Solennità del Corpus Domini

SantissimoLa solennità del Corpo e del Sangue del Signore «ci invita a contemplare il sommo Mistero della nostra fede: la Santissima Eucaristia, reale presenza del Signore Gesù Cristo nel Sacramento   dell’altare. Ogni volta che il sacerdote rinnova il Sacrificio eucaristico,   nella preghiera di consacrazione ripete: “Questo è il mio corpo… questo è   il mio sangue”. Lo dice prestando la voce, le mani e il cuore a Cristo, che ha voluto restare con noi ed essere il cuore pulsante della Chiesa»[1].

 

1. Le origini della festa del Corpus Domini [2]

Le origini remote della festa del Corpus Domini si trovano nello   sviluppo del culto dell’Eucaristia nel corso del Medioevo. Le dispute   dottrinali fra Pascasio Radberto († 865) e Ratramno di Corbie († 868), e   soprattutto fra Berengario di Tours († 1088) e Lanfranco di Pavia († 1089), portarono ad un chiarimento della dottrina sulla presenza reale di Cristo nel Sacramento e, di conseguenza, ad un più sentito e diffuso culto   dell’Eucaristia.

Nel secolo XIII si manifesta un movimento più ampio di devozione   eucaristica presso il popolo ed anche fra i teologi, con un forte contributo   dato dal nuovo ordine francescano. Il Concilio Lateranense IV (1215), precisando la dottrina della Chiesa con la formula della transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, ha spinto ad un ulteriore sviluppo del culto eucaristico.

Lo stesso Concilio prescrisse   l’obbligo della comunione annuale a Pasqua e la custodia dell’Eucaristia in un   luogo sicuro[3]. Nella liturgia si diffuse la prassi di elevare l’ostia ed il   calice durante la Messa per il desiderio dei fedeli di vedere e di adorare le   specie consacrate.

La solenne celebrazione del Corpus Domini, come la conosciamo anche   oggi, è dovuta all’ispirazione della religiosa fiamminga Santa Giuliana di Cornillon (1191-1258).

La festa, istituita nella diocesi di Liegi, nell’attuale Belgio, nel 1246, si diffuse rapidamente, grazie anche all’impegno del fiammingo Giacomo Pantaleone di Troyes, in seguito eletto papa col nome di Urbano IV (1261-1264).

Egli incluse la festa nel calendario liturgico generale con la Bolla Transiturus de hoc mundo, dell’11  agosto 1264[4]. Tuttavia, a causa di diverse vicende, essa fu celebrata in tutta la Chiesa solo dopo il Concilio di Vienne (1311-1312).

Secondo la Vita di Santa Giuliana, Cristo stesso le disse il   principale motivo per cui desiderava questa nuova festa, cioè per ricordare   l’istituzione del Sacramento del suo Corpo e Sangue in maniera particolarmente solenne, il che non era possibile il Giovedì Santo, quando la liturgia è   segnata dalla lavanda dei piedi e della Passione del Signore.

Tale festa porterà ad un aumento di fede e grazia per i cristiani, che saranno indotti a partecipare con maggiore attenzione a ciò che invece vivono, nei giorni ordinari, con minore devozione o persino con negligenza.

La festa fu stabilita per il giovedì dopo l’Ottava di Pentecoste, il primo giovedì dopo il Tempo Pasquale, secondo il Calendario liturgico dell’usus antiquior.

La festa è così chiaramente legata al Giovedì Santo, ed esprime il suo carattere essenziale: «Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione»[5].

 

2. La Messa

Nonostante qualche dubbio degli storici, è stato confermato dalla ricerca   recente che la Messa e l’Ufficio del Corpus Domini sono stati composti   da san Tommaso d’Aquino per ordine del papa Urbano IV.

La Messa originale è   rimasta la stessa nelle varie edizioni del Missale Romanum fino agli   anni Cinquanta del secolo XX, con l’eccezione del Kyrie tropato[6]   (preso da una fonte più antica), che era sparito nel Messale di San Pio V   (1570).

Per l’epistola si è scelto il brano dell’apostolo Paolo sull’istituzione   dell’Eucaristia (1Cor 11,23-29) in una versione più breve dello stesso   testo, utilizzato durante la Messa in cena Domini il Giovedì Santo (1Cor   11,20-32).

In questo quadro si inserisce anche il brano evangelico (Gv   6,56-59) dal grande «discorso eucaristico» di Gesù, che segue al miracolo   della moltiplicazione dei pani.

Oltre le solite preghiere e antifone, la Messa contiene una lunga sequenza, della penna stessa dell’Aquinate, il Lauda Sion. Questa sequenza è un   bell’esempio di come la lex credendi si esprima nella lex orandi, come accenna Benedetto XVI:

«Poco fa abbiamo cantato nella Sequenza: “Dogma datur christianis,   / quod in carnem transit panis, / et vinum in sanguinem – È certezza a noi   cristiani: / si trasforma il pane in carne, / si fa sangue il vino”. Quest’oggi   riaffermiamo con trasporto la nostra fede nell’Eucaristia, il Mistero che   costituisce il cuore della Chiesa. […]

Pertanto quella del Corpus Domini   è una festa singolare e costituisce un importante appuntamento di fede e di   lode per ogni comunità cristiana.

È festa che ha avuto origine in un   determinato contesto storico e culturale: è nata con lo scopo ben preciso di   riaffermare apertamente la fede del Popolo di Dio in Gesù Cristo vivo e realmente presente nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia.

È festa istituita per adorare, lodare e ringraziare pubblicamente il Signore, che “nel   Sacramento eucaristico continua ad amarci ‘fino alla fine’, fino al dono del   suo corpo e del suo sangue” (Sacramentum   caritatis, 1)»[7].

San Tommaso d’Aquino ha assegnato alla Messa del Corpus Domini   il Prefazio della Natività del Signore: «Nel mistero dei Verbo incarnato è   apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore, perché   conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose   invisibili»[8].

Questa scelta è significativa, in quanto stabilisce un’intima   connessione fra il mistero dell’Incarnazione e quello della   Transustanziazione: nel Sacramento è realmente e sostanzialmente presente il   Cristo vivente, Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

Nel Missale Romanum del 1962, attualmente normativo per la forma   straordinaria del Rito Romano, il Prefazio della Natività è stato sostituito   con quello Comune.

Tuttavia, nel 1962, quattro nuovi prefazi sono stati   approvati per alcune diocesi, tra cui un Prefazio del Santissimo Sacramento   utilizzabile anche per il Corpus Domini.

Nel Missale Romanum del 1970 e nelle successive edizioni   tipiche, i testi eucologici della festa sono rimasti essenzialmente gli   stessi, mentre è stato assegnato il nuovo Prefazio della Santissima Eucaristia. La differenza principale è l’arricchimento delle letture secondo   il ciclo dei tre anni (Anno A: Dt 8,2-3.14b-16a, 1Cor 10,16-17,   Gv 6,51-58; Anno B: Es 24,3-8, Ebr 9,11-15, Mc   14,12-16.22-26; Anno C: Gen 14,18-20, 1Cor 11,23-26, Lc   9,11-17).

 

3. La Processione

In tutto il mondo, il Corpus Domini è segnato dalla solenne   processione eucaristica che segue alla Messa. Anche a questo riguardo, la   festa riprende la celebrazione del Giovedì Santo, che termina con la   processione eucaristica all’altare della reposizione. Va rilevato, però, che   la processione del Giovedì Santo ricorda l’esodo del Signore dal Cenacolo alla   solitudine del Monte degli Ulivi, dove fu tradito da Giuda, e quindi ha in sé un aspetto oscuro e triste: è la notte che conduce alla Passione del Venerdì Santo.

Invece, la processione eucaristica del Corpus Domini si svolge   nella gioiosa luce della Risurrezione. Nel portare il Cristo Sacramentato   attraverso città e villaggi, sui prati e sui laghi, la Chiesa opera «quasi in   obbedienza all’invito di Gesù di “proclamare sui tetti” ciò che Egli ci ha trasmesso nel segreto (cf. Mt 10,27). Il dono dell’Eucaristia, gli apostoli lo ricevettero dal Signore nell’intimità dell’Ultima Cena, ma era destinato a tutti, al mondo intero»[9].

 

 ____________________

Note

1) Benedetto XVI,   Angelus (10 giugno 2007).

2) Cf. L. Pristas, «The Calendar and Corpus Christi: An Historical and  Theological Consideration of the Church’s Sacred Year», in U. M. Lang (ed.), The Genius of the Roman Rite: Historical, Theological and Pastoral Perspectives  on Catholic Liturgy, Hillenbrand Books, Chicago 2010, pp. 159-178.

3) Concilio Lateranense IV (1215), Constitutiones, 20. De   chrismate et eucharistia sub sera conservanda: in Conciliorum   Oecumenicorum Decreta, p. 244.

4) Cf. DS 846-847.

5) Benedetto XVI,   Omelia nella Solennità del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo (26 maggio   2005). Oggi, in molti paesi dove questo giovedì non è una festa pubblica, la festa del Corpus Domini si celebra la domenica seguente.

6) Con questa espressione si intende un’invocazione del «Kyrie, eleison»    accompagnata da un versetto introduttivo chiamato «tropo», ad es.: «Signore,   mandato dal Padre a salvare i contriti di cuore, abbi pietà di noi – Signore, pietà».

7) Benedetto XVI,   Omelia nella Solennità del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo (7 giugno   2007).

8) «Quia per incarnati Verbi mysterium nova mentis nostrae oculis lux   caritatis infulsit: ut dum visibiliter Deum cognoscimus, per hunc in   invisibilium amorem rapiamur».

9) Benedetto XVI,   Omelia nella Solennità del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo (7 giugno   2007).

 

Fonte: Sito della Santa Sede