« Elogio della bambina a difesa di Gesù Bambino » di Giuliano Guzzo

«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli». Con divina profezia, già duemila anni fa Gesù aveva capito come sarebbe finita ed aveva ringraziato il Padre per aver scelto come depositari della sapienza più autentica proprio loro, i piccoli. Non sarà quindi rimasto sorpreso – almeno Lui – del fatto che, nella scuola elementare di Riviera del Brenta, in Veneto, a ribellarsi alla scelta di espungere il Suo nome da una canzone natalizia in omaggio al politicamente corretto, non siano stati i genitori né i parrocchiani, bensì una bambina di 10 anni la quale, promossa una petizione sottoscritta da tutti i compagni, ha riportato le maestre sulla via della ragione.

Ma se Gesù sapeva che mettersi in piccole mani equivale a mettersi nelle mani migliori, e se quanto accaduto a Riviera del Brenta semplicemente conferma la prospettiva evangelica, a noi persone del secolo degli interrogativi restano comunque: com’è potuto accadere? Come siamo arrivati a uno scenario in cui, se non ci fossero i più piccoli, i grandi rischierebbero figuracce enormi? Cosa è successo?

Direi che, se siamo a questo punto, i malanni con cui dobbiamo fare i conti sono parecchi.

C’è anzitutto l’osannata secolarizzazione, col conseguente divorzio della cultura dal culto che porta, inconsapevolmente, a viaggiare con due fette di culturame sugli occhi.

C’è poi il politicamente corretto, quella bizzarra dottrina secondo cui il rispetto per le culture degli altri passa per l’imbalsamazione della propria.

Inoltre, soffriamo un po’ tutti dell’influenza cretina, che è l’omologazione a comportamenti imbecilli ancorché animati, almeno a parole, dalle migliori intenzioni.

Ciascuna di queste tre patologie ha ovviamente i suoi specifici rimedi, ma esiste un farmaco generale: la testimonianza di chi è ancora abbastanza sano o, se preferite, non del tutto rimbecillito.

Ebbene, si dà il caso che i piccoli – ancora non indottrinati dalla televisione e dall’università, con la prima che fiacca i neuroni dei molti e la seconda i molti neuroni dei pochi – siano del tutto sani e capaci di testimoniare la ragionevolezza perduta.

Per questo può accadere che Gesù Bambino sia difeso d’ufficio da una bambina e che, in una scuola elementare, gli allievi non soltanto superino ma surclassino i maestri.

C’è dunque da essere profondamente grati ad Angela, nome di fantasia di colei che ha avviato la raccolta firme per evitare lo svilimento laico della canzone «Natale in allegria», per ciò che ha fatto.

Sì, perché ha dimostrato che a 10 anni si può saperla più lunga di chi magari ha letto 1000 libri; perché andando a lezione ha finito col darne a sua volta una – e che lezione, e perché spiegando che Gesù non si tocca qualcosa, in realtà, ha toccato: i cuori sonnolenti di chi è stato poi costretto a darle ragione.

Il sacrosanto rispetto dei minori, che meritano di essere lasciati in pace, viene ovviamente prima di tutto, ma mi chiedo quante meraviglie perdute potremmo riscoprire grazie ad Angela e i suoi amici, quanta vera saggezza giaccia sepolta da finta cultura, insomma quante cose siano nascoste agli intellettuali per essere, in esclusiva assoluta, «rivelate ai piccoli».

 

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