Il caso di Leah: imparare la passione per la verità fa trovare la felicità.

Immaginate che uno di questi giorni un intellettuale come Paolo Flores d’Arcais o Piergiorgio Odifreddi o Giulio Giorello o addirittura Eugenio Scalfari annunciasse di aver finora sbagliato strada e di essersi convertito. In Italia (che è la patria del partito preso) sembra quasi impossibile. In America non lo è affatto. E’ accaduto in questi ultimi anni – per fare un esempio – col filosofo Antony Flew che era il massimo esponente dell’ateismo filosofico nel mondo (con tutto il rispetto, immensamente più autorevole di tutti gli intellettuali italici citati all’inizio).

Perché e come questo grande pensatore è arrivato a bocciare tutto quello che aveva scritto a favore dell’ateismo e ad argomentare la sua raggiunta certezza razionale dell’esistenza di Dio lo si può leggere nel suo formidabile libro, “There is a God”.

All’origine della sua conversione – come ha spiegato – c’è stata la decisione che prese da giovane in base al principio socratico: “seguire l’evidenza ovunque essa possa condurre”.

Ebbene, l’evidenza – soprattutto quella scientifica, attraverso Einstein – lo ha condotto a Dio.

Questo filosofo dimostra una totale libertà dai preconcetti, dal partito preso e una passione per la ricerca della verità che difficilmente si trovano nel nostro establishment intellettuale.

In questi giorni negli Stati Uniti è accaduto un altro caso che ha fatto impressione (e che è stato riferito nei dettagli dall’agenzia Zenit di cui qui mi avvalgo).

Stavolta la protagonista è una giovane intellettuale, una filosofa di Yale, Leah Libresco, collaboratrice dell’Huffington Post e popolare punto di riferimento del “Patheos Atheist Portal”.

Ebbene adesso questo blog “ateista”, seguito da migliaia di persone, ha cambiato nome ed è diventato “Patheos Catholic channel”.

La clamorosa conversione è stata annunciata dalla stessa Leah il 18 giugno scorso e ha scatenato milioni di commenti.

Delusi e contrariati i suoi sostenitori. Entusiasti i credenti – un tempo suoi avversari – qualcuno dei quali le ha scritto: “sono felice per te. Ho pregato tanto. L’avventura è appena cominciata”.

Leah descrive con semplicità il suo itinerario intellettuale e umano: “Per anni ho tentato di argomentare da dove derivasse la legge morale universale che riconoscevo presente in me”, una morale “oggettiva come lo è la matematica e le leggi fisiche”.

Aveva cercato questo fondamento in vari modi, nella filosofia, nella psicologia evolutiva, ma alla fine – con sua stessa sorpresa – si è arresa all’evidenza: questo fondamento stava solo nel cattolicesimo.

La Libresco, lealmente, riconosce: “non pensavo affatto che la risposta fosse lì”, ma “non potevo più nascondere che il cristianesimo dimostrasse meglio di ogni altra filosofia quello che riconoscevo già come vero: una morale dentro di me che però il mio ateismo non riusciva a spiegare”.

In queste parole dell’intellettuale americana c’è la stessa lealtà che ha portato alla conversione di Flew. E’ la stessa disponibilità ad abbandonare idee precedenti una volta riconosciute sbagliate.

La stessa libertà di abbracciare la verità dovunque essa si manifesti. D’altra parte diceva Eraclito: “Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi”.

La Libresco – paladina dell’ateismo – non si sarebbe mai aspettata di diventare cattolica, ma oggi sta seguendo un corso per la preparazione al battesimo.

E alla Cnn che è andata a intervistarla ha confidato: “E’ bellissimo partecipare alla Messa e sapere che lì c’è Dio fatto carne, un fatto che spiega tante cose altrimenti inspiegabili”.

L’Huffington Post, riprendendo la Cnn, ha dato la notizia così: “Prominent atheist blogger converts to catholicism”.

Questa svolta nel pensiero e nella vita di Leah Libresco – essendo un’intellettuale – è stata alimentata dal suo incontro con le opere di alcuni grandi convertiti del Novecento, come Gilbert K. Chesterton, Clive S. Lewis e Alasdair MacIntyre.

E proprio in “Ortodossia” di Chesterton – che Leah indica fra le sue letture di conversione – si trova un pensiero che un po’ spiega il suo cammino: “Quando fantasticavo di stare in piedi da me solo” scriveva il grande inglese “mi trovavo in questa ridicola posizione: che mi appoggiavo, senza saperlo, a tutto il Cristianesimo”.

Ad accompagnare la Libresco in questa scoperta però è stato anche un altro incontro semplice e umano. Lo ha raccontato lei stessa.

Stava partecipando a un dibattito con gli studenti di Yale. Si discuteva sull’origine della legge morale. L’intellettuale ricorda che fu interrotta da uno studente che le chiedeva di dire quale fosse – secondo lei – il suo fondamento.

Lei rispose sinceramente di non saperlo. Lui la incalzò, ma lei non sapeva dare una giustificazione ragionevole a quei principi che sentiva assoluti.

A questo punto il ragazzo espose il suo punto di vista e – ricorda la Libresco – “io mi accorsi che, come lui, credevo che la morale fosse oggettiva, un dato indipendente dalla volontà umana”, qualcosa che faceva parte di “un ordine che qualcuno doveva aver pensato”.

Era la scoperta che la Verità esiste e non l’hanno inventata gli uomini, ma Colui che ha fatto gli uomini. Ora la Libresco scopriva che la Verità “che intuivo, è vivente e si è fatta uomo”. Lo annunciavano i cristiani da duemila anni.

A questo punto – sorprendente – l’intellettuale chiese al giovane: “dunque tu cosa suggerisci di fare?”. Lui le propose di pregare insieme e da allora l’ex filosofa atea prega ogni giorno i salmi dal libro delle ore, con quello studente “e anche da sola”.

La Libresco si è coinvolta con una comunità cattolica (perché la fede non si può vivere da soli), suscitando l’ovvio scandalo degli ambienti che frequentava prima, e oggi afferma: “sono felice”.

Sostiene che la fede cattolica “è ragionevole”, si sente “rinata” e con umorismo chestertoniano dice che il periodo più bello della vita è “quello in cui ti rendi conto che quasi tutto quello che ritenevi vero, in realtà è falso”.

Certo, un caso come questo non accade tutti i giorni. Soprattutto è raro trovare in un’intellettuale l’umiltà di imparare pubblicamente da uno studente e così addirittura capovolgere la propria vita.

Sicuramente gli intellettuali americani hanno anch’essi i loro difetti. Ma mostrano spesso questa qualità che sembra così difficile da reperire fra i nostri intellettuali: la libertà, la disponibilità ad avventurarsi alla scoperta della verità, dovunque essa porti.

Parlo della libertà vera, quella dai preconcetti, dalla propria immagine pubblica, dal partito preso e specialmente dalle ideologie che rappresentano il partito preso più pericoloso e oscurantista.

Sempre il solito Chesterton in “Ortodossia” osservava: “Di quanto la religione si allontana da noi, di altrettanto si allontana la ragione”.

 Antonio Socci

Da “Libero”, 2 agosto 2012

Fonte: Lo Straniero– Il blog di Antonio Socci