Addio a Giulio Andreotti – di Andrea Tornielli

Ho conosciuto personalmente Giulio Andreotti nella fase forse più delicata della sua vita, nel 1993, quando già era stato inquisito a Palermo, e divenne direttore del mensile 30Giorni, nella cui redazione lavoravo. Credo sia stato uno statista cattolico, capace di incarnare il realismo cristiano in politica, in totale sintonia e persino simbiosi con la visione internazionale della Santa Sede.

 

Ha “visto da vicino” e collaborato con tutti i Papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II, è stato in tantissime circostanze l’uomo ponte tra l’una e l’altra sponda del Tevere.

Ho potuto consultare il suo archivio, per lavorare alle biografie di Pio XII e di Paolo VI: una mole di documenti che bene rappresenta che cosa Andreotti abbia significato per il Vaticano nell’Italia dal dopoguerra agli anni Novanta.

Di lui conservo il ricordo di un uomo politico sempre disponibile, mai altezzoso, mai sprezzante, che nonostante fin da giovanissimo fosse stato abituato a trattare a tu per tu con i potenti della terra era sempre rimasto un uomo del popolo, lontano anni luce dalla politica virtuale degli spot e dai partiti di plastica della Seconda Repubblica.

Il suo rapporto con il territorio, con il suo bacino elettorale, il legame diretto con i cittadini, la sua assoluta “romanità”, rimangono come testimonianza emblematica di ciò che è stata la politica italiana del dopoguerra fino alla caduta della Prima Repubblica.

Ho partecipato a tante riunioni di redazione con lui, ho discusso articoli, e anche dopo aver lasciato 30Giorni, mentre lui continuava a esserne il direttore, l’ho sempre trovato disponibile, sia che si trattasse di una richiesta di intervista, di accedere al suo archivio o di risolvere  qualche improvviso intoppo per visti negati sul passaporto.

Non ho mai avuto l’impressione né la sensazione di trovarmi accanto a Belzebù, all’uomo dei misteri della Repubblica al quale stato attribuito tutto il male possibile. Ho sempre visto in lui un vero credente, nato, vissuto e morto sotto le finestre del Papa.

 

articolo pubblicato sul blog di Andrea Tornielli