Più sono a corto di argomenti razionali, più alzano la voce. I sostenitori dello Ius soli non danno nessuna seria motivazione, né analizzano i problemi concreti che si creano, in questo momento storico, con una legge del genere. Ripetono una frase apodittica: «è una scelta di civiltà». Cosa che non significa nulla, ma serve a bollare chi si oppone come incivile e barbaro. Nei giorni scorsi Alain Finkielkraut, un filosofo francese, una mente libera perciò indigesta alla «gauche», ha spiegato che «il sinistrismo si fonda sulla certezza arrogante di incarnare la direzione di marcia del mondo», il senso profondo della storia.
Così chi ha idee diverse dalle loro diventa automaticamente un nemico dell’ umanità, l’ incarnazione del male metafisico da demonizzare e possibilmente imbavagliare, di volta in volta bollandolo come fascista, oscurantista, populista, xenofobo, razzista o omofobo.
Per esempio Finkielkraut, quasi settantenne, un intellettuale che sta fra gli «immortali» dell’ Académie Française, figlio di ebrei sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz, fu preso a sputi in faccia, anno scorso, a Place de la Rèpublique, a Parigi, e fu cacciato al grido «vattene sporco fascista»: è un episodio simbolo del nostro tempo.
Perché egli rappresenta una delle voci più acute e più anticonformiste che si trovi oggi in Europa. Ha fatto sua la massima di Henri Michaux: «Chi canta in coro, quando glielo chiederanno metterà suo fratello in prigione».
Egli sa ragionare e ama far ragionare: dunque è finito nel mirino dei fanatici paladini della «ragione», quelli che, usandola come bandiera, sono refrattari a usarla per capire.
Alain esprime – con eleganza – domande e considerazioni controcorrente che mettono in discussione i dogmi del «pensiero unico» sull’ Islam, sull’ emigrazione di massa, sull’ identità francese ed europea, sull’ ideologia gender e su papa Bergoglio che ha definito «Sommo Pontefice dell’ ideologia giornalistica mondiale».
VIOLENZA ISLAMICA
Quando Bergoglio si rifiutò di parlare di «violenza islamica» a proposito dello sgozzamento sull’ altare di padre Jacques Hamel, perché – disse l’ argentino – in Italia «c’ è chi uccide la fidanzata e chi la suocera e sono battezzati cattolici violenti Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di violenza cattolica», Finkielkraut replicò – per volterriana irriverenza – con una definizione durissima.
Nei giorni scorsi al Figaro Magazine, il filosofo francese ha spiegato che oggi si è bollati come «islamofobi» se si mette in guardia da quella «seconda società che s’ impone nel seno della nostra Repubblica» e si è considerati «fascisti» se «si osa pronunciare la parola “identità nazionale”». Col pretesto dell’ antirazzismo «perseguitano gli indocili».
C’ è un evidente rischio totalitario. Dice Finkielkraut: «Il male totalitario deriva dalla certezza di appartenere al campo del Bene». È tipico della sinistra scaricare sulla propria politica (mancante di ragioni) il macigno dell’ assoluto: il Bene contro il Male.
Ecco perché lo Ius soli è per loro «una battaglia di civiltà». E quelli che non sono d’ accordo con questa bischerata, sono identificati con l’ Inciviltà.
Del resto anche colui che, a Parigi, ha sputato in faccia a Finkielkraut con ogni probabilità riteneva di stare dalla parte della Civiltà e si sentiva infiammato dalla santa causa della Bontà umanitaria.
Viviamo al tempo della dittatura del Bene. Si arriva perfino a dare la morte ai nascituri, per legge, a fin di Bene (un’ altra battaglia di civiltà), figurarsi se per una tal bandiera non si sputa in faccia al dissidente.
È la tirannia del Bene planetario e le istituzioni internazionali, come l’ Onu o l’ UE, ne sono i guardiani implacabili, con succursali statali, vaticane, governative e «non governative», comunali, ministeriali e professionali. Tutte pronte a scagliarsi contro gli eretici.
Guai a far domande o mettere in discussione i sacri Dogmi della Nuova Religione Cosmopolita, Migrazionista, Ecumenica e Sincretista, Umanitaria, Ecologica, (sedicente) Scientifica, Antipopulista, Europeista e Antinazionalista. Nella tirannia del Bene si imbavaglia in nome della Tolleranza, si odia in nome dell’ Amore Universale, si perseguita in nome della Filantropia, si mette al rogo (mediatico) in nome della Fraternità, si censura in nome della Libertà, si discrimina in nome dell’ Uguaglianza, si scomunica in nome dell’ Apertura Mentale, si mette all’ Indice in nome del Dialogo.
EMARGINAZIONE
È d’ obbligo pensare sempre in branco e in branco assalire il non allineato.
Avevano cominciato – nel ’68 – dicendosi libertari, abbatterono tutti i tabù per spazzare via la mentalità «perbenista e censoria» della borghesia. Però i libertari di ieri – quelli che gridavano: «vietato vietare» – sono diventati oggi i torvi padroni del pensiero che imbavagliano e normalizzano anche il linguaggio, perfino spazzando via le espressioni più intime e primarie come padre e madre, diventate genitore 1 e genitore 2.
Come spiega – amaramente – Camille Paglia, «la sinistra è diventata una polizia del pensiero stalinista che ha promosso l’ autoritarismo istituzionale e ha imposto una sorveglianza punitiva delle parole e dei comportamenti».
È vero. A proposito di autoritarismo istituzionale il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha appena affidato alla neocommissaria al digitale Mariya Gabriel la «lotta alle fake news». Si tenta così di imbavagliare il dissenso in nome del Bene del popolo.
Anche in Unione Sovietica si reprimeva il dissenso, che mostrava i fallimenti del sistema comunista sostenendo che erano menzogne (fake news) disfattiste da cui il popolo andava «protetto».
I «ministeri della verità» che stabiliscono quello che è consentito dire e quello che invece è proibito sono tipici di tutti i totalitarismi: i despoti hanno a cuore il Bene e la tranquillità del popolo.
Oggi in Italia se solo metti in dubbio le facoltà taumaturgiche dell’ euro ti aspetta la colonna infame. Se ritieni dannosa questa Unione europea diventi un pericolo pubblico da monitorare.
Se dissenti dall’ indottrinamento gender dei tuoi figli nelle scuole (magari per aver letto l’ insospettabile Camille Paglia) e se dici che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine, sei un omofobo da mettere al bando e zittire.
Se chiedi come fanno a criminalizzare Putin oggi quelle sinistre che ieri osannavano i più putridi e sanguinari regimi sovietici, rischi quasi di passare per un losco figuro al soldo del Cremlino.
Se poi osi (magari citando Marx) esprimere contrarietà all’ emigrazione di massa che, fra l’ altro, distrugge le conquiste sociali dei lavoratori, vieni quantomeno considerato uno xenofobo (salvo poi scoprire che anche per l’ anomalo leader laburista inglese Jeremy Corbyn «l’ importazione all’ ingrosso di lavoratori sottopagati dall’ Europa centrale ha distrutto le condizioni di quelli britannici»).
E se metti in guardia dall’ islamizzazione sempre più vasta dell’ Europa, finisci come Oriana Fallaci o forse peggio perché se hanno tritato così perfino un gigante del giornalismo, figuriamoci i comuni mortali.
INTOLLERANZA
Addirittura se ti azzardi ad avanzare qualche dubbio sulla necessità di dieci vaccinazioni obbligatorie per tuo figlio (magari perché hai letto sul Corriere della Sera del 15 settembre, e hai visto a Piazzapulita, che almeno qualche raro caso di legame fra vaccini e patologia esiste ed è riconosciuto), vieni trattato da untore, rischi sanzioni e addirittura la perdita della patria potestà.
Sono tolleranti solo se dai loro ragione. Ed eccoli pronti ad accusare di razzismo e xenofobia chiunque abbia idee diverse dalle loro che però si sentono antropologicamente superiori alla «feccia destrorsa».
Come ha notato il professor Luca Ricolfi, credono «di rappresentare la parte migliore del paese, di essere titolari di una superiorità etica, culturale e politica».
È il regime del Bene. Quello che gronda Amore Umanitario da tutti gli artigli.
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