Una “fissa” di Papa Bergoglio – di Don Francesco Cupello

lavandaQuella di celebrare la Missa in Cena Domini non nella propria cattedrale, ma nella cappella di un carcere o di altre strutture, è ormai diventata una fissa in Papa Bergoglio, dalla quale sembra proprio intenzionato a non voler guarire. Adesso va addirittura a celebrarla fuori della sua Diocesi [proprio Lui che tanto ci tiene a sottolineare che Egli è solo il Vescovo di Roma!], invadendo così il territorio di un altro Vescovo, quasi rinfacciandogli, di fatto, che dovrebbe essere lui a uscire dalla sua cattedrale e andare nella cappella di quel carcere nel suo territorio diocesano.

Qui ormai sembra evidente la volontà di Bergoglio di cambiare le regole liturgiche di uno dei giorni più santi dell’Anno Liturgico.

Ebbi già modo di intervenire sull’argomento, pubblicando un articolo su questo sito e che è ancora leggibile andando al N. 784 (marzo 2014) del Sommario degli articoli pubblicati, per cui non ripeterò quanto già chiaramente espresso.

Aggiungo solo questo: speriamo che nel carcere di Paliano non ci siano dei mussulmani, perché compiere verso di essi il gesto simbolico della lavanda dei piedi, non ha alcuna giustificazione né teologica, né liturgica, né ecumenica, e quindi non ha alcun senso; ce l’avrebbe se non fosse soltanto un gesto simbolico, ma reale, cioè se veramente il Papa lavasse dei piedi sporchi e bisognosi di essere lavati; ma quelle persone devono essere già monde, come dice Gesù, cioè già purificate dalla fede in Lui, e che abbisognano solo che si lavino loro i piedi, persone che Gesù considera non più schiavi, ma amici.

I mussulmani non sono né amici di Gesù, né sono mondi, perché non credono in Cristo Figlio di Dio, né credono che Cristo sia morto sulla croce, affermando invece che sia stato un altro a morire al suo posto. Figuriamoci quindi il disprezzo che essi hanno verso il gesto della lavanda dei piedi che è strettamente connesso alla Croce e all’Eucaristia!

Perché fare verso di loro un gesto che essi ridicolizzano? E perché ammetterli davanti all’altare su cui si celebra l’Eucaristia, quando ciò una volta non era permesso nemmeno ai catecumeni prima del Battesimo?

Qui c’è uno svilimento dell’eucaristia e un totale svuotamento del gesto simbolico della lavanda dei piedi che ha senso solo se connesso con tale augusto sacramento del quale è precondizione e conseguenza.

I mussulmani entrano in moschea a piedi scalzi e non ammettono che vi entrino gli infedeli, e noi li facciamo partecipare a uno dei riti più intimi e solenni di tutto l’Anno Liturgico!

Nel sunnominato mio articolo dissi, e lo ribadisco, che senza alcuna necessità di andare nel carcere, basterebbe invitare in cattedrale dodici rappresentanti di tutti gli altri detenuti e poi semmai, dopo la solenne Celebrazione, recarsi nella struttura carceraria a cenare insieme a tutti gli altri detenuti, i quali certo preferirebbero molto di più quest’ultimo gesto, a ricordo dell’Ultima Cena di Gesù, piuttosto che quell’altro, tanto più se accompagnato dal dono ad ognuno di loro di un bell’uovo di Pasqua.

Caro Papa Francesco [e qui mi rivolgo direttamente a Lui], mi permetta, incoraggiato dal fatto che Lei ascolta tutti, abbraccia tutti e lava i piedi a tutti, di suggerirLe che forse dovrebbe lasciarsi prendere dal dubbio se sta facendo bene o no, altrimenti se ne deve concludere che Lei sia convinto che il Papa non sbaglia mai.

Ma non è Lei a dire che siamo (noi e Lei) tutti uguali? Se siamo tutti uguali, allora siamo tutti fallibili, compreso il Papa, eccezion fatta per quando Questi parli ex cathedra.

Ora nella fattispecie, dato che il Suo non è un pronunciamento dottrinale, credo che Lei, e lo dico con tutto il dovuto rispetto, si sbagli e anche della grossa.

Fonte: Una Vox