Un’intervista all’Arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, per capire chi sia.

Mons.-LadariaDa l’Ancora online del 16 novembre 2016 – Presso l’Aula Magna dell’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona ha avuto luogo l’inaugurazione del nuovo anno accademico. Per l’occasione è stato invitato a tenere una prolusione circa la giustificazione mediante la fede in rapporto al dialogo ecumenico, Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Abbiamo avuto modo di intervistarlo.

Alla luce del recente incontro di Papa Francesco con il mondo luterano, qual è attualmente lo status quaestionis dei rapporti ecumenici con questa realtà?
Questo momento non aveva la pretesa non aveva la pretesa di essere risolutivo, ma è stato comunque un passo significativo nella costruzione della sfera di comprensione reciproca nel cammino di dialogo cristiano. Non si può negare che sia stato un incontro di portata profetica.

Nell’ambiente ecclesiale che lei ha modo di frequentare, questo evento ha suscitato reazioni positive?
Sì, certo, decisamente.

Il papa ha puntato molto sul sottolineare gesti concreti da compiere assieme e sulla cosiddetta “teologia della vita”. Può essere questo stile contagioso anche in campo ecumenico?
Sì certamente. Se noi andiamo avanti con questo sentimento di condivisione concreta, tutto sarà più semplice. Non per disprezzare le questioni dottrinali, ma è sicuramente più facile dialogare con un amico affrontando le cose in modo più disteso. A maggior ragione questo è l’approccio nel trattare con coloro con cui si sono avute incomprensioni.

Nel gruppo di animazione ecumenica presente nel Pontificio Seminario Regionale di Ancona, si è posto l’accento, recependo quello che dice Papa Francesco, su gesti concreti…
…e poi si va avanti! Sì va avanti! Questa è la via giusta. Sì, certamente. Come dicevano i latini: “rem tene verba sequentur”.

Il ruolo della Congregazione per la dottrina della fede che deve fare da scheletro a questa situazione, qual è?
La Congregazione per la dottrina della fede non ha un ruolo diretto in questo, ma questo spetta al Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani cui compete lo specifico. La congregazione della dottrina della fede è molto interessata a questo perché chiamata ad esprimersi in ambito dottrinale, dovendo proteggere la fede secondo gli incarichi fondamentali che gli attribuì Paolo VI a suo tempo, cioè promuovere e difendere la fede. Il nostro lavoro in questo senso è piuttosto “ad intra” nella Chiesa perché la fede cattolica sia meglio custodita, studiata, vissuta. La bellezza è che l’ecumenismo provoca la nostra riflessione interna.

Qual è ad oggi il ruolo della teologia nel ministero della Chiesa locale?
Questa è una riflessione fondamentale, perché va ricordato che la Chiesa si articola in universale e particolare. Il Concilio Vaticano II sottolinea che la chiesa universale rispetto alla particolare si trova “ex quibus et in quibus”, trovandosi nelle chiese locali e fondandosi su di esse. È molto importante questa tensione tra universalità e realtà particolari.

Quindi quale può essere l’apporto della riflessione teologica della Chiesa particolare?
Certamente la Chiesa particolare deve perseguire l’approfondimento teologico personale, ma mantenere questo equilibrio di relazione con tutta la Chiesa universale e non può mai fare di questa riflessione un qualcosa di autonomo e non legittimo, puntando a far emergere comunque quella che è la ricchezza del proprio pensiero.

Un ultimo quesito. Sappiamo che di recente è stato nominato dal Papa Presiedente della commissione di studio sul Diaconato femminile. Questa riscoperta può eventualmente favorire il dialogo ecumenico o piuttosto incrinarlo?
A mio avviso il Papa vuole in questo momento fare uno studio oggettivo, non per arrivare ad una decisione, ma per studiare come stavano le cose nei primi tempi della chiesa. Questo studio non ha la pretesa di avere uno scopo ecumenico. Si vuole dare al santo padre solo alcuni elementi di giudizio e niente più. Il Papa ha detto di “studiare questo aspetto soprattutto nei primi tempi della Chiesa”. Una riflessione serena senza pressioni e senza l’impellenza di arrivare ad una decisione in tempi brevi.

Grazie per la sua disponibilità e per il suo servizio.
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