Il riscatto della sovranità monetaria dell’Italia

L’attuale crisi economica che ha investito l’Europa e l’Italia non è dovuta a fatti economici tangibili e oggettivi (carestie, mancanza di materie prime o di manodopera, o altro) ma è essenzialmente nipote della crisi finanziaria dei mutui cosiddetti “subprime” avvenuta negli Stati Uniti nel 2008, e figlia di una crisi finanziaria europea che vede i rubinetti della liquidità ridursi ai minimi storici da parte delle banche a causa della sfiducia delle stesse nella capacità dei soggetti, sia privati che istituzionali, di restituire i prestiti concessi.

L’attuale sistema monetario vede gli stati aderenti al trattato di Maastricht nell’impossibilità di stampare moneta per far fronte alle loro spese (previdenza sociale, pubblica amministrazione, sanità, mantenimento classe politica ed altro ancora), dovendo ricorrere al sistema dell’emissione di certificati di debito (i btp) immessi sul mercato tramite il sistema bancario completamente privatizzato.

Questa “demonetizzazione” dell’economia europea, ed in particolare di quella italiana, unita ad un aumento della pressione fiscale sta letteralmente soffocando la nostra capacità di fare impresa e deprimendo l’economia. La liquidità sta all’economia come il sangue sta al corpo umano, per quanto questo possa essere sano e muscoloso, se viene a mancare il sangue, deperisce e muore in pochi minuti. È anche ipotizzabile che questo rallentamento della liquidità sia provocato ad arte dai grandi poteri economico-finanziari di alcuni per poter di fatto imporre una sorta di “schiavitù” fiscale ai popoli che hanno adottato l’Euro.

Guardando il caso della Grecia e dell’Italia, l’imposizione di governi tecnici, in buona fede magari, da parte delle istituzioni, corrisponde di fatto alla perdita della democrazia sostanziale. L’uscita da questo tipo di Euro diventa quindi non solo un’emergenza economica, ma anche e soprattutto democratica, perchè di fatto impedisce ai popoli di poter scegliere autonomamente, magari male, ma per lo meno liberamente, i propri governanti.

L’attuale sistema monetario obbliga gli aderenti al trattato di Maastricht (con deroghe speciali per Gran Bretagna e Danimarca) a rinunciare alla circolazione della moneta nazionale e riconoscere solo l’Euro come moneta circolante sul territorio. L’istituto preposto all’emissione dell’Euro è la BCE, Banca Centrale Europea, banca privata di proprietà delle banche nazionali dei vari stati aderenti, anch’esse in gran parte private. Il sistema di adozione è quantomeno “singolare”: la BCE emette nuova moneta prestandola alle banche private (che poi vendono sul mercato i loro titoli privati in cambio di titoli di debito degli stati aderenti), ascrivendo a passivo il valore nominale della moneta emessa e ad attivo il corrispondente valore mobiliare, tipo titolo di debito o altro. Così facendo ottiene:

1. Indebitamento del mercato per l’intero circolante

2. Scambio alla pari di carta moneta di valore reale nullo o quasi (tra l’altro solo il 10% di essa viene effettivamente stampato, il resto è circolante elettronico) con valori mobiliari con tasso d’interesse reale.

In questo modo, sia in recessione che in espansione economica, la BCE emette carta e incamera interessi, quindi ci guadagna sempre.

Questo giochetto contabile consente oggi alle banche private di farsi prestare soldi dalla BCE all’1% (scambiandoli quindi con loro obbligazioni all’1%) con i quali poi comprare titoli di debito nazionali al 6 o 7% (come nel caso italiano), ottenendo tre risultati straordinari:

1. Creazione di valore apparente (differenziale tra interesse dovuto e lucrato) da semplici operazioni contabili

2. Requisizione della liquidità che dovrebbe asservire l’economia per operazioni contabili a valore aggiunto zero

3. Aumento dell’indebitamento delle nazioni verso il sistema bancario, e quindi la loro dipendenza da esso

Il sistema attuale del debito come unica risorsa per gli Stati nazionali al fine di finanziare il loro funzionamento, ha prodotto già i suoi effetti: impoverimento della popolazione, crisi, fallimenti a catena dei più deboli e piccoli, indebitamento e dipendenza totale dai dettami del politburo della Banca Centrale Europea e i suoi gruppi finanziari più vicini.

Come uscire dal problema?

Io amo l’Italia sostiene da tempo che la divergenza eco- nomica dei paesi dell’Euro, e l’utilizzo ideologico della stessa moneta, ha condotto all’impo- verimento di tutti i cittadini europei, ed in particolare di quelli degli Stati periferici della zona Euro. Dopo 10 anni dall’entrata in vigore, la moneta unica si rivela produttrice di disoccupazione, perdita di potere d’acquisto, delocalizzazione del lavoro in zona noneuro, strangolando le finanze pubbliche dei paesi più deboli, costringendone i governi ad implementare politiche finanziarie di “saccheggio sociale” sotto la morsa del FIM, la Commissione europea e la BCE. È preferibile preparare un Piano B, piuttosto che subire passivamente vista la violentissima crisi economica che è stata determinata da più azioni combinate, tutte convergenti a raggiungere il risultato di provocare la repentina contrazione di liquidità in tutti i settori del mercato produttivo, sfociata nella violenta diminuzione della circolazione monetaria e nell’esplosione dei debiti, sia pubblici che privati.

A questa chiara diagnosi, l’unica corretta ed appropriata terapia possibile, in grado di essere compresa anche dal comune buonsenso, è quella di ripristinare sul mercato nazionale la necessaria liquidità, sottratta dall’apparato bancario monetario, nel clima della più assoluta latitanza della politica, senza sostenere altri costi ed accendere nuovi debiti. Questa indispensabile condizione, la si consegue unicamente con il ritorno da parte dello Stato all’emissione monetaria diretta, in nome e per conto dei propri cittadini, come abbiamo dimostrato di saper ben fare per cento anni, dal 1874 al 1975.

FonteIo Amo l’Italia