Il solito pregiudizio anticattolico – di Rino Cammilleri

Rino CammilleriSiccome sulla strage islamista di Parigi non c’è stato alcuno che non abbia detto la sua, anche l’illustre editorialista del Corriere della Sera, Piero Ostellino, non ha resistito. Intellettuale stimato, Ostellino, si sa, si è sempre distinto per le sue posizioni liberali anche quando queste erano in contrasto col mainstream politicamente corretto (cioè, di sinistra).

Tuttavia, con gran rispetto per l’anziano commentatore, l’ultimo suo articolo (9 gennaio), lascia l’impressione di avere a che fare con un maître à penser che sa tutto del liberalismo e non molto del resto. Insomma, uno che avrà anche letto e ponzato sui sacri testi liberali, magari anche classici come quelli di Voltaire, ma per il quale la storia è cominciata col 1789: per quel che c’era prima non c’è mai stato bisogno di approfondire né riflettere.

Così, il Nostro condisce la sua deprecazione per l’integralismo islamico con qualche affermazione di (chiedo scusa per l’eufemismo) non grande spessore. Non si offenda, abbiamo già esternato la nostra stima. Ma proprio la stima rende più cruda la delusione.

Sì, perché cascano le braccia quando leggi frasi da vulgata risorgimentale, roba che sarebbe stata benissimo in bocca a Garibaldi. Il quale non è certo passato alla storia dei Due Mondi per l’ampiezza del bagaglio culturale.

Ecco, dunque, una prima ostellinata: l’islam «diverso dalla scelta di distinzione e separazione tra religione e politica che l’Occidente ha già operato, con l’uscita dal Medioevo, nel ‘600 e nel ‘700».

Bisogna sempre, ahimè, ricordare ai cosiddetti laici che il Vangelo è uno dei classici di cui nessuno, dico nessuno, può fare a meno se non vuole passare da ignorante sic ac simpliciter. Anche Robespierre, Marx, Hitler e Stalin l’avevano letto prima di sputarci sopra.

È da Vangelo la frase «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio», detta dal fondatore del cristianesimo. Dunque, la distinzione tra politica e religione risale all’anno 30, non al 1789.

A volere essere pignoli (ma con un intellettuale della caratura di Ostellino sarebbe irrispettoso non esserlo), l’«uscita dal Medioevo» risale al ‘400, non al ‘600 né tampoco al ‘700. Ed è di due secoli prima – dunque, ben «medievale» – quella Lotta per le Investiture con cui la Chiesa pregò il Potere Civile di farsi i fatti suoi.

Fu lotta faticosa, lunga e con qualche morto ammazzato. Ma era il Potere Civile a volere mettere bocca nella religione, non viceversa. E fu Lutero, personaggio caro alla vulgata “laica”, a rimettere la religione nelle mani del Potere Civile, vanificando secoli di fatiche.

 

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