Divorziati risposati, la Germania scherza col fuoco

La diocesi di Friburgo prepara un percorso per i divorziati risposati che li porti a riaccostarsi alla Comunione e la Santa Sede chiude subito il discorso. Ieri tutte le agenzie hanno rilanciato con enfasi la notizia data da Der Spiegel che presentava un lungo vademecum della diocesi di Friburgo – guidata dal dimissionario (per motivi di età) monsignor Robert Zoellisch, che è anche presidente della Conferenza episcopale tedesca – per accompagnare il cammino spirituale di separati, divorziati e divorziati risposati.

Ma a fare clamore è stata la possibilità prevista di arrivare a riammettere ai sacramenti i divorziati risposati. Immediata la replica del portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che ha parlato di «una fuga in avanti, che non è ufficialmente espressione dell’autorità diocesana».

In altre parole, il documento sarebbe soltanto frutto della Commissione pastorale diocesana per la famiglia, diventato pubblico senza che il vescovo lo abbia visto. Versione ufficiale non proprio convincente, visto che l’anno scorso ben 120 preti della diocesi di Friburgo avevano firmato un documento in cui si contestava la disciplina ecclesiale che vieta la Comunione ai divorziati risposati. In ogni caso padre Lombardi ha precisato che «non cambia nulla, non c’è alcuna novità per i divorziati risposati».

Quello dei divorziati risposati è un tema al centro dell’attenzione di diversi episcopati e ne aveva parlato nei mesi scorsi anche Benedetto XVI, che spostava però l’attenzione sul problema della validità o meno di tanti matrimoni celebrati in chiesa. In ogni caso se ne parlerà al prossimo Sinodo episcopale straordinario sulla famiglia che Papa Francesco ha convocato per l’ottobre 2014.

Sull’iniziativa della diocesi tedesca e più in generale sul tema dei divorziati risposati, abbiamo chiesto un parere al teologo don Ettore Malnati:

 

L’attenzione che i vari episcopati mondiali pongono nei confronti delle «tristezze e angosce degli uomini di oggi» (Gaudium et Spes, no. 1) sottolinea quell’attenzione pastorale tanto necessaria per realizzare lo stile del Buon Pastore giustamente richiamato anche da papa Francesco.

 

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