Festa della Divina Misericordia

Misericordia e Giustizia

II 30 Aprile del 2000, durante la Solenne Celebrazione Eucaristica per la Canonizzazione della Suor Maria Faustina Kowalska, San Giovanni Paolo II stabilì che la prima domenica dopo Pasqua fosse proclamata “Festa della Divina Misericordia”, come aveva chiesto Gesù alla suora polacca sin dal 1931.

« Nessun’anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia e perciò la prima domenica dopo Pasqua deve essere la festa della Misericordia ed i sacerdoti in quel giorno debbono parlare alle anime della Mia grande ed insondabile Misericordia »

Il successivo 5 maggio la Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, su indicazione di papa Wojtyla, emanò il Decreto di istituzione della festa arricchendola dell’indulgenza plenaria.

 «Questa festa – aveva detto Gesù a Suor Faustina – è uscita dalle viscere della Mia Misericordia ed è confermata nell’abisso delle Mie grazie. Ogni anima che crede ed ha fiducia nella Mia Misericordia la otterrà. In quel giorno chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene.»

« In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. (…) Nessun’anima abbia paura di accostarsi a me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto »

« Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione. Concedo loro l’ultima tavola di salvezza, cioè la festa della Mia Misericordia. Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre »


Ma che cos’è questa Misericordia che ci offre Gesù
?

Nella sua lettera enciclica “Dives in Misericordia” San Giovanni Paolo II ci ricorda che “già l’Antico Testamento, valendosi di diversi concetti e termini, quell’attributo della divinità l’ha definito «misericordia». Cristo poi conferisce a tutta la tradizione vetero-testamentaria della misericordia divina un significato definitivo.

Non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui – e in lui la trova – Dio diventa particolarmente «visibile» quale Padre «ricco di misericordia»” (Ef  2, 4).

La mentalità contemporanea – continua il pontefice – forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia.

La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra.”

Leggendo queste considerazione possiamo tranquillamente concludere che l’uomo moderno ha acquisito il peccato di Lucifero, cioè la superbia, credendo di poter fare a meno di Dio e quindi della sua misericordia.

Non è un caso che Gesù abbia chiesto che la festa della Divina Misericordia venisse celebrata la domenica successiva a quella in cui si commemora la sua Resurrezione, dopo i giorni in cui vengono ricordati la sua Passione e Morte, perché Egli ha contrapposto l’umiltà alla superbia, la sottomissione alla protervia, l’ubbidienza alla ribellione, l‘amore all’odio.

Afferma il pontefice: “Nella passione e morte di Cristo – nel fatto che il Padre non risparmiò il suo Figlio, ma «lo trattò da peccato in nostro favore» – si esprime la giustizia assoluta, perché Cristo subisce la passione e la croce a causa dei peccati dell’umanità.

Ciò è addirittura una «sovrabbondanza» della giustizia, perché i peccati dell’uomo vengono «compensati» dal sacrificio dell’Uomo-Dio. Tuttavia, tale giustizia, che è propriamente giustizia «su misura» di Dio, nasce tutta dall’amore: dall’amore del Padre e del Figlio, e fruttifica tutta nell’amore. Proprio per questo la giustizia divina rivelata nella croce di Cristo è «su misura» di Dio, perché nasce dall’amore e nell’amore si compie, generando frutti di salvezza.”

Quindi noi possiamo concludere che la Misericordia di Dio è sempre associata alla sua Giustizia,  che è soddisfatta dal pentimento del male fatto e dalla riparazione delle colpe commesse.

Ma, a imitazione di Cristo, anche noi dobbiamo usare il perdono e la misericordia verso i nostri fratelli, infatti papa Woityla nella sua enciclica menziona la parabola del Figliuol prodigo come esempio di misericordia umana e cita le parole del discorso della montagna: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Leggiamo a questo proposito nella Somma Teologica di S. Tommaso d’Aquino: “Alcune opere di Dio sono attribuite alla misericordia, come la giustificazione del peccatore; ed altre sono attribuite alla giustizia, come la dannazione degli empi. Per cui dice S. Giacomo: Il giudizio sarà senza misericordia per chi non avrà usato misericordia. Dunque in ogni opera di Dio si manifesta la giustizia e la misericordia.” (Soma teologica I-21)

Ci spiega il teologo Adolfo Tanquerey: “Cristo sottolinea con tanta insistenza la necessità di perdonare gli altri che a Pietro, il quale gli aveva chiesto quante volte avrebbe dovuto perdonare il prossimo, indicò la cifra simbolica di «settanta volte sette», volendo dire con questo che avrebbe dovuto saper perdonare a ciascuno ed ogni volta.

È ovvio che una così generosa esigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia. La giustizia propriamente intesa costituisce per così dire lo scopo del perdono. In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono.”

Leggiamo infatti ancora in S. Tommaso: “Anche nel fatto che i giusti sono puniti in questo mondo appare la giustizia e la misericordia, inquantoché per mezzo di tali afflizioni i giusti si purificano da certi difetti, e distaccandosi dall’affetto delle cose terrene si innalzano maggiormente a Dio, secondo il detto di S. Gregorio [Mor. 26, 13]: I mali che ci opprimono in questo mondo ci spingono ad andare a Dio.

Alla mistica ungherese Suor Maria Natalia Magdolna Gesù rivela: “Il mio braccio è al tempo stesso amore e misericordia: misericordia per coloro che mi amano e punizione per coloro che rifiutano di accettarlo”.

Questo suo agire è ben spiegato da Gesù a Santa Faustina : «Scrivi: sono tre volte santo ed ho orrore del più piccolo peccato. Non posso amare un’anima macchiata dal peccato, ma quando si pente, la Mia generosità non ha limiti verso di lei. La Mia Misericordia l’abbraccia e la perdona. Con la Mia Misericordia inseguo i peccatori su tutte le loro strade ed il Mio Cuore gioisce quando essi ritornano da Me.

Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. Dì ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batterà per Me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi contro di essi, abbandonandoli a se stessi e dò loro quello che desiderano»

 

La tavola di salvezza, cioè il ricorso alla Divina Misericordia, è offerta a tutti.

«Figlia Mia, scrivi queste parole: «Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e ne diffonderanno il culto, esortando altre anime alla fiducia nella Mia Misericordia, queste anime nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia le proteggerà in quell’ultima lotta… Figlia Mia, esorta le anime a recitare la coroncina che ti ho dato.

Proclama che nessun’anima, che ha invocato la Mia Misericordia, è rimasta delusa né confusa. Scrivi che quando verrà recitata la coroncina vicino agli agonizzanti, Mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso»

 

Se esiste una giustizia correttiva per le singole anime, ne esiste una anche per i popoli.

Racconta Suor Faustina nel suo Diario: “La sera, mentre ero nella mia cella, vidi un Angelo che era l’esecutore dell’ira di Dio. Aveva una veste chiara ed il volto risplendente; una nuvola sotto i piedi e dalla nuvola uscivano fulmini e lampi che andavano nelle sue mani e dalle sue mani partivano e colpivano la terra.

Quando vidi quel segno della collera di Dio che doveva colpire la terra ed in particolare un certo luogo, che per giusti motivi non posso nominare, cominciai a pregare l’Angelo, perché si fermasse per qualche momento ed il mondo avrebbe fatto penitenza.

Cominciai a implorare Dio per il mondo con parole che si udivano interiormente. Mentre pregavo così vidi l’impotenza dell’Angelo che non poté compiere la giusta punizione, che era equamente dovuta per i peccati. Non avevo ancora mai pregato con una tale potenza interiore come allora.

Le parole con le quali ho supplicato Dio sono le seguenti: « Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, per i peccati nostri e del mondo intero; per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi ».

Uno dei tanti episodi analoghi accadde a Roma nel 590 d.C.

Papa S. Gregorio Magno mentre guidava una processione facendo pregare S. Michele Arcangelo perché impetrasse la fine della pestilenza che affliggeva la città, vide sul monte Aventino un Angelo che rinfoderava una spada e capì che le preghiere erano state accolte dal Signore. Da allora il castello costruito su quel monte si chiama Castel S. Angelo.

Parimenti a Fatima, nell’apparizione del 13 luglio 1917, la Madonna avvertì: «La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio ne scoppierà una peggiore». E non avendo l’umanità smesso di offenderlo, così avvenne.

Afferma don Dolindo Ruotolo, mistico del novecento: “Che cosa credete voi che sia la misericordia? Non è solo l’indulgenza, ma è anche il rimedio, la medicina, l’operazione chirurgica. La prima misericordia che deve avere questa povera terra, e la Chiesa per prima, dev’essere purificazione”.

Il modo per ottenere la misericordia di Dio ed evitare di incorrere nella sua giustizia ce l’offre la stessa Vergine Maria nel sublime cantico del Magnificat quando, lodando Dio, dichiara che  di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono, cioè su coloro che possiedono il “timor di Dio”, che è uno dei doni dello Spirito Santo.

Tale timore deve intendersi sotto vari aspetti: sia come atteggiamento reverenziale, amore per Dio e osservanza dei suoi Comandamenti, sia come preoccupazione di non offenderlo e di non essere condannati nel tempo del giudizio, tempo che farà tremare di paura i peccatori ma che sarà pure quello in cui Dio “ricompenserà coloro che temono il suo nome”, come profetizzato in Apocalisse 11,18 e come si legge negli Atti degli Apostoli: “Pietro allora prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (Atti 10, 34-35)

Perciò noi, perseverando nella fede fino alla fine dei nostri giorni, potremo far nostro il Salmo 86: Misericordias Domini in aeternum cantabo, canterò in eterno le misericordie di Dio.

 

Paola de Lillo