Ecco cosa c’era dietro lo spettacolo animalista proiettato sulla basilica di San Pietro

E così lo show si è consumato. La facciata della Basilica di San Pietro immersa nella “natura”: leoni, tigri, elefanti, lupi, delfini, sostituiscono i simboli religiosi in una vera e propria sarabanda animalista. La Basilica di San Pietro multicolor è divenuta la gigantesca tela del “politicamente corretto”.

Uno spettacolo coerente più che con una cerimonia religiosa, quale il Giubileo della Misericordia, con la contemporanea Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP21 di Parigi, alla quale, nello stesso giorno, papa Francesco ha fatto esplicito riferimento.

Un testimonial decisamente inedito. Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, durante la conferenza stampa in sala stampa vaticana del 4 dicembre ha spiegato che si tratta di «immagini ispirate alla misericordia, all’umanità, al mondo naturale e ai cambiamenti climatici».

Il comunicato la definisce « un’opera d’arte contemporanea che racconta la storia visiva della dipendenza reciproca degli uomini e della vita sulla terra con il pianeta, al fine di educare e ispirare un cambiamento sui temi del cambiamento climatico senza distinzione di generazioni, culture, lingue, religioni e classi. L’installazione di arte architettonica pubblica su grande scala si ispira ai temi del cambiamento climatico, della dignità umana e delle creature viventi sulla terra contenuti nell’Enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco».

La variopinta messa in scena sulla Basilica di San Pietro dal titolo non casuale «Fiat Lux: illuminiamo la nostra casa comune» è stata all’insegna dell’ambientalismo radicale, in coerenza con le politiche di sviluppo sostenibile e responsabilità globale, messe a punto dall’Onu con l’agenda post-2015 dello scorso settembre.

Direttive politiche che non parlano solo di lotta alla povertà, ecotutela e clima, ma anche di «accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria riproduttiva» ovvero contraccezione, aborto e fecondazione assistita.

Del resto, fu proprio l’Accademia pontificia di Scienze Sociali a dire lo scorso 28 aprile al Segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, d’esser pronta ad accettare tale agenda, ritenendo addirittura conformi all’insegnamento della Chiesa – sia pure «a certe condizioni» – terminologie come «pianificazione familiare e salute sessuale».

A volere il fantaprogetto, proiettato sulla Basilica di San Pietro, è stata una coalizione composta dalla Paul G. Allen’s Vulcan Inc., dalla Li Ka Shing Foundation e dalla fondazione ambientalista Okeanos, in collaborazione con The Oceanic Preservation Society e Obscura Digital, il tutto sotto l’egida di Connect4Climate, che fa riferimento alla Wold Bank, la Banca Mondiale.

Un intreccio di sigle, che ai profani dicono poco, ma che è stato ben spiegato in un articolo di Pete Baklinski su LifeSiteNews, sottolineando i nomi pagani dominanti tra i partner dell’evento, nonché il singolare richiamo, già nel titolo dell’ambizioso spettacolo, al primo comando di Dio all’inizio della Creazione: «Fiat lux» LifeSiteNews ha commentato amaramente come la Chiesa Cattolica, chiamata a «diffondere la luce di Cristo nel mondo», abbia invece per l’occasione «invitato il mondo ad inondarla con la sua luce».

Ma non è solo questo. La Banca Mondiale, sotto la cui egida si è svolto lo show, sostiene aborto e contraccezione, dicendo di voler così «por fine all’estrema povertà» e «diffondere la prosperità».

I medesimi concetti sono ribaditi anche sul sito ufficiale di Connect4Climate, che paventa scenari apocalittici, tali da costringere masse di «famiglie al di sotto della soglia della povertà» ed imputandone la causa all’uomo.

Una delle armi messe a punto col pretesto di mitigare il degrado degli ecosistemi e lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali è da sempre quella del controllo demografico, quindi di politiche abortiste di massa, nessuna esclusa, nemmeno l’eventuale adozione, ipotizzata tra 30 o 40 anni, della politica del figlio unico, come si evince dalle proiezioni elaborate da Corey Bradshaw e Barry Brook dell’Università di Adelaide, in Australia.

Ed anche questo, secondo il loro studio pubblicato sul Proceedings of the National Academy of Sciences, non basterebbe: servirebbe studiare anche nuove modalità di sfruttamento delle risorse. Si legge in controluce il manifesto di Cop21, che non a caso è un Forum dell’Innovazione Sostenibile.

Lo studio di Bradshaw e Brook riterrebbe risolutivo un evento di mortalità di massa come una pandemia globale o una guerra nucleare, in grado di provocare la morte di almeno 2 miliardi di persone nell’arco di 5 anni. Con lo scenario internazionale che stiamo vivendo, c’è da tremare di fronte a certe previsioni studiate a tavolino.

Così come l’agenda post-2015 dell’Onu, anche l’accordo finale di Cop21, previsto per l’11 dicembre, dovrebbe prevedere sanzioni ed esclusioni dai finanziamenti per gli “inadempienti”: quello che si profila, in prospettiva, è un mondo tenuto “in ostaggio” da grandi organismi internazionali, capaci di annientare o rendere inutili le politiche e le identità nazionali dei singoli Stati, privati della loro sovranità, concessa solo sulla carta. Ma c’è di più.

Di quali fotografi sono state proiettate le immagini sulla Basilica di San Pietro? Certo, vi figurava il gotha ambientalista con Shawn Heinrichs e l’attivista Chris Jordan, dichiaratamente contro il consumismo. Però v’era anche dell’altro.

Ad esempio, a proposito di demografia, ecco spuntare il nome di Joel Sartore, un neomalthusiano convinto che la «bomba demografica» sia lì lì per esplodere. In un’intervista, pubblicata nel maggio 2011 su In the Country Photos, ha dichiarato: «In tutti questi anni passati a vagare per il pianeta con la macchina fotografica, la cosa che mi ha spaventato di più è scoprire che il mondo è un posto davvero affollato. Oggi ci sono quasi sette miliardi di esseri umani e per il mondo naturale questo ha conseguenze concrete e devastanti. Il mio lavoro è far sì che la gente se ne preoccupi».

Benché sia stata ormai dimostrata l’inconsistenza dell’ideologia malthusiana, coi suoi addentellati antinatalisti ed abortisti, c’è ancora chi vuol “livellare” la popolazione umana per tutelare porcellini d’india e coleotteri.

Non mancano i risvolti politici: tra le immagini proiettate sulla Basilica di San Pietro ci sono state anche quelle di Sebastião Salgado, dichiaratosi in un’intervista a favore del Movimento dei lavoratori rurali Senza Terra, che contribuì fortemente all’elezione di Lula alla presidenza, affidando così il Brasile alla Sinistra marxista estrema.

Ma del Movimento Sem Terra fecero parte anche i sacerdoti della «teologia della liberazione», condannata nel 1984 dalla Chiesa. Stupì, pertanto, vedere il 27 ottobre dello scorso anno il leader dei Sem Terra, Joao Pedro Stedile, in Vaticano all’incontro globale dei movimenti popolari «Terra, Labor, Domus», immortalato dai fotografi con papa Francesco.

Stedile chiuse la prima giornata di quell’incontro, attaccando violentemente «la discriminazione nei confronti della comunità Lgbt e delle diversità religiose». Anche l’ecologista Yann Arthus Bertrand, di cui pure sono apparse le foto sulla Basilica di San Pietro, in un’intervista recente all’Ansa, si è professato anticapitalista e pacifista. Considera Bill Gates «un eroe»: peccato che la sua Fondazione Gates promuova la contraccezione e l’aborto.

Pian piano si ha l’impressione di vedere una matassa dipanarsi e svelare una nuova trama. Trama, leggibile anche nello spettacolo di luci voluto proprio nella festa dell’Immacolata Concezione e per questo definito «un osceno oltraggio» dall’agenzia LifeSiteNews.

Benché le immagini proposte abbiano richiamato temi ripresi dall’enciclica Laudato Sì. Ciò dà la sgradevole sensazione di trovarsi di fronte ad una sorta di consorteria mondiale decisa a portare avanti una medesima politica universale.

Dimenticando però, in questo “embrassons-nous” collettivo, ruoli e identità dei singoli attori.

Mauro Faverzani

 

articolo pubblicato su Corrispondenza Romana