« La nostra patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re. Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi? » di Antonio Socci

Vandea“E’ il ritorno dei morti viventi”, mi dice un avvilito e impietoso militante del PD. L’uragano renziano – prima vincente, poi schiantato e vinto – se n’è andato e infine sulla spiaggia ha lasciato un deposito di detriti, relitti e rottami risucchiati dai fondali del tempo: è la “nuova vecchissima” segreteria del PD allestita dallo spaurito Maurizio Martin pescatore, appena eletto segretario.

Naufraghi disperati, verbosi perdenti di tutte le guerre, luogocomunisti che – in attesa di riciclare pure D’Alema e Bersani – hanno come unica prospettiva quella di stare a mendicare sull’uscio del M5S e implorare, col cappello in mano, di scaricare la Lega ed essere riammessi nel palazzo del potere fuori del quale non sanno vivere.

Il mondo infatti è cattivo, buio, populista e tempestoso per queste anime belle e le poltrone ministeriali sono l’unico rifugio sicuro alla loro innocenza.

La “sinistra dei Parioli” rappresentata da Carlo Calenda – al momento – è concentrata a non far bruciare le aragoste e non far cadere l’oliva dall’aperitivo. Ieri – fra una tartina e l’altra – Calenda ha twittato contro Martina: “Oramai siamo alla farsa. Prima vanno dietro a Emiliano e nominano Boccia e poi si fanno dire di no da Emiliano. Che però promette eterna lealtà. L’unica cosa seria da fare è azzerare la segreteria e chiamare un congresso subito”.

Forse anche chiamare il 118 sarebbe utile. La classe dirigente (per mancanza di prove) e la base residua del PD sono comprensibilmente frastornate come erano i passeggeri dell’aereo più pazzo del mondo all’ennesimo giro della morte dopo innumerevoli picchiate e folli risalite.

Nel giro di dieci anni sono passati, a velocità supersonica, dal veltronismo al franceschinismo (qualunque cosa voglia dire), poi virando al bersanismo quindi tuffandosi nel lettismo, di colpo precipitando nel renzismo e infine sprofondando nel gentilonismo e ora nel martinismo, ma sempre dovendo sputare (o vomitare) sulle posizioni precedenti.

Come una comitiva stralunata che viene sballottata ogni giorno su uno schieramento contrapposto a quello di ieri.

Alla fine, in questa baraonda, tutto quello sputare (e vomitare) torna in faccia agli sputatori e si può capire che i poveretti, malridotti, siano alquanto confusi e si chiedano – come il pastore errante dell’Asia – “e io che sono?”.

La risposta alla domanda esistenziale è semplice: loro sono il “partito straniero”. Il partito dell’Euro e di Maastricht, la rappresentanza in Italia della tecnocrazia di Bruxelles (cioè di Germania e Francia). Un partito anti italiano.

Ma questo non possono dirselo e soprattutto non lo ammettono davanti agli italiani (che tuttavia lo hanno capito bene). Perciò menano il can per l’aia paventando il fascismo montante in Italia che minaccia la civiltà.

Quanto la gente comune creda a queste baggianate lo si è visto il 4 marzo scorso (li ha licenziati), ma c’è un colossale problema: i perdenti delle elezioni, sprofondati sotto al 20 per cento, sono pressoché monopolisti della scena mediatica (e pure in tante istituzioni, come la scuola).

Il discorso pubblico è pieno dei luoghi comuni della sinistra, delle sue demonizzazioni, del suo politically correct che tracima dappertutto…. E coloro che sono al governo, avendo la maggioranza dei voti, sembrano in realtà forze di opposizione.

E’ un pensiero unico, una cappa di conformismo, che porta al divorzio fra gente comune e (cosiddette) élite. Lo stesso PD finirà per esserne danneggiato, perché la gente, stremata e insofferente, alla fine sarà sempre più incazzata.

Del resto anche perché il PD così continuerà a credere alla propria propaganda e non farà mai una seria revisione autocritica.

Eppure c’è vita oltre la Sinistra. C’è un’aria nuova nel Paese, in Europa e nel mondo. Sta avvenendo un sorprendente risveglio dei popoli (reso possibile soprattutto dalla presidenza Trump e dalla Brexit) ed è salutare per tutti confrontarsi con pensieri differenti smettendola di lanciare sciocche scomuniche contro populismi, sovranismi e altri ismi.

C’è bisogno sulla scena pubblica di un bagno di pluralismo, di libero mercato delle idee, un irrompere di volti, intelligenze, libri e storie diverse dalla solita solfa e dai soliti parrucconi. C’è tutto un mondo da scoprire.

La Lega di Matteo Salvini, in Italia (come anche il gruppo della Meloni), ha intercettato – nell’agone politico – questo sentimento nuovo dei popoli che sta dilagando in tutto il mondo.

Alle astrazioni ideologiche delle élite, che hanno combinato disastri enormi in questi decenni, si contrappongono popoli che vogliono riprendersi la sovranità, l’identità e ritrovare lavoro, dignità e libertà.

In fondo è l’eterno scontro fra gli ideologi e i popoli. Tra chi vuole spazzare via la storia e le identità in nome di nuove divinità pagane (“i mercati”, “i parametri di Maastricht”, la UE, il cosmopolitismo, il migrazionismo) e i popoli che amano la loro terra, il loro lavoro, la loro identità e non vogliono farsi sradicare ed espropriare.

Ieri era il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia. A opporsi alla follia ideologica giacobina fu il popolo contadino e cattolico della Vandea che pagò un duro prezzo di sangue.

Un giovane e valoroso generale vandeano, François-Athanase de Charette de La Contrie, ebbe parole lucidissime contro gli ideologi giacobini e rileggerle oggi è molto suggestivo:

“La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re. Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi? Vogliono distruggere i costumi, l’ordine, la Tradizione. Allora, che cos’è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz’amore? Questa patria di disordine e irreligione? Per loro sembra che la patria non sia che un’idea; per noi è una terra. Loro ce l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida. E’ vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull’assenza di Dio… Si dice che noi saremmo i fautori delle vecchie superstizioni… Fanno ridere! Ma di fronte a questi demoni che rinascono di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori! Siamo la gioventù di Dio. La gioventù della fedeltà”.

Il generale fu fucilato nel 1796, a 33 anni, e i vandeani furono sconfitti e massacrati. Ma dalla vittoria degli ideologi rivoluzionari venne prima il Terrore e poi l’Impero napoleonico che esportò devastazioni e morte in tutta Europa, saccheggiando i paesi conquistati (come l’Italia) e diventando il modello di tutti i totalitarismi del Novecento e di tutti i progetti imperialistici sull’Europa: dopo Napoleone ci provò Hitler a schiacciare e sottomettere i popoli europei.

Oggi le ideologie astratte del Novecento stanno dando gli ultimi colpi di coda. Ma i popoli resistono e stanno rinascendo. Dimostrando la loro giovinezza, contro la vecchiaia dell’ideologia.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 15 luglio 2018

 
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