Alessando Sallusti è stato condannnato dalla Cassazione ma non andrà in carcere.

Ad Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale condannato in Cassazione a 14 mesi di reclusione per diffamazione, verra’ ‘automaticamente’ sospesa l’esecuzione della pena detentiva dalla Procura della Repubblica di Milano, in quanto risulta non avere cumuli di pena ne’ recidive. Lo ha spiegato il Procuratore Bruti Liberati. (Ansa)

Riportiamo l’articolo pubblicato oggi 26 settembre 2012 su ilsussidiario.net che riepiloga e commenta le motivazioni della condanna.

La quinta sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna a quattordici mesi di reclusione per il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. Motivazione: diffamazione a mezzo stampa del magistrato Giuseppe Cocilovo in un articolo non a sua firma risalente a quando era direttore del quotidiano Libero, ma che comunque come direttore del quotidiano ha permesso venisse pubblicato.

Il ricorso presentato dalla difesa è stato dunque respinto con la negazione anche delle attenuanti generiche che invece aveva chiesto il pg Gioacchino Izzo. Tali attenuanti avrebbero potuto portare a una riduzione della pena. Sul caso si erano mossi nei gironi scorsi anche il capo dello Stato e il capo del Governo, chiedendo clemenza in quanto una condanna avrebbe inevitabilmente toccato tutto il problema legato alla libertà di stampa e di pensiero. Al momento il ministro della giustizia non ha voluto commentare, ma ha detto che è necessario intervenire al più presto “sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile”.

E’ intervenuto invece Sallusti che ha confermato di non voler chiedere una pena alternativa come i servizi sociali, né tanto meno la grazia: andrò in carcere, ha detto. La sentenza di oggi conferma quella della Corte d’appello del 17 giugno 2011. L’articolo in questione pubblicato nel 2007 sul quotidiano Libero allora diretto da Sallusti, riguardava il caso di una ragazzina di 13 anni costretta ad abortire contro la sua volontà dalla decisione di un giudice: al giudice veniva in pratica augurata la pena di morte.

Sallusti si è anche dimesso dopo aver riunito i caporedattori del suo giornale. Da parte invece del magistrato Cocilovo i suoi legali commentano che “si tratta di una vicenda che coinvolge un magistrato leso nella sua reputazione. Non possiamo prescindere dal considerare la libertà di informazione come un diritto non assoluto, ma da bilanciare con i diritti del privato cittadino”. Molte le reazioni da parte di colleghi giornalisti e di politici. Per il direttore del Corriere della Sera è grave ipotizzare il carcere per un reato di opinione.

Per il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, “Questo mestiere non si può più fare. Se i giornalisti devono pagare con la propria libertà le opinioni che esprimono, non si può più fare”. Per il capogruppo alla Camera del Pdl Cicchito si tratta di una sentenza liberticida, una delle pagine più buie della magistratura italiana.