« La dignità di Alfie dà speranza tra udienze farsa e vittimismo » di Benedetta Frigerio

AlfieNon solo vogliono uccidere a tutti i costi Alfie Evans senza arrendersi di fronte all’evidenza della sua vita che continua pur priva della ventilazione meccanica, confermando in mondovisione che hanno sbagliato, ma i medici dell’Alder Hey Hospital vogliono anche mostrarsi come le vittime della famiglia di un bambino che hanno giudicato, insieme al magistrato Hayden, “inutile”. 

Secondo l’ospedale, “l’inutile” Alfie doveva morire 15 mesi fa, motivo per cui non valeva la pena spendere denaro prezioso per tentare una diagnosi, viste anche le somme necessarie al sistema sanitario per finanziare gli aborti (specialmente degli handicappati), la fecondazione in vitro, i trattamenti e le operazioni che fanno credere agli uomini di poter cambiare di sesso.

Inoltre, non è mai bastato a convincere i giudici il fatto che Alfie avesse già smentito i medici più volte continuando a lottare per la vita, tanto che ieri, dopo mesi di scontro legale, finalmente l’Alder Hey ha ottenuto il via libera definitivo alla sospensione della venitlazione per uccidere Alfie.

Peccato che, quando il procedimento è partito, invece che liberarsi di un peso (pronto a smentirli se fosse stato trasferito all’ospedale Bambin Gesù), Alfie ha fatto come suo solito chapeau, ribaltando ogni previsione. Durante le udienze di questi mesi, infatti, i medici avevano spiegato che Alfie, date le sue gravi condizioni, sarebbe morto al massimo in 10 minuti. Invece il piccolo, tolto il supporto vitale lunedì sera, ha cominciato a respirare da solo miracolosamente, dato che per mesi i suoi polmoni erano stati stimolati meccanicamente.

Eppure, piuttosto che ammettere i propri errori, i medici, non sopportando di subire lo smacco e l’umiliazione del mondo, di fronte al giudice intervenuto per decidere come comportarsi con il piccolo non muore, hanno sviato l’attenzione della stampa sul comportamento del papà di Alfie.

La tattica dei legali dell’ospedale è stata quella di far passare Thomas come «un giovane fanatico e visionario» che per difendere il suo bambino da un’esecuzione di morte ha osato disturbare gli educatissimi boia.

Quando sappiamo bene che la sua unica colpa è sempre stata solo una, quella di non tradire la vita di suo figlio Alfie, dimostrando di aver ragione e ottenendo una vittoria enorme sul piano umano e morale.

Perciò, durante l’udienza di Hayden, è stato quanto meno grottesco sentire un medico parlare di una «reale paura» tra i suoi colleghi medici. Perché siamo al paradosso per cui chi viene aggredito, costretto in ospedale per mesi senza la libertà di scegliere le cure del proprio bambino, è dipinto come un aggressore maleducato, un ignorante che non capisce i medici.

Medici che però, probabilmente persi nei loro sofismi teorici, hanno perso di vista l’evidenza, che resta solo una: Alfie è vivo e pur ventilato meccanicamente per mesi è riuscito miracolosamente a respirare da sé, solo con l’aiuto di un po’ di ossigeno.

Ora per farlo morire in fretta, dato che non hanno intenzione di lasciarlo uscire dalla prigione ospedaliera presidiata dalla polizia, potrebbero provare ad accelerare il processo.

Sembra impossibile che medici e giudici non vogliano vedere, ma dopo aver assistito all’ennesima pantomima legale di ieri abbiamo ascoltato il Vangelo del giorno, in cui Gesù spiega perché sebbene le sue opere gli diano «testimonianza voi non credete, perché non siete mie pecore». Eppure, aggiunge ricordandoci la meta della vittoria, «le mie pecore…non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano».

Eppure, verrebbe naturale non credere, ribellarsi e arrabbiarsi di fronte alla perfidia e l’astuzia vittimista abile nel trasformare la vittima in carnefice.

Ma Thomas e Kate ci hanno insegnato un’altra strada, più efficacie, più uman, quella di continuare a combattere sempre, perché «finché Alfie non molla, noi non molliamo». Siamo sicuri che questo guerriero scelto da Dio per «confondere ed umiliare i suoi nemici», come dice il Salmo, non ha finito la sua missione in cui lo seguiremo fino alla fine.

 
La Nuova Bussola Quotidiana