali alimenti quelli vegetali e che aggiunse quelli animali dopo il diluvio, quando cioè si era smarrita l’originaria integrità umana».

 
UCCIDERE ANIMALI E’ ATTO VIOLENTO
La “ragione”, secondo padre Gentili, «sta nel fatto che uccidere gli animali comporta un atto di violenza, che le diverse culture cercano di disciplinare. Ad esempio, quella ebraica prescrive che non si beva il sangue, sede della vita di cui solo Dio è padrone, e che non si cucini la carne (morta!) nel latte (fattore di vita)».

 
RAGIONI DI TOSSICITA’
Ragioni di ordine alimentare sempre più documentate «confermano come la carne registri ove più ove meno un grado di “tossicità”». La cultura indiana «la classifica appunto tra gli alimenti “tamasici”. Simili riserve oggi appaiono ulteriormente valide e dovute per lo più alla provenienza delle carni, la loro produzione e il loro trattamento…».

 

Fonte: Aleteia