Israele annuncia 3 mila nuovi insediamenti. Palestina: andremo alla Corte penale internazionale

Israele non ha digerito la decisione unilaterale della Palestina di chiedere e ottenere il riconoscimento  dall’Assemblea generale dell’Onu come Stato non membro osservatore. Così, ieri  il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che Israele costruirà 3 mila  nuove case per i coloni a Gerusalemme est e in Cisgiordania.

 

Abu Mazen, leader  del partito Al Fatah, chiede da anni come precondizione al ritorno al tavolo  della pace con Tel Aviv che gli insediamenti dei coloni si fermino.

 

TAGLIARE IN DUE LA CISGIORDANIA.Le nuove case saranno  costruite in aree dove esiste già un forte contenzioso con i palestinesi. Tra  queste c’è anche l’area E1, tra Maaleh Adumim e Gerusalemme, dove i fabbricati  taglieranno in due la Cisgiordania separandola in Cisgiordania del sud e del  nord. Netanyahu aveva di recente promesso a Barack Obama che questo progetto  sarebbe stato abbandonato. L’Autorità nazionale palestinese ha reagito  duramente: «È un’aggressione israeliana contro uno Stato e il mondo si deve  assumere la responsabilità» ha affermato Hanan Ashrawi (Olp). Poi è intervenuto  anche Abu Mazen, presidente dell’Anp: «Vogliamo una ripresa dei negoziati e  siamo pronti a farlo. Ma esistono almeno quindici risoluzioni dell’Onu che  considerano la colonizzazione illegale e un ostacolo alla pace». Ha anche  avvertito, come molti temevano, che se la Palestina «sarà aggredita i  palestinesi hanno il diritto di ricorrere alla Corte penale internazionale».

 

MOSSE CHE ALLONTANANO DALLA PACE. Per gli Stati Uniti il  nuovo piano di insediamenti «è controproducente e rende più difficile  rianimare i negoziati di pace». La Casa Bianca aveva precedentemente ricordato  come ritenesse anche la richiesta della Palestina all’Onu una mossa non in grado  di aiutare il processo di pace. Duro anche il commento dell’ambasciatore  israeliano presso la Santa Sede, Zion Evrony:«La via per la pace va da  Gerusalemme a Ramallah e non passa per New York. Il solo modo per raggiungerla è  attraverso accordi diretti tra le due parti». Tradotto: l’Assemblea generale  delle Nazioni Unite non ha il potere di garantirne il riconoscimento di uno  Stato.

 
Fonte: Tempi.it