Il ‘dalli a CL’ è il tentativo di delegittimare un’esperienza cristiana – di Assuntina Morresi

In politica è difficile credere a coincidenze casuali. Specie in tempi come questi. Dopo mesi e mesi di feroci attacchi al governatore della Lombardia “ciellino” Roberto Formigoni, ecco che in piena bagarre elettorale, con un tempismo a dir poco sorprendente, il Meeting “ciellino” di Rimini è nell’occhio del ciclone.

I risultati dell’amministrazione Formigoni in Lombardia sono a dir poco eccellenti, noti a tutti, ma non è bastato per reggere all’assalto dei media che hanno dipinto la regione come “sommersa dagli scandali”, mentre l’icona fotografica del malcostume lombardo è stata quella del tuffo di Formigoni da uno yacht.

Che c’entra con il malaffare? C’entra, perché per colpire il bersaglio bisogna formulare un’accusa infamante, di quelle che gettano discredito morale: Formigoni è sempre qualificato come “ciellino”, con tono vagamente sprezzante, e sostanzialmente accusato di essere un incoerente peccatore, povero per scelta formale ma con vacanze da ricco nababbo (ma nessuno intanto critica gli stili di vita incongruenti dei rivoluzionari da salotto, che girano con l’autista e vanno in vacanza nelle suite a cinque stelle).

Sempre “ciellino” è il Meeting di Rimini, e l’accusa di truffa alla manifestazione pubblica più importante in ambito cattolico fa il paio con quella alle vacanze di Formigoni. Questi cattolici furbastri beccati con le mani nella marmellata, incoerenti, si legge fra le righe (intanto sequestrano un milione di euro per una presunta truffa da trecentomila).

Sia Formigoni che il Meeting si difendono e protestano con forza la loro innocenza, e sarà il tempo a dirci cosa veramente sta accadendo in questi giorni. Se qualcuno ha sbagliato, pagherà. Se saranno accertati reati, saranno puniti secondo la legge. Ma sicuramente certi pulpiti si prestano male alle lezioni di coerenza personale e dirittura morale a cui stiamo assistendo.
E’ difficile invece scrollarsi di dosso il sospetto che il tentativo in atto sia quello di delegittimare un’esperienza cristiana che, con tutti i limiti che ogni esperienza umana porta con sé, ha costruito in questi decenni un tessuto sociale, una rete di rapporti umani, una realtà di opere vive, in altre parole, un popolo.

Fonte: L’Occidentale