15 gennaio: La Vergine dei Poveri

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Le apparizioni della Vergine a Banneux nel gennaio del 1933 sono state una luce nel gelo e nella sera tenebrosa delle Ardenne, ma più ancora nella notte del dolore e della sofferenza che l’umanità ha vissuto come conseguenza dell’illuminismo, del nazionalsocialismo e dell’avvento della seconda guerra mondiale. Quando la fede viene assopita e l’uomo si trova inesorabilmente di fronte al mistero del dolore, della morte e quando nell’indigenza è a contatto con le tenebre, non può in nessun modo venire meno la speranza della fede nel Dio vivente, colui che è venuto, viene e verrà.

Nella notte la Vergine dei Poveri viene per chiamare alla fede, per invitare a rimettersi in cammino, per sollecitare alla confidenza in Dio, per accompagnare l’umanità a Cristo Gesù.

Le apparizioni di Banneux segnano la storia dell’Europa: avvengono nel cuore di questo vecchio mondo bisognoso di riscoprire il senso della solidarietà, dell’appartenenza al mistero della salvezza, dell’apertura ai deboli, ai piccoli, ai sofferenti e ai poveri.

L’intervento della Vergine delle nazioni è dono di grazia per scuotere dall’apatia spirituale i singoli, le famiglie, le comunità, i popoli: dono per tutti, perché nessuno è escluso dal piano della redenzione.

Banneux resta per sempre segno di questa luce dall’alto che viene ancora a rischiarare a qualunque livello coloro che si lasciano accompagnare dalla Madre verso una meta sicura.

Di questo messaggio, così intenso ed evangelico, la presente pubblicazione ne vuole dare una lettura con semplicità, attraverso la sensibilità di una madre e di una donna che nella sera del suo cuore coglie la presenza della luce vera che illumina ogni uomo.

L’intento non è quello di uno studio sistematico sulla realtà delle apparizioni o di un approfondimento teologico, ma un tentativo di lettura spirituale del messaggio attraverso uno stile semplice, dove anche il particolare assume un suo significato senza perdersi.

Dovremmo, in un certo senso, riscoprire il valore della devozione come atteggiamento di stupore reverenziale di fronte alle opere di Dio di cui Maria santissima ne è segno inconfondibile. Una luce nella notte. Sì, Banneux è questo.

E anche il libro è nato così: nella notte, a Banneux, in occasione di un pellegrinaggio invernale. Poi è rimasto nel silenzio dell’attesa, ma con la speranza di una promessa che si sarebbe compiuta; sono i disegni imperscrutabili di Dio, che non lasciano tutto nel buio, ma a un certo punto fanno spuntare una luce. È la realtà dell’evento che maturato nel segreto viene rivelato per essere donato, offerto, condiviso: dono e mistero per tutti.

Grazie, Vergine santa, povera tra i poveri, donna del cammino, della solidarietà, della fede.

Grazie, Madre di Dio, figlia di un popolo benedetto; che ogni generazione dica la tua beatitudine e con noi, benedici il Signore che con ogni benedizione ci ha ricolmati di grazia.

Padre Luigi Testa

 

Banneux, un dono per tutti

Banneux è un piccolo villaggio delle Ardenne, distante una ventina di chilometri da Liegi, in Belgio, il cui nome significa “luogo banale” per via di un privilegio – detto appunto di banalità – goduto dagli abitanti di quella zona così povera, ai quali era concesso l’uso gratuito del bosco per la raccolta della legna e i prati per il pascolo delle mandrie.

Non a caso, un luogo “banale” è stato scelto dalla Provvidenza per concedere doni straordinari, ben più duraturi dei privilegi materiali. Al nome Banneux, dopo la prima guerra mondiale, venne aggiunto anche Notre-Dame, in segno di gratitudine e di riconoscenza alla Vergine, non per le apparizioni – che allora non erano ancora avvenute – ma per la materna protezione con la quale aveva preservato il paese dai bombardamenti, a differenza di quanto era toccato ai comuni vicini.

Banneux, possiamo dirlo con certezza, è la dimostrazione visibile dell’amore col quale da sempre Dio cura e si occupa delle sue creature: dapprima risparmiato dalla devastazione della guerra e dalla morte terrena, diventa poi luogo scelto per essere luce nella notte, guida sicura che conduce tutti gli uomini sul cammino verso la vita eterna.

Tutti i colori, con le loro mille sfumature, che dipingono il capolavoro divino chiamato Banneux, hanno in comune il medesimo paradosso evangelico: ciò che è stolto agli occhi umani, è prezioso agli occhi di Dio, proprio come la pietra scartata dai costruttori divenuta poi testata d’angolo (Mt 21, 42), fondamento secondo il quale le “banalità”, una volta illuminate dalla Grazia, si trasformano in perle preziose, rarissime, uniche, nelle quali solo l’Amore ha potuto e voluto suscitare la vita.

 

Domenica 15 gennaio 1933.

È sera e nel piccolo villaggio di Banneux tutto è tranquillo: la notte sta per scendere e avvolgere nel silenzio quell’angolo di mondo; tra poco, anche gli ultimi doveri della giornata troveranno una sosta nel sonno, prima di ricominciare una nuova settimana di lavoro.

A La Fange, il buio è reso ancora più cupo e intenso dal sibilo del vento che fa eco tra le fronde degli abeti carichi di neve; nessuno può immaginare che proprio lì, alla periferia del paese, stanno per accadere fatti straordinari.

In casa Beco, la lucerna è ancora accesa: in cucina, mamma Louise sta cullando l’ultima nata, Marie-Louise, mentre papà Julien nella camera accanto si è addormentato vestito, vicino alla piccola Simone; Alphonse e André sono già coricati in una camera al piano superiore, invece Mariette, la maggiore di sette fratelli è a pian terreno con la mamma e, mentre aspetta che rientri Julien di dieci anni, accudisce il fratellino René che è malato.

Mariette è seduta su una panca, vicino alla finestra e di tanto in tanto scosta la tendina nella speranza di intravedere Julien: forse è un po’ preoccupata, dal momento che il ragazzo è uscito in mattinata per andare a pranzo dal parroco, sono quasi le 19 e non è ancora rientrato.

Mentre per un’altra volta punta gli occhi nell’oscurità, Mariette vede un bagliore e guardando bene, riconosce nel giardino una figura luminosa: una Bella Signora vestita di un abito lungo bianco, con una cintura celeste ai fianchi che ferma, in piedi, la guarda e le sorride.

Meravigliata e sbalordita, non sapendo cosa pensare, immagina sia il riflesso, nel vetro della finestra, della lampada a petrolio appoggiata sul tavolo; allora la prende, la porta immediatamente nella stanza accanto e si affaccia di nuovo.

La visione è sempre lì, più nitida che mai, col capo leggermente curvato a sinistra e le mani giunte, inclinate verso il basso. Con l’emozione che cresce, Mariette racconta alla mamma ciò che vede in giardino e, nonostante si senta rispondere che sono sciocchezze quelle che va dicendo, insiste per essere creduta.

La mamma è stanca dopo una giornata faticosa, ma non riuscendo a calmare la bambina nemmeno deridendola e dicendole con tono ironico che potrebbe aver visto la Madonna in persona, cede alle sue richieste e finalmente guarda dal vetro, mettendosi nella stessa posizione in cui si trovava sua figlia: strabiliata, anche lei vede una sagoma umana bianca; ma, dopo qualche istante, intimorita e credendola una visione malefica, lascia cadere il lembo della tenda e torna alla culla di Marie-Louise.

Intanto Mariette continua a fissare l’apparizione, senza paura. Prende una corona di rosario che aveva trovato qualche tempo prima sulla strada per Tancrémont e comincia a pregarla.

Dopo qualche decina di Ave, nota che la Bella Signora muove le labbra, come se stesse pregando con lei, ma non ne ode la voce. Vede invece che con l’indice della mano destra le fa cenno di avvicinarsi, di seguirla e la bambina, subito, lascia la finestra per chiedere alla mamma il permesso di uscire.

Sono le 19, è buio, fa freddo e col terrore che siano stregonerie, mamma Louise non solo vieta alla figlia di andare in giardino, ma con decisione che non ammette repliche chiude la porta d’ingresso a chiave.

A Mariette non resta che ritornare alla finestra, però nel frattempo la Bella Signora è sparita lasciandole nel cuore un grande desiderio di rivederla. Come fare?

Per un po’ continua a pregare, poi, vedendo disattesa la sua speranza, si rassegna in silenzio.

Al ritorno di Julien i commenti sull’apparizione sono terminati e sebbene il ragazzo si giustifichi spiegando che è stato in gita con altri amici e con il cappellano all’oratorio di Polleur; riceve ugualmente una sgridata.

La giornata è conclusa e solamente l’indomani la bambina racconterà al babbo l’accaduto. Papà Julien, operaio onesto e lavoratore, di poche parole, dedito alla sua numerosa famiglia, le risponde secco che sono tutte fantasticherie, anzi, con decisione le domanda se forse non stia rincretinendo, sebbene dentro di sé debba riconoscere che Mariette non ha mai mentito.

Nonostante siano accadute cose insolite è lunedì, quindi Mariette e altri due fratelli si preparano per andare a scuola.

Durante l’intervallo, giocando con l’amica Joséphine, le confida di aver visto la Vergine nel suo giardino; alla derisione da parte della compagna, risponde mettendosi a piangere.

Conoscendo il forte carattere di Mariette, capace persino di battersi con i ragazzi più grandi (i quali, dopo aver ricevuto da lei una lezione adeguata, la temevano e non osavano più contraddirla), Joséphine rimane molto colpita da questo comportamento e subito si ricrede, assumendo un atteggiamento rispettoso, chiedendole di descriverle la Bella Signora e suggerendole di parlarne al cappellano.

Al ritorno da scuola le bambine si fermano da don Jamin: Joséphine doveva restituire un libro della biblioteca e ne approfitta per confidare al sacerdote la grande novità, ma alla notizia il cappellano si mostra scettico.

Proseguendo la strada verso casa, l’amica lo riferisce a Mariette che, per la seconda volta nella giornata ricomincia a piangere a dirotto, picchiando i piedi per terra, gridando addolorata che sa bene lei cosa ha visto e che ne è proprio sicura.

Mariette non ha dubbi: è certa di aver visto la Vergine e, ansiosa di rivederla, comincia a domandarsi cosa fare per migliorarsi; si prefigge di diventare “più degna” impegnandosi in alcuni propositi: ritorna a frequentare il catechismo, partecipa alla santa Messa e si riavvicina al sacerdote col quale i rapporti sono da tempo pessimi.

Nella sua semplicità, questa ragazzina schietta intuisce che per piacere alla Madonna deve riavvicinarsi alla Chiesa e non aspetta oltre: stabilisce un programma e da subito si impegna.

Così impara la lezione di catechismo e l’indomani mattina, terminata la santa Messa delle 7.30, lo dimostra rispondendo bene alle domande.

Don Jamin rimane stupito nel rivederla dopo tre mesi di assenza e quando tutti i compagni sono usciti dalla chiesa, la trattiene per incoraggiarla a continuare e per sapere direttamente da lei cosa ha visto la domenica sera.

Mariette si limita a rispondere brevemente alle domande che le vengono poste, come se aver visto la Madonna fosse la cosa più naturale del mondo. La sua voce sicura e l’atteggiamento innocente fanno intuire al sacerdote che la bambina non mente, tuttavia lui non lascia trapelare un suo giudizio, limitandosi a suggerirle di amare la Vergine e di parlare di quanto lei ha visto solo con i suoi genitori.

Nel frattempo papà Julien non smette di pensare al racconto della figlia: lui non ha visto nulla, è vero, ma la sua rettitudine non gli permette di sottovalutare l’accaduto, così decide di fare degli esperimenti in giardino prima con la lampada accesa, poi con dell’acqua versata sul punto dell’apparizione (e rapidamente congelatasi per il freddo intenso), al fine di capire se Mariette non abbia avuto un abbaglio.

Ogni ipotesi viene esclusa; rimane solo da credere alla bambina, stando a vedere come evolveranno i fatti, che in questo momento lo potrebbero mettere in ridicolo agli occhi dei suoi compagni di lavoro e dei compaesani.

 

Mercoledì 18 gennaio 1933

La giornata volge al termine, la cena è consumata e come sempre Mariette riordina la cucina. Sono circa le 19 quando, senza dire nulla, esce. E’ incredibile questo! Dove ha trovato il coraggio per vincere la sua paura a tutti conosciuta?

Il babbo, stupito nel non vederla rientrare subito, la segue e la trova inginocchiata sul bordo del sentiero che dall’ingresso di casa porta al confine del giardino, davanti al punto in cui la domenica sera si era fermata l’apparizione.

Con la determinazione di chi vuole scoprire la “causa” delle improvvise stranezze della propria figlia, papà Julien cerca in ogni angolo, fa il giro della casa, fruga tra i cespugli della siepe, rientra dal cancello, urta e rovescia un secchio, sbatte la porta d’ingresso facendola cigolare e, non trovando niente di strano, preoccupato grida alla bambina che se continua così, certo diventerà stupida.

Mariette è ancora nella stessa posizione e prega a voce bassa il rosario come non si fosse accorta di nulla, incurante del freddo intenso (-12°) e del buio.

Disarmato dal comportamento della bambina, l’uomo inforca la bicicletta e si reca ad avvisare il cappellano, perché trattandosi di un fenomeno religioso ritiene sia materia di sua competenza.

Don Jamin non è ancora rientrato e l’incredulità scettica della perpetua non frena il signor Beco che decide di interpellare un suo vicino di casa, Michel Charlesèche, stimato da tutti per la sua saggezza; questi, insieme al figlio Henrie di undici anni, si incammina verso La Fange.

Nel frattempo è accaduto qualcosa: mentre Mariette recitava le Ave, improvvisamente ha teso le braccia verso l’alto, guardando estasiata in cielo; fra le cime di due grandi abeti c’è una piccola figura luminosa che man mano le si avvicina diventa sempre più nitida fino a fermarsi a qualche passo da lei.

È la stessa visione di domenica, in grandezza naturale, posata su una specie di nuvola di fumo grigiastra, elevata da terra una trentina di centimetri; ha il viso sorridente e dolce che le comunica bontà e tenerezza.

Tiene le mani rivolte in alto ed è luminosa, bella e splendente come il sole; sul capo, sopra il velo bianco e lungo, ha un’ aureola di luce dalla quale si staccano raggi più lunghi intercalati da raggi un po’ più corti e il suo abito è ancora uguale.

Questa sera Marinette nota che ha il piede destro scoperto, ornato da una rosa d’oro, mentre dall’avambraccio destro le pende una corona di rosario bianca. La santa Vergine muove lentamente le labbra, come se pregasse, ma senza far udire la sua voce; poi, con un cenno dell’indice (lo stesso della volta precedente), invita la bambina a seguirla, indietreggiando posata sulla nuvoletta.

Mariette la segue varcando la stecconata e mentre si incammina sulla strada che porta verso Tancrémont, giunge suo padre con i Charlesèche che le chiede dove stia andando; Mariette non si ferma e senza nemmeno voltarsi risponde che “Lei la chiama” e prosegue, seguita e sorvegliata a distanza.

La Vergine, dopo qualche metro, si ferma e la bimba si lascia cadere in ginocchio così pesantemente sul terreno gelato che se ne ode il tonfo, ma trascorso un istante, al cenno della Madonna, si rialza, riprende a camminare, senza rispondere ai ripetuti richiami e senza curarsi di dove mette i piedi.

La Madonna continua a scivolare all’indietro senza distogliere lo sguardo dalla bambina che, a una seconda sosta, cade ancora sulle ginocchia per rialzarsi nuovamente all’invito e riprendere a camminare.

A un tratto, piega bruscamente verso destra e si inginocchia al bordo di un fosso davanti a una misera sorgentella d’acqua, mentre la Bella Signora è ferma davanti a lei, al di là del rigagnolo, sopra la scarpata e le dice: «Immergi le tue mani nell’acqua».

Mariette, senza esitare, obbedisce e la corona del rosario le scivola dalle dita che bagna e muove nell’acqua. I tre testimoni attratti dallo sciacquio si avvicinano e odono la bambina ripetere: «Questa sorgente è riservata per me».

Allora Michel Charlesèche, sorpreso, cerca nell’oscurità verso la scarpata senza scorgere nessuno e sente ancora Mariette ripetere le parole della Vergine: «Buona sera, arrivederci».

Dopo il saluto, la Bella Signora si eleva sugli abeti vicini alla fonte e si allontana guardando la piccola che la fissa fino a quando, rimpicciolita e troppo distante, scompare.

Come se si risvegliasse da un sogno, la bambina stropiccia gli occhi e finalmente si incammina verso casa col babbo e i due vicini. Sono quasi le 20, l’apparizione è durata più di trentacinque minuti e alle domande, che non si fanno attendere, Mariette risponde senza farsi supplicare.

Il cappellano, di ritorno da Liegi verso le 21, dopo essere stato informato da Michel Charlesèche degli avvenimenti, decide di consigliarsi con un sacerdote suo conoscente e di recarsi con lui di persona dai Beco, dai quali, dopo aver udito personalmente il racconto dei fatti, può verificare che Mariette è coricata nel suo letto al piano superiore e dorme tranquillamente.

Sono passate le 22 e congedati tutti, finalmente la notte concede riposo.

 

Giovedì 19 gennaio 1933

La giornata scolastica si è svolta all’insegna di un saggio ginnico e Mariette ha potuto confidare a Joséphine, che ormai le crede, quanto è accaduto la sera prima.

In fermento, invece, è don Jamin che apprendendo suo malgrado il ripetersi dell’apparizione, decide di seguirne l’andamento, inviando a La Fange dei testimoni di sua fiducia e avvisando il vescovo di Liegi, monsignor Louis-Joseph Kerkhofs.

Verso le 19, nonostante il tempo pessimo e il freddo pungente, Mariette si copre le spalle con un vecchio cappotto ed esce accompagnata dal babbo.

Come la sera precedente, allo stesso posto, si inginocchia sulla neve e comincia a recitare delle Ave a voce bassa.

Dopo un paio di decine, tende le braccia ed esclama: «Oh! Eccola!». Un attimo di silenzio e le domanda: «Chi siete, mia Bella Signora?», ripetendo ad alta voce la risposta che riceve: «Io sono la Vergine dei Poveri».

Come la sera prima, la Vergine è giunta dall’alto del cielo e più si avvicina, più la figura si ingrandisce, fino a raggiungere la statura naturale e fermandosi nel solito punto.

Appena la Madonna comincia a muoversi in direzione della sorgente, Mariette la segue scortata da un buon numero di persone che la curiosità ha radunato a dispetto delle intemperie.

Con lo sguardo fisso, puntato leggermente in alto, la bambina ripercorre il sentiero sostando inginocchiata alle stesse stazioni della sera precedente, senza accorgersi del seguito di testimoni.

Alla sorgente nuovamente si inginocchia volgendo lo sguardo fisso sopra la scarpata. Tutti possono udire chiaramente una seconda domanda che Manette rivolge alla Vergine: «Bella Signora, ieri avete detto: “Questa sorgente è riservata per me”. Perché per me?» e mentre termina la frase si porta una mano al petto indicando se stessa.

Cogliendo l’ingenuità della bambina, il sorriso della Vergine si fa ancora più marcato e ilare, quindi le risponde: «Questa sorgente è riservata per tutte le nazioni», aggiungendo dopo una piccola pausa: «Per i malati, per dar loro sollievo».

A queste parole segue il ringraziamento entusiasta di Mariette che con grande espressività dice: «Grazie, grazie».

La dolce Mamma non ha ancora terminato il suo messaggio e con voce soave le confida: «Io pregherò per te» e poco dopo conclude con un «Arrivederci».

A questo punto la Madonna si eleva sopra gli abeti e divenendo sempre più piccola e lontana, scompare. Tutti hanno potuto udire la voce di Mariette, sia quando ha posto le domande alla Vergine, sia quando ha ripetuto le risposte ricevute, sebbene non si sia accorta di aver parlato.

Terminato il dolce incontro, continuando a stropicciarsi gli occhi, la bimba si alza e scorgendo il babbo poco lontano, gli si getta tra le braccia; intanto le persone presenti, commosse, continuano a pregare mentre si dirigono verso la casa dei Beco dove subito comincerà l’interrogatorio.

Questa visione è durata circa sette minuti e da quanto afferma Mariette si possono subito notare due cose: la prima è che la bambina ripete le medesime parole che senza rendersi conto aveva pronunciato durante l’incontro con la Madonna; la seconda è che quanto dichiara è autentico, poiché di alcuni termini quali «nazioni» e «sollevare gli ammalati» lei non conosce proprio il significato; eppure questa fanciulla semplice ha risposto alla Vergine con un ringraziamento entusiasta nonostante avesse solo intuito che si trattava di qualcosa di bello dal fatto che mentre Maria le parlava non smetteva di sorriderle.

Fra i presenti c’era anche il medico di famiglia, il dottor Heuse, che dopo averla attentamente esaminata ne ha confermato il perfetto stato di salute.

 

Venerdì 20 gennaio 1933

Mariette trascorre a letto la giornata perché durante la notte – forse per il freddo della sera prima, forse per l’emozione dello straordinario incontro – non è stata bene.

In mattinata il cappellano si è recato a trovarla e volendo metterla alla prova, prima di andarsene, ha convinto i suoi genitori a vietare alla loro figlia di recarsi all’appuntamento serale con l’apparizione.

Alle 18.30 Mariette è ancora coricata e dorme profondamente, ma verso le 18.45, senza che nessuno la chiami, si sveglia e si prepara per uscire. Naturalmente i suoi genitori si oppongono, spiegandole che la temperatura è rigidissima e lei è indisposta.

A nulla servono le suppliche, i ragionamenti o i tentativi di convincerla, che la irritano rendendola ancora più risoluta, sostenuta anche dalla testardaggine che emerge quale componente fondamentale del suo carattere; in famiglia la conoscono bene, non c’è che arrendersi e lasciarla fare di testa sua.

Seguita dal papà si inginocchia al suo solito posto e comincia a recitare sottovoce il rosario.

Attorno a lei, una ventina di testimoni, partecipano alla preghiera e dopo un paio di minuti la vedono aprire le braccia e la sentono esclamare: «Oh! Eccola!»; un brevissimo silenzio e a questa espressione soggiunge: «Cosa desiderate, mia Bella Signora?». A una piccola pausa segue la risposta: «Oh! Una piccola cappella», pronunciata con un leggero tono interrogativo.

Trascorso qualche istante, Mariette si piega in avanti e cade a terra come svenuta. Subito il babbo le solleva la testa chiamandola più volte, ma la bambina non risponde. Aiutato da un vicino, papà Julien prende in braccio la figlia e la porta in casa dove, appena sdraiata su un letto, riprende immediatamente conoscenza.

La mamma si è spaventata e inquieta rimprovera il marito ritenendolo responsabile di aver ceduto ai capricci di Mariette. Fortunatamente c’è il dottor Chaumont tra i presenti, la visita e trovando tutto nella norma, consiglia di lasciar tranquilla la bambina che poco dopo si addormenta.

Cos’è successo? Come mai Mariette è svenuta? I fatti sono i seguenti. Mariette ha visto apparire la Vergine da lontano, come le altre volte e avvicinarsi a lei passando fra le cime dei due grandi abeti. Quando le ha chiesto cosa desiderasse, la Madonna ha risposto: «Desidererei una piccola cappella»; poi, disgiungendo le mani, girandole con le palme verso il basso, le ha imposte su di lei pur tenendole sempre vicine al petto e con la destra le ha tracciato il seguo della Croce, benedicendola.

Questa volta la Vergine è rimasta in giardino, forse perché Mariette era indisposta? E’ probabile, dal momento che la visitatrice è la Mamma per eccellenza.

Poi, mentre la Madonna si allontana per ritornare fra gli angeli, Mariette ha perso conoscenza. La richiesta di una cappellina è così banale e comune ad altre apparizioni, da vanificare le aspettative dei testimoni che si allontanano profondamente delusi.

Fra loro c’è anche il padre di don Jamin, il cui compito è quello di riportare al figlio la cronaca dei fatti, e proprio per la pessima impressione che ne riceve, lo esorta alla massima prudenza. Viene così a mancare quel fervore che inizialmente aveva entusiasmato i curiosi, lasciando spazio all’apatia e al disinteresse che nei giorni seguenti vedranno presenti pochissime persone.

 

Lunga pausa di attesa

Sabato 21 gennaio Mariette non va a scuola e nel pomeriggio, spontaneamente, si reca dal cappellano; questa decisione forse è dettata dall’urgenza di fargli conoscere il desiderio della Vergine circa la cappellina.

Don Jamin la interroga e prima di congedarla le dice che a suo parere, poiché la Vergine l’ha benedetta, non le riapparirà più. Interpretando che il sacerdote le parla così per diffidenza e incredulità riguardo le visite della Madonna, Mariette inizia a protestare e piangendo gli ripete che non solo lei ha visto la Vergine, ma ne ha pure udita la voce.

Giunge la sera e alle 19 in punto la bambina esce; i suoi genitori – ormai persuasi della realtà delle apparizioni – nonostante il “malore” del giorno prima, non intervengono più, lasciandola libera di fare quello che si sente. Sempre inginocchiata allo stesso posto, inizia la recita del rosario; notando Mariette ancora immobile, Michel Charlesèche le chiede se non vede nulla e triste (ricordando le parole del cappellano) la piccola risponde che tutto è finito, perché la Vergine la sera prima l’ha benedetta e non verrà più. Così, mesta e addolorata, rientra in casa dove alcuni testimoni si cimentano a convincerla che invece la Madonna tornerà ancora; a nulla valgono le parole: Mariette è in preda allo sconforto e non vuole ascoltare nessuno.

Questa situazione di attesa senza segni durerà fino all’11 febbraio, ma ogni sera puntuale alle 19, con una perseveranza diamantina degna di un maestro nella fede, Mariette starà inginocchiata in giardino su un pezzo di sacco, col vecchio cappotto del papà sulle spalle e gli stivali ai piedi, lo sguardo rivolto alle cime dei due grandi abeti, al freddo gelido di quell’inverno oltremodo rigido, sotto la pioggia battente a dirotto o sferzata dal vento pungente, nel buio della sera, sempre più sola.

Il quadro si ripete: dopo il primo rosario ne segue un secondo, poi un terzo, un quarto, alle volte un quinto, un sesto e anche un settimo. Poi, arrendendosi all’evidenza, rientra a casa in lacrime ripetendo ogni volta che per quella sera la Bella Signora non era ritornata.

I pochi presenti che si alternano a qualche visitatore di passaggio, vedendola piangere sconsolata e incapaci di calmarla, si amareggiano e ne provano pietà.

L’indomani, attraversando il paese per recarsi a scuola, immancabilmente incontra chi la deride appellandola “Bernadette” o prendendosi gioco di lei e inchinandosi con sarcasmo al suo passare.

A niente serviranno gli stessi rimproveri della nonna materna e delle zie che la ritengono demente, criticando anche i suoi genitori per l’assurda libertà che le accordano. Ogni sera, giunta l’ora, sente un desiderio irresistibile ed esce nella speranza del dolce incontro.

 

Sabato 11 febbraio 1933

Sono le 19, Mariette è al suo solito posto in ginocchio e sta pregando il rosario, al termine del quale, con voce implorante, chiede di cominciarne un altro. È all’inizio della quinta decina, quando all’improvviso si incammina con passo sicuro sulla strada che porta alla sorgente.

Con lo sguardo leggermente rivolto verso l’alto, passa davanti alle poche persone presenti senza accorgersi di loro e senza rispondere alle loro domande. Ai soliti due punti si ferma, cade inginocchiata poi si rialza.

Giunta alla fonte di nuovo si inginocchia, recita una decina di Ave, immerge le mani nell’acqua e col crocifisso della corona si segna lentamente. Per qualche istante tace, poi la si sente esclamare: «Grazie! Grazie!».

Dopo un breve silenzio, scoppia a piangere rifugiandosi nelle braccia del papà e camminando veloce con lui si dirige verso casa. La bambina alle prime domande non risponde: è seduta al tavolo in cucina, ha la testa appoggiata sul braccio destro ripiegato e continua a singhiozzare.

Trascorrono diversi minuti, ma quando comprende che le persone ritengono opportuno lasciarla sola, chiede loro di attendere e pazientare ancora un poco.

Finalmente si tranquillizza e vuole parlare col babbo, solo con lui; allora si alza per andare nella camera accanto e dirgli tutto. La porta rimane socchiusa e uno dei presenti può udire il racconto che poi Manette ripeterà.

La Vergine questa sera le ha detto: «Io vengo ad alleviare la sofferenza», parole alle quali segue il doppio ringraziamento della fanciulla. Prima di andarsene la Madonna l’ha salutata così: «Arrivederci», poi si è allontanata come al solito.

Il tutto è durato una decina di minuti. Anche stavolta la bambina non comprende il significato dell’espressione «soulager la souffrance» ed è il papà che glielo spiega in vallone; così rasserenata ritorna in cucina per narrare dell’apparizione e per rispondere alle domande.

Al termine i testimoni propongono di recarsi con Mariette dal cappellano che, dopo aver ascoltato gli adulti, vuole fare alcune domande alla bambina. È tale la sicurezza nel cuore di Marie che prima di congedarsi, comunica a don Jamin una decisione straordinaria: l’indomani riceverà la prima Comunione.

Nel sentire questa novità, il sacerdote sbalordito si informa se sia un desiderio della Madonna e tranquillamente Mariette risponde che la Vergine non le ha suggerito proprio niente, ma che è sicura, con questa scelta, di farle molto piacere.

Con fermezza don Jamin tenta di dissuaderla poiché non solo non conosce il sacramento della Riconciliazione, ma non è nemmeno ben preparata al grande incontro con Gesù, che semmai avverrà a maggio.

Impassibile e fermamente decisa, Mariette semplifica tutto rispondendo che a prepararla ci penserà lui: avrà il tempo per farlo la mattina prima della santa Messa.

 

Mercoledì 15 febbraio 1933

Il tempo è sempre più inclemente e il freddo così rigido, che i testimoni sono ogni volta di meno. Mariette, invece, col cappotto del babbo sulle spalle è inginocchiata al solito posto in giardino e prega assorta e tranquilla un’Ave dopo l’altra.

Dopo sette decine tace, alza la testa e la si sente dire chiaramente: «Santa Vergine, il cappellano mi ha detto di domandarvi un segno». Per tre minuti circa rimane immobile e silenziosa, poi riprende a pregare, senza però spettare la sequenza di Ave e Pater; la sua voce è sempre più commossa e tremula fino a quando si tramuta in pianto.

A un tratto, eccola prostrarsi a terra, continuando a piangere, senza parlare. È in questo istante che interviene mamma Louise – che per la prima volta partecipa alla preghiera con la figlia – per tentare, senza riuscirci, di rialzare la bambina. Mariette non risponde.

A forza, una signora la raddrizza, chiedendole perché piange e Mariette desolata replica che la Vergine è già ripartita. Vento e gelo sono così pungenti che è meglio rientrare e la piccola, seduta al tavolo, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate, continua a singhiozzare.

Nel frattempo papà Julien scende dalla camera e vedendo la sua Mariette così disperata, ne prova un immensa pena. Appena la bambina si tranquillizza, racconta che la Vergine alla richiesta di un segno risponde: «Credete in me, io crederò in voi».

Trascorso qualche istante in silenzio, la Madonna rivela a Mariette un segreto e aggiunge: «Pregate molto»; infine, mentre la bambina prosegue il secondo rosario, come al solito, la saluta con un «Arrivederci», elevandosi al di sopra degli abeti, rimpicciolendo e allontanandosi nella direzione dalla quale era arrivata. L’apparizione è durata una decina di minuti.

 

Lunedì 20 febbraio 1933

Puntualmente, da più di un mese, alle 19 Mariette esce e attende la Madonna inginocchiata al solito posto in giardino: la neve è durissima e fa corpo unico col terreno gelato; un vento implacabile e sferzante fischia nel buio silenzioso e deserto della campagna, ma la bambina immobile, prega con fervore il rosario.

All’inizio della seconda corona si alza in piedi e così rimane sino al termine della quinta decina quando, improvvisamente, cade in ginocchio e sollevando leggermente le braccia, porta le mani in avanti, mentre il tono della sua voce si fa più alto ed espressivo.

Trascorrono pochi istanti e Mariette si rialza, incamminandosi sul sentiero che porta alla fonte. Ai soliti punti sosta un po’, prega inginocchiata e riprende di nuovo a camminare.

Giunta alla sorgente, si inginocchia al bordo del fosso e tenendo lo sguardo fisso rivolto verso l’alto prega ancora una decina di Ave, poi tace.

Con la testa bassa, nascosta tra le mani, piange; la Vergine le ha detto: «Mia cara bambina, prega molto» e prima di allontanarsi verso la cima degli abeti, l’ha salutata con un «Arrivederci».

Verso le 22.30, papà Julien sale per coricarsi e trova Mariette ferma sulle ginocchia, ai piedi del letto, con la corona tra le mani, raccolta in preghiera.

 

Giovedì 2 marzo 1933

Questa sera una pioggia scrosciante imperversa su La Fange, ma, incurante, Mariette verso le 19 si prepara per uscire: ha uno scialle in testa e un sacco vuoto da mettere sotto le ginocchia. Sistemata al solito posto, inizia la preghiera, mentre una signora presente, con un ombrello, la ripara dall’acqua battente che cade a dirotto.

Al piccolo gruppo di testimoni si uniscono mamma Louise con uno dei fratellini. Concluso il secondo rosario, la pioggia improvvisamente cessa, il cielo si schiarisce fino a mostrare le stelle luminose.

Mariette, inamovibile, inizia la terza corona quando, alla fine della seconda decina, la sua voce cambia tono diventando più elevata ed espressiva. La bambina tende le braccia, si alza velocemente, fa un passo avanti e poi ricade in ginocchio.

Un’altra rapida decina di Ave e poi silenzio, interrotto da due «Sì… sì» ai quali seguono attimi strazianti: Mariette si prostra fino a toccare per terra con la testa e così rimane pregando e singhiozzando contemporaneamente.

Un uomo corre ad avvertire il babbo che si precipita fuori seguito dalla mamma. Commosso e rattristato nel vedere la sua bambina in quelle condizioni, la prende fra le braccia e la riporta in casa, adagiandola su un letto nella camera a pian terreno.

Alcune signore convincono Mariette a ritornare in cucina e tenendola sulle ginocchia cercano di coccolarla, ma questa volta ci vuole molto tempo per calmarla. Intanto anche papà Julien, per l’emozione è quasi svenuto e occorre rianimarlo.

Quando è possibile cominciano le domande e Mariette, riprendendo a piangere, racconta che la Madonna ha detto: «Io sono la Madre del Salvatore Madre di Dio. Pregate molto. Addio».

Dicendo «Addio» le aveva imposto le mani e benedicendola col segno della croce, come di consueto, si è allontanata. La Vergine, giunta come sempre dall’alto, questa volta non sorrideva mentre le parlava; quando poi le ha detto «Addio» il suo volto si è fatto serio e triste.

Mariette è talmente sconsolata che mentre piange ripete mesta che non la rivedrà più, che la Madonna non tornerà più dal momento che le ha detto «Addio». L’apparizione è durata circa cinque minuti e appena Mariette è stata riportata in casa, una pioggia torrenziale ha ricominciato a cadere.

 

Banneux ieri: lo scenario

 

La casa

La Madonna appare a una bambina mentre è nella sua casa. Si tratta di una modesta abitazione della famiglia di un operaio e, per Mariette, è il luogo più conosciuto. Certamente la Vergine non ha considerato fosse meglio apparire a chi abitava in una reggia, perché lei stessa ha vissuto nella modestia a Nazaret e non solo, ha provato anche l’umiliazione della stalla proprio quando avrebbe voluto dare al Re dei re l’onore più grande.

Maria ci viene a trovare nelle nostre case, nei luoghi a noi più comuni, per dirci che nel quotidiano c’è la straordinarietà della vita; e quella casa, dove Mariette ha continuato a vivere con la sua famiglia nella più assoluta normalità, oggi disabitata, rimane lì al suo posto accanto alla piccola cappella, per ricordare nel silenzio a tutti i visitatori che dalla finestra al pian terreno, due occhi di bambina hanno saputo credere ben oltre a quello che hanno visto.

Il giardino

Forse più che giardino è meglio specificare che si trattava di un fazzoletto di terra delimitato da una siepe di recinzione. Di sicuro i Beco non avevano né il tempo, né l’energia per coltivare fiori e piante ornamentali, ma la Madonna, che lo trova ugualmente degno della sua presenza, si sceglie il punto dal quale Mariette può vederla e vi ritorna in seguito.

Gli abeti

In un bosco di abeti, che fanno ancor più buia e fredda la sera, due sono quelli che la bimba non smette di fissare mentre attende la Madonna, perché è proprio fra le loro cime che la vede arrivare dall’alto, piccola e bianca nella notte.

Più lei si avvicina, sempre meglio la distingue, fino a quando, ferma a poca distanza, la sua statura è di grandezza naturale. Quando ritorna in cielo, è ancora tra la maestosità dei due grandi alberi che ripercorre la strada e allontanandosi scompare.

Chi passeggia per le stradine del bosco, a seconda della stagione, camminando ode lo scricchiolio della neve soffice calpestata, o il rumore sordo del passo sul morbido tappeto di aghi caduti. In quell’incanto viene spontaneo alzare lo sguardo verso il cielo e ci si sente piccoli.

Allora quei giganti silenziosi dalle cime che svettano sembrano diventare un ponte fra la terra e il cielo, un ponte sul quale far correre anche il più intimo fremito dell’anima.


La pioggia, il vento, la neve

Ogni sera i fenomeni naturali non vogliono rimanere in disparte: quando non nevica, piove a dirotto e il vento gelido sferza impietoso chiunque metta piede fuori dalla porta. Il terreno gelato è duro, ma le ginocchia di Mariette sembrano infischiarsene della scomodità: l’attesa della Bella Signora è così forte che pare proprio non ci sia sacrificio che non valga la pena affrontare.

Appena compare tra gli abeti, però, ogni volta all’improvviso tutto si calma e si ripete quanto accadde sul lago: il vento cessa, la pioggia e la neve si ritirano per far posto a colei che per un momento lascia il cielo per consolare i poveri della terra (cf Mt 8, 23-26).

Il freddo

Le apparizioni hanno luogo in inverno e, come non bastasse, proprio nel cuore del periodo più crudo, che quell’anno in particolare è segnato da un clima straordinariamente rigido.

Non è certo una coincidenza che la Madonna mitighi il freddo pungente con la sua materna presenza, ma questo può avvenire in ogni stagione della nostra vita, a gennaio come in pieno agosto: tutti noi soffriamo il freddo e spesso, i brividi di scelte che ci hanno portato lontano da Dio, rendono impossibile proseguire la strada.

Come allora è stato possibile a una bambina affrontare e combattere le intemperie, così anche noi oggi siamo sollecitati a vincere la pigrizia che si accontenta del tepore di una fiammella per godere invece di un perenne fuoco scoppiettante.

La Madonna è li, davanti a ciascuno di noi, per sciogliere il ghiaccio spesso che si è creato e per scaldarci il cuore col calore che emana dalla sorgente dell’Amore.


Il buio

La Vergine appare a Mariette sempre la sera, quando è già buio. È una scelta significativa, rassicurante, che vuole invitarci a non temere: lei è una mamma e sa che ai bambini la notte fa paura; per questo è lì, proprio in quell’ora. Non è solo la piccola Mariette a temere la notte; forse anche i due discepoli in viaggio hanno avuto paura per il “forestiero” che voleva proseguire il cammino e lo hanno invitato insistendo: «Resta con noi perché si fa sera…» (Lc 24, 29). L’uomo, però, non rifugge solo dal buio di quelle sere d’inverno; in tante altre condizioni oscure cerca una presenza di cui fidarsi. C’è il buio nell’anima per il peccato che grava; la tenebra nella mente perché siamo incapaci di scegliere il bene; l’oscurità nella tentazione che non riusciamo a vincere; la notte nell’ora della prova che ci ha fatto soccombere; non c’è luce nella sfiducia, nella solitudine, nella persecuzione, nell’attesa, nell’angoscia… ma più forte, molto più forte di ogni buio è il debole chiarore di una candela, magari accesa dal desiderio di ricominciare da capo, luce sufficiente a ricordarci che anche nel sepolcro la morte è durata solo poche ore, mentre la risurrezione si preparava a vincere, a vivere e a regnare per l’eternità.

Il sentiero: camminare e sostare verso la sorgente

Lunga o breve, c’è sempre una strada che separa il luogo in cui siamo da quello che desideriamo raggiungere; decidere di percorrerla significa mettersi in cammino. La Madonna si serve del sentiero che costeggia il bosco per condurre Mariette alla sorgente. Il sentiero è una strada già tracciata, che esiste sulla mappa di ogni cuore ed è per ciascuno un itinerario fatto “su misura”.

Ogni nostra giornata è l’opportunità da non perdere per camminare sul sentiero che ci conduce agli infiniti incontri che la Provvidenza ci offre e non solo per Mariette, ma anche per tutti noi, il bastone su cui appoggiarci può chiamarsi fiducia.

Delle otto volte in cui la Vergine appare a Mariette, ben quattro terminano alla sorgente. La Madonna ripete così un gesto a lei tanto consueto, quello di camminare, che però non è un semplice muoversi verso una meta: è preghiera.

Maria inizia questo meraviglioso esercizio subito dopo aver ricevuto l’annuncio dall’angelo e si reca da Elisabetta; ecco, quando la gioia è immensa, non la si può contenere e la si trasforma in amore.

Quando sono veramente colma della gioia che Gesù solo può dare, divento prossimo sorridente per il fratello che ho accanto. Lungo il percorso dal giardino alla sorgente, mentre Mariette continua il rosario – pur non udendone la voce – nota che la Vergine muove le labbra proprio come pregasse.

Questo è uno degli esempi più dolci e persuasivi che la Mamma celeste ci offre per farci comprendere che anche in un breve tragitto come è quello, ci è possibile volgere al cielo il nostro cuore, certi che lei cammina con noi.

La piccola non si limita a camminare al seguito della Vergine; è tale e tanta la sua fiducia che quando la Mamma si ferma, non esita a lasciarsi cadere di peso sulle ginocchia: evidentemente non ha altra preoccupazione se non quella di fidarsi ciecamente.

Non pensa che fermarsi sia sprecare minuti preziosi, proprio come nessun automobilista giudica tempo perso la sosta dal benzinaio per fare il pieno.

Inoltre, la natura umana è così fragile che non è permesso a nessuno camminare in continuazione: ecco allora che di tanto in tanto, anche se il percorso è minimo, ci viene offerta una pausa.

Fermiamoci fiduciosi, perché solo più avanti comprenderemo quanto quella tappa era necessaria, ma soprattutto sentiremo nell’intimo che era segnata da sempre sul nostro sentiero.

La sorgente

Perché mai, fra tante cose preziose, la Madonna sceglie una sorgente d’acqua? Maria, che si è sempre schierata a favore della vita, non poteva certo mostrare a Mariette una miniera di diamanti: sceglie l’acqua, anzi, sceglie acqua che zampilla, acqua che “vive”.

L’espressione “dove c’è acqua, c’è vita” è quella che meglio sintetizza e ci fa comprendere l’indispensabile contributo di questo elemento perché ogni forma di vita esista.

L’acqua, però, assolve sicuramente almeno altri due compiti molto importanti: disseta – è l’unica bevanda che davvero calma la sete e al tempo stesso è la più povera, la più umile, la più abbondante, diffusa, facile da trovare, quella… più a portata di mano.

Anche l’uomo più ricco del mondo, potente e insignito, se vuole dissetarsi chiede acqua, non bevande raffinate e costose, ma semplice acqua fresca; lava – non importa per quale motivo siamo sporchi: l’acqua lava.

Lava i piedi infangati del contadino, come ha lavato quelli degli apostoli prima della Cena; lava le mani sporche di lavoro e ha lavato quelle di Pilato; lava il sudore del missionario in Amazzonia, come un tempo quello di Simone di Cirene; lava il bimbo appena nato, come ha lavato Gesù bambino impiastricciato di terra dopo il gioco; lava le folle nel Giordano e a Sibe ha lavato gli occhi al cieco nato; lava oggi chi percorre il sentiero dell’unità fra i popoli, come ha lavato chi duemila anni fa ha camminato sulle strade della Palestina. Con la potenza dell’Amore, però, quella semplice e umile acqua fa di più: – diventa vino a Cana, perché la gioia della festa possa continuare (Gv 2, 1-11); – disseta completamente e «chi beve di quell’Acqua non avrà più sete»: è accaduto alla Samaritana, che si trovava ad attingere al pozzo di Giacobbe nell’ora più calda del giorno (Gv 4, 1-14); – cancella la colpa d’origine ridonando all’anima quel candore più bianco della neve (Sal 51, 9); – esce dal costato trafitto di Gesù, quale fonte perenne da cui sgorga lo Spirito fecondo (Gv 19, 34). E l’acqua che in dono viene data per dissetare, lavare, purificare, che solo dopo aver compiuto la sua missione ritorna a colui che l’ha inviata (Is 55, 10), proprio a La Fange, luogo nel quale è quanto di più banale ci possa essere, trova nella Madonna dei Poveri colei che se ne riserva una fonte per tutti i popoli. Si, la Vergine ci mostra in una cosa comunissima la straordinarietà dell’ordinario, ma c’è di più: l’acqua della sorgente è di proprietà della Madonna e proprio perché è sua ce ne fa dono, ne prendiamo quanta ne vogliamo, la portiamo anche a casa, ma l’eccedenza, la sovrabbondanza si disperde semplicemente, “banalmente” nella terra; non c’è accumulo… non c’è granaio (cf Lc 12, 13-21) per chi è gratuità. Un poverello di Assisi, grande santo, ha “cantato” le meraviglie della natura con tanta gioia e stupore, da chiamare l’acqua non cosa, ma addirittura sorella. Possa in tutti noi nascere l’estasi non solo per l’acqua materiale, ma per Gesù stesso, acqua viva (Gv 7, 38), sorgente di vita eterna; unicamente a lui ci dissetiamo e bevendo alla sua fonte inesauribile diventiamo a nostra volta piccoli zampilli per i fratelli che hanno sete di lui e ancora non l’hanno trovato.

La preghiera

A eccezione della prima sera, la Madonna appare sempre dopo che Mariette ha pregato. Non è certo un caso che si ripete sette volte! È piuttosto la conferma che non esiste ingerenza nelle cose spirituali.

Né Maria, né Gesù entrano forzatamente nella nostra vita; si rivelano una prima volta, poi attendono pazienti la risposta personale di ognuno. Mariette ha visto quanto le è bastato per comprendere, in quel momento; è rimasta affascinata, ma il seguito ha richiesto molto del suo impegno personale.

È indiscutibile che la Grazia e la protezione della Vergine hanno sostenuto Mariette nell’attesa, però è doveroso riconoscere che questa bambina di dodici anni, ha voluto essere tenace fino all’ostinazione, senza smettere di pregare anche quando si è trovata pressoché sola a vivere un’attesa muta e senza segni.

Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che la Vergine, semmai non avesse avuto “in programma” di ritornare dalla piccola, l’ha fatto intenerita da tanta insistente preghiera.

Di sicuro è vero che la Madonna ha gradito il sacrificio di Mariette, trasformandolo in fiducioso abbandono e conversione per tanti cuori dubbiosi. Il primo frutto maturato con l’esempio della bambina è proprio l’aperta disponibilità agli eventi del suo babbo.

Papà Beco, non lasciandosi condizionare dai commenti, crede a sua figlia senza temere di apparire ridicolo; ma c’è di più: la sera del 18 gennaio decide che l’indomani si confesserà e riceverà l’Eucaristia, dopo anni di lontananza dalla Chiesa.

Ecco la potenza della preghiera, nell’ambito limitato di quel poco che un occhio umano può intravedere, ma chissà quanti sono i prodigi operati che solo il Signore conosce.

Per Mariette la preghiera non è stata un obbligo, un dovere, una cosa “da fare”; di sicuro è stato un appuntamento di gioia e festa tale, che neppure le intemperie di quell’inverno sono state sufficienti a farle rimandare.

 

Banneux oggi: il santuario

 

Oggi Banneux è un luogo benedetto in un abetaia che palpita santità, dove la banalità è ancora di casa. Non sono certo né l’architettura e neppure il pregio delle opere d’arte a impreziosire Banneux, quanto piuttosto quell’impalpabile presenza di soprannaturale, inafferrabile con le mani, eppure tanto concreta, reale, sperimentabile.

Nella povertà, nell’essenzialità, c’è una ricchezza sovrabbondante di particolari, poiché il povero pensa con amore e fa fruttare proprio con il particolare, con l’attenzione, col nulla materiale quanto il ricco compra col denaro e senza fatica dal povero.

Di fianco alla modesta cappellina desiderata dalla santa Vergine c’è ancora la casa di Mariette.

Tutto attorno, col passare degli anni, immerse nel verde, sono sorte delle costruzioni che fin nei dettagli comunicano semplicità e sobrietà. Nulla è lasciato al caso ed è proprio la povertà a trasformarsi in eleganza.

Una caratteristica che colpisce immediatamente il pellegrino è la quantità di piccoli ambienti a disposizione per la preghiera: cappelline sparse nel bosco o piccoli locali attigui alle cappelle e alle chiese, fanno si che ci si possa isolare nel silenzio, col cuore aperto e disponibile all’ascolto.

Un’atmosfera di calorosa, fraterna, sincera accoglienza incoraggia all’apertura verso i fratelli e alla disponibilità, e dopo qualche ora già si ha l’impressione di “abitare” da tanto quest’oasi spirituale.

L’orologio serve a poco, perché il tempo si misura con lo stupore per la bellezza della natura, con la riflessione che lascia parlare l’anima, con l’estasi per la gratuità, con il desiderio di conversione.

Tutto è aperto nel santuario, che non ha mura e cancelli; una bassa stecconata lo delimita e chiunque può entrare e uscire a suo piacimento.

Gli abeti, sempre più alti, sono le sole “guardie del corpo”, testimoni delle innumerevoli guarigioni del fisico e dello spirito, che da anni la bontà divina accorda a chi chiede con fede.

Anche le centinaia di formelle ex-voto che rivestono le pareti di tanti luoghi sacri e testimoniano il ringraziamento di altrettanti miracolati, sono tutte della stessa fattura e hanno il medesimo formato, a sottolineare che veramente fra noi non ci sono differenze.

Nel santuario c’è posto proprio per tutti e le diverse nazionalità diventano motivo di scambio vicendevole; nella celebrazione della santa Messa come nella preghiera del Rosario la sera, c’è un avvicendamento dei rappresentanti dei vari paesi, ognuno che si esprime nella sua lingua.

La cappellina delle Apparizioni

È la cappellina chiesta dalla Madonna a Mariette quando le ha domandato cosa desiderasse.

Costruita in pietra locale, col tetto in ardesia per resistere alle intemperie de La Fange, è in muratura solo su tre lati e un cancello a inferriata sull’ingresso viene chiuso la sera.

All’interno un piccolo altare è sovrastato dal trittico dipinto dallo zio del cappellano su indicazione di Mariette che, non trovando il disegno conforme a quanto lei aveva visto dal vero, ha costretto il pittore a rifarlo ben cinque volte.

Nel tabernacolo c’è sempre presente Gesù Eucaristia, che accanto alla sua mamma attende, consola, sostiene ogni pellegrino che vi si reca.

Al centro del pavimento, una lastra di marmo bianco ricorda il punto dove la fanciulla ha visto sostare la Vergine e porta inciso il cronogramma: «E’ qui che Ella venne ad aprire il suo cuore di Mamma».

Inaugurata il 15 agosto 1933 alla presenza di circa 60.000 persone, nel maggio 1985 ha accolto papa Giovanni Paolo Il che vi ha sostato in preghiera.

L’edicola san Giuseppe

A poca distanza dalla cappellina delle Apparizioni eretta in onore della Madonna, si è creato uno spazio all’aperto dedicato al suo sposo; si trova dietro la casa dei Beco, dove – a ridosso del muro posteriore – è stato costruito un riparo in muratura per proteggere un altare. San Giuseppe, che sulla terra ha custodito Maria e il Bambino, continua oggi a vegliare e proteggere la Chiesa.

La cappella del santissimo Sacramento

È situata sotto il porticato che dal lato destro della cappella delle Apparizioni porta alla casa del clero, intitolata al santo Curato d’Ars. Realizzata per offrire la possibilità di esprimere la preghiera personale a Gesù Eucaristia, è il punto di ritrovo per la recita del santo rosario la sera, terminata la stagione dei pellegrinaggi. Da questo luogo si può accedere alla cappella della Croce, costituita sostanzialmente da un locale attiguo più ristretto, molto raccolto, dove troneggia una grande croce; l’esiguità dell’ambiente ne diventa il pregio, poiché favorisce la preghiera di gruppi di pochissime persone.

L’altare e il chiostro alla sorgente

L’acqua della sorgente oggi si versa in una vasca rotonda di cemento al centro della quale, appoggiata su un disco di pietra, c’è una stella in bronzo a cinque punte – a indicare i cinque continenti – intersecata alla base da una croce.

Sul davanti, attorno alla vasca, in lettere di bronzo c’è l’invito della Vergine a Mariette: «Immergi le tue mani nell’acqua».

Dietro, un muretto che porta infisse due lastre di marmo: quella a sinistra con la scritta: «Questa sorgente è riservata per me»; quella a destra con: «Per tutte le nazioni, per alleviare la sofferenza degli ammalati». In mezzo, al di sopra dello zampillo, c’è una bella statua della Madonna dei Poveri a indicare che era quello il posto che occupava, quando si fermava sulla piccola scarpata, come ha raccontato Mariette.

Forse con quella posa – il busto leggermente ricurvo in avanti e le mani giunte – voleva sottintendere che il suo atteggiamento è di “veglia” sulla sua proprietà regalata a tutte le nazioni.

Vicino alla sorgente, poco distante dal punto in cui si è fermata la Vergine, si vede un altare che nella bella stagione raccoglie intorno i devoti per la celebrazione della santa Messa.

Il significato delle apparizioni diventa così pienamente vissuto, poiché proprio davanti alla sorgente destinata a tutte le nazioni, si rinnova il sacrificio offerto per ogni uomo venuto al mondo.

Un cronogramma inciso al di sopra dell’apertura a volta dell’altare, traduce il simbolismo della fonte: «Non c’è che una sorgente: Cristo Gesù. Maria ci apre il cammino».

Di fronte all’altare si trova un chiostro con la statua di san Luigi Maria Grignon de Monfort; essendo riparato, i pellegrini possono attingere l’acqua miracolosa da un rubinetto collegato alla sorgente anche in caso di cattivo tempo.


La cappella del Messaggio

Se una piccola cappella indica il luogo delle Apparizioni, una cappella molto più grande ne ricorda i messaggi affidati a Mariette. Le parole della Vergine sono riportate in francese sul muro dietro l’altare, mentre in inglese, tedesco, olandese, italiano, spagnolo e ucraino si trovano sulle lapidi che adornano le sei colonne portanti.

Perfettamente in sintonia col Magnificat – il cui testo riprodotto su ceramica è collocato sulla parete a sinistra – e con le Beatitudini – incise sul basamento della statua del Cristo, detto appunto il Cristo delle Beatitudini, che si trova sul lato opposto – le parole della Madonna a Banneux continuano la lode che ha portato la sua anima piena di Spirito a proclamarsi esultante in colui che è suo Salvatore e rivelano ai beati elencati da Gesù sulla Montagna la certezza di gustare la gioia eterna promessa dall’Amore Infinito, conquistata a prezzo di quanto sulla terra è oggetto di disprezzo.

Posto su un candelabro di legno, finemente intagliato e decorato, è custodito il “cero della pace”, benedetto e acceso da un vescovo dello Zambia nel 1958, 25° anniversario delle apparizioni; da quel giorno il lume arde giorno e notte e in quell’occasione altri 45 ceri più piccoli, della stessa fattura, sono stati consegnati ai rappresentanti dei paesi che avevano aderito all’Unione Internazionale di Preghiera.


La cappella di Maria Mediatrice

Alla cappella del Messaggio ne è stata aggiunta un’altra, molto più piccola, dedicata a Maria Mediatrice, dove insieme con le apparizioni a Banneux, viene posto in evidenza il duplice ruolo della Vergine: ha donato Cristo al mondo, salvezza per ogni uomo e contemporaneamente conduce ciascun uomo verso Cristo, dal quale sgorga ogni grazia.

Anche due dipinti graffiti vogliono confermare la mediazione di Maria riprendendo due episodi evangelici: l’Annunciazione e la visita alla cugina Elisabetta. Accanto all’altare, invece, si trova da un lato una bellissima statua in ceramica della Madonna e dall’altro un tabernacolo in metallo che porta incastonati cinque cristalli di roccia, a simboleggiare la sorgente di Acqua viva, come precisa la scritta «Fons Vitae» posta sul fondo.


La cappella degli ammalati

È di fronte alla cappella del Messaggio e si estende sul lato destro del piazzale sul quale si affaccia luminosissima grazie alle grandi vetrate ad arco. Come nella cappella del Messaggio, sono ripresi sia il motivo delle travi a vista che quello della parete che da sull’esplanade, quasi interamente a vetri. Quest’ultimo particolare consente un più immediato contatto con il luogo sacro a chi si trova all’esterno, oltre che una piacevole illuminazione naturale per tutta la giornata a chi nell’interno vi si raccoglie in preghiera.

È per eccellenza il luogo riservato agli ammalati, per i quali si svolgono celebrazioni al coperto in caso di cattivo tempo, ma a ogni pellegrino è ugualmente consentito l’accesso.


L’altare maggiore

Una grande costruzione in muratura capace di ospitare decine di concelebranti, protegge l’altare maggiore chiamato anche altare del Magnificat, che si erge su una scalinata dominando il piazzale e consentendo a tutti i fedeli presenti di seguire la celebrazione. La mensa, in tema con la caratteristica di Banneux, è retta da sei colonne che formano cinque arcate e simboleggia un acquedotto, nel quale scorre l’acqua della sorgente di vita.

La cappella Maria regina dei Profeti

Sotto l’altare del Magnificat c’è una piccola cripta dedicata a Maria regina dei Profeti. Il crocifisso è stato scolpito da un artista del Burundi, mentre la Vergine è opera di un rwuandese e porta sul capo la corona della maternità, come tutte le mamme di questa nazione.

L’esplanade o grande piazzale

Nel corso degli anni il vecchio piazzale è stato trasformato e le strutture in legno sono state sostituite con quelle in muratura. Si estende dall’altare maggiore per tutta la lunghezza della cappella del Messaggio e di quella degli Ammalati che si fronteggiano rispettivamente sul lato sinistro e su quello destro, terminando in un grande spiazzo a semicerchio nel quale troviamo a destra il chiostro di san Francesco d’Assisi, mentre a sinistra c’è quello di san Bernardo. Le arcate dei due chiostri si prolungano in quelle che costeggiano le due cappelle, offrendo ai pellegrini un percorso al riparo.

La grande chiesa dei Pellegrini o Nowvelle église

Il numero dei pellegrini in continuo aumento e l’impossibilità di radunare in un ambiente coperto e sufficientemente capiente tutti gli ammalati presenti, hanno reso necessaria la costruzione di questa grande chiesa, che può accogliere ben 5.000 persone. Situata nello spiazzo dietro l’altare del Magnificat, si presenta come una grande tenda eretta ai margini del bosco.

Vicino alla porta principale è incastonato nel muro un mattone della porta santa della basilica di San Pietro in Roma aperta da papa Giovanni Paolo Il in occasione dell’anno santo 1983-84.

Questo mattone indica lo stretto legame che unisce Banneux alla Chiesa universale. Sulla parete di fondo sono affisse le fotografie della visita del Pontefice avvenuta nel 1985, mentre quelle laterali sono impreziosite da una bellissima Via Crucis. Il viale che conduce a questa chiesa è intitolato a Giovanni Paolo Il.


La cappella San Michele

Questa costruzione, offerta dai pellegrini tedeschi, riproduce fedelmente la cappella di Rhòndorf, in Germania, nella quale, durante la seconda guerra mondiale, non si è mai smesso di recitare ogni giorno il santo rosario per tutti i prigionieri, senza distinzione di nazionalità.

La sintonia di questo gesto con le parole della Vergine è una testimonianza gradita a Banneux, dove la cappella è stata dedicata a san Michele, protettore della Germania. Nella stagione dei pellegrinaggi viene utilizzata come luogo di adorazione di Gesù Eucaristia, che rimane esposto per tutto il giorno.


Missio

A metà strada fra la cappella del Messaggio e la cappella San Michele, si trova un padiglione missionario. Sorto per il legame profondo che unisce la fonte destinata a tutte le nazioni alla missionarietà della Madonna già con Elisabetta, ha subito suscitato nelle diocesi del Terzo Mondo il desiderio di mettersi sotto la protezione della Vergine dei Poveri.

Da maggio a settembre, ad accogliere i visitatori, sono presenti alcuni missionari disponibili a condividere le loro esperienze offrendo molteplici iniziative che spaziano dall’esposizione di oggetti di artigianato provenienti dai vari paesi, all’animazione a cura di diversi gruppi che con materiale fotografico e tramite audiovisivi fanno conoscere la realtà delle loro terre.

Chi approda in questo luogo di preghiera accogliente e silenzioso si sente il benvenuto; tutto comincia con l’incontro, continua con la condivisione e conduce alla riflessione personale.

Lo Shabann

Questo nome nasce dalla fusione di due parole: shalom – che in ebraico significa pace – e Banneux. Si tratta di una costruzione in legno, immersa nel bosco, destinata ai giovani. Ogni anno ne ospita diverse centinaia, che in piccoli gruppi vi trascorrono una intera giornata di preghiera oppure un breve periodo di riflessione guidata sui temi fondamentali per un cristiano quali il ruolo dei giovani nella società e nella Chiesa, il come vivere la povertà oggi, la pace, la condivisione ecc. Tutto questo alla luce del messaggio della Vergine dei Poveri e sotto il suo sguardo materno.

La cappella delle Nazioni

All’ingresso della piazza delle Nazioni, in corrispondenza della fermata dell’autobus di linea, molti anni fa era stato allestito un riparo per i pellegrini in partenza; attualmente è sostituito da una cappella nella quale possono prendere posto un centinaio di persone che, nell’attesa di lasciare Banneux, anche solo per una manciata di minuti, hanno ancora l’opportunità di rimanere in preghiera.

 

Fonte: Maria a Medjugorje