In ricordo di Guy Fawkes, papista e bombarolo – di Marco Mancini

Era la notte tra il 4 e il 5 novembre 1605, quando Guy Fawkes, ex-soldato di ventura, veniva fermato in una cantina da un drappello di armati al servizio della Corona inglese, mentre si preparava a far saltare in aria la Camera dei Lord con 36 barili di polvere da sparo, nel giorno della cerimonia d’apertura del Parlamento.

Veniva così sventata la cosiddetta “Congiura delle polveri”, ideata l’anno precedente da Robert Catesby e organizzata da un gruppo di cospiratori cattolici con l’intento di uccidere il re Giacomo I Stuart e il suo governo, onde ottenere, magari con l’ascesa al trono di sua figlia Elisabetta, una politica di maggiore tolleranza nei confronti dei cattolici delle Isole britanniche. Una data da ricordare non tanto per l’antiparlamentarismo che da tempo immemore connota il sottoscritto, ma anche e soprattutto perché ci consente di rievocare la dura oppressione a cui i nostri fratelli nella fede furono sottoposti nei primi secoli dell’Inghilterra anglicana.

A partire dall’Atto di Supremazia di Enrico VIII (1534), infatti, la condizione dei “papisti”, come i cattolici venivano chiamati con disprezzo, si era fatta durissima: essi subirono una vera e propria persecuzione, che in 150 anni provocò decine di migliaia di morti e fu interrotta solo durante il breve regno della cattolica Maria Tudor (1553-1558), soprannominata dai vincitori “la Sanguinaria” per la durezza usata nei confronti dei protestanti, nel tentativo di restaurare il cattolicesimo nel Regno. Cattolicesimo che continuò a essere professato dalla maggioranza della popolazione, di ogni ceto sociale, anche negli anni immediatamente successivi allo scisma e che fu espiantato a viva forza dall’anima degli inglesi con la persecuzione, specie durante il regno di Elisabetta I. Ovunque si osservava, come commentavano i visitatori inviati dalla Corona, “troppa caparbietà e ostinazione nel conservare le abitudini religiose papiste”.
I “papisti”, in quanto fedeli all’autorità di Roma, erano considerati colpevoli di alto tradimento, rifiutandosi del resto di riconoscere al re il titolo di Capo della Chiesa anglicana. Il clero cattolico, in particolare, fu bandito dal territorio inglese: questo, tuttavia, non impedì che sull’isola si continuasse a celebrare il Sacrificio, grazie al coraggio di tanti sacerdoti, soprattutto gesuiti, che dopo aver studiato nei seminari romani o francesi tornavano clandestinamente in patria, accolti da una vera e propria rete di protezione. Nelle residenze di campagna dell’aristocrazia cattolica erano spesso presenti nascondigli e passaggi segreti (se n’è avuta un’eco anche nell’ultimo film della serie di 007, “Skyfall”), che consentivano ai sacerdoti di sfuggire alle perquisizioni operate dalla soldataglia anglicana. Tra i tanti cripto-cattolici, figurava probabilmente anche William Shakespeare, ma di questo parleremo (forse) un’altra volta.
In questa situazione, l’ascesa al trono d’Inghilterra dello scozzese Giacomo I Stuart, figlio della cattolica Maria (la Maria Stuarda fatta uccidere da Elisabetta I), regina di Scozia, aveva creato nei sudditi cattolici la speranza di una piena tolleranza. Dopo alcune mosse iniziali, che sembravano andare in questa direzione, il re decise però di rinfocolare la polemica anti-papista, spingendo così i congiurati all’azione. Solo una lettera inviata al nobile cattolico lord Monteagle con l’intento di preannunciargli l’attentato e di metterlo così in salvo consentì la scoperta del piano.
A seguito di diversi interrogatori e di durissime torture, Guy Fawkes fu costretto a confessare i nomi dei suoi complici. Anche tre sacerdoti gesuiti, che pure erano o ignari di tutto o impediti dal rivelare il complotto in virtù del segreto confessionale, furono successivamente coinvolti: uno di loro, padre Henry Garnet, venne condannato e ucciso insieme ai congiurati. Gli fu risparmiata, tuttavia, la tremenda fine alla quale furono sottoposti Fawkes e i suoi compagni: essi furono impiccati e i loro corpi sventrati e squartati mentre erano ancora vivi, una prassi riservata ai condannati per alto tradimento.
In un’epoca in cui l’immagine di Fawkes viene abusivamente sfruttata, in virtù del fumetto “V per Vendetta” e del film ad esso ispirato, dai pirati di Anonymous e da altri gruppuscoli di stampo nichilista e anarcoide, è il caso di ricordare la ragione per la quale egli e i suoi compagni sacrificarono la vita, vale a dire la fedeltà alla Chiesa di Roma e l’amore per la Santa Eucarestia. Onore a Guy Fawkes, papista e bombarolo!