« La Chiesa sta sprofondando, ma il Vaticano lancia la crociata contro Salvini » di Antonio Socci

Ma che sta succedendo nella Chiesa cattolica? La situazione non è solo catastrofica: è anche assurda. Infatti la realtà parla di chiese che si svuotano drammaticamente in Occidente e di un Oriente dove i cristiani sono duramente perseguitati. La realtà parla di sparizione dei tradizionali movimenti cattolici, di scontri interni alla Curia, di continui scandali e di enorme confusione fra i fedeli per le trovate rivoluzionarie di papa Bergoglio (che nei giorni scorsi ha pure “dimenticato” il dogma dell’Immacolata Concezione).

Ma di tutto questo gli ecclesiastici non si occupano e non si preoccupano. Ai pastori non interessano le pecore che si stanno smarrendo e disperdendo.

La casta ecclesiastica è tutta presa dalla politica. E’ una vera febbre. Già questo è surreale, ma non basta. Infatti non vogliono portare nella politica la “dottrina sociale” della Chiesa o i “principi non negoziabili”, come si potrebbe credere. Seguendo il verbo bergogliano hanno un solo tema teologico-politico da affermare con piglio fondamentalista: i migranti.

Dunque i migranti ormai sono diventati la loro bandiera ideologica da sventolare, ma anche, addirittura, una sorta di soggetto messianico con cui ribaltare l’annuncio cristiano, perfino nel presepio: come se gli angeli avessero annunciato ai pastori l’arrivo del “migrante Gesù”, anziché la nascita del Figlio di Dio.

Secondo il sentire comune della gente, gli ecclesiastici ormai si occupano solo di migranti, solo di loro parlano. E in effetti le gerarchie clericali si tuffano in politica con il preciso intento fare la guerra a Salvini: è lui il Satana a cui gridare “Vade retro!”, come proclamò la nota copertina di “Famiglia cristiana”.

Proprio lui, che pure ha pubblicamente dichiarato di voler difendere le nostre radici cristiane, è il Male contro cui il mondo clericale si mobilita e si scatena.

Ieri Salvini, dall’Abruzzo, ha risposto: “sono un peccatore, ma non fesso. Quest’anno invece che 120 mila, ne sono arrivati solo 20 mila: 100 mila in meno, con un miliardo di risparmio, molti morti in meno e molti reati in meno”.

Significa che il vicepremier non demorde e non vuole che l’Italia torni ad essere il campo profughi d’Europa e d’Africa. La maggioranza degli italiani e dei cattolici la pensa come lui.

Proprio per questo ormai è continua la “chiamata” all’impegno politico contro Salvini, da parte dell’establishment bergogliano.

Rispondono “presente” i giornali clericali, la Cei e – sia pure flebilmente – le associazioni cattoliche (o quello che ne è rimasto).

Ieri perfino l’ex presidente della Cei (oggi presidente dei vescovi europei), il cardinal Bagnasco, arcivescovo di Genova, che finora era considerato uno dei pochi rimasti in linea con il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si è schierato e si è guadagnato il titolo con cui “La Stampa” ha aperto la prima pagina: “ ‘Obiezione di coscienza’. La mossa della Chiesa contro il decreto sicurezza”.

Il riferimento era proprio all’arcivescovo di Genova: “La carica la suona il cardinale Bagnasco” che – secondo il giornale torinese – “schiera la Chiesa sul decreto sicurezza: ‘Sì all’obiezione di coscienza’”.

Sul caso “migranti della Sea Watch” è intervenuto pure mons. Guerino Di Tora, presidente della commissione per le migrazioni della Cei, che ha tuonato: “Chi si tira indietro non ha la coscienza a posto”.

Anche l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, tuona invitando a non “rimanere in silenzio dinnanzi ai disumani decreti che aggravano la sofferenza di chi è vessato da povertà e guerra”.

Non risulta si siano viste le stesse mobilitazioni, né così aspre denunce della chiesa bergogliana, negli ultimi sei anni in cui, grazie all’euro, alle politiche della UE e ai governi italiani allineati ad essa, da noi sono esplose la povertà e la disoccupazione (con migliaia e migliaia di aziende chiuse). 

Né si ricordano mobilitazioni papali e parole di fuoco in favore delle popolazioni terremotate e dei loro inverni al freddo. Sono solo due esempi (si potrebbero aggiungere la legge sulle unioni civili e altre trovate dei precedenti governi che avrebbero dovuto far reagire la Chiesa).

Nelle (tante) invettive politiche ecclesiastiche non si trova mai la critica all’Unione Europea, anzi: proprio la UE (da non confondere con l’Europa che tutt’altra cosa) sembra sia diventata l’ancora di salvezza politica di questa gerarchia clericale. Proprio questa Unione Europea che è diventata la realtà politica più laicista e anticristiana dell’Occidente. I clericali ne parlano con gli stessi argomenti entusiasti di Emma Bonino.

Quello che però sconcerta la casta ecclesiastica è il fatto che il popolo cattolico non li segua. Anzi, sembra fare la scelta opposta, dando la sua preferenza maggioritaria alla Lega e ad altri gruppi sovranisti.

I cattolici, sia quelli più praticanti, che quelli meno praticanti, preferiscono rifarsi a Giovanni Paolo IIe a Benedetto XVI, cioè al tradizionale insegnamento cattolico, piuttosto che alle “rivoluzioni” bergogliane.

Perciò il disappunto nell’élite clericale è palpabile. Sono generali senza esercito. Lo si percepisce in queste parole di padre Antonio Spadaro, che è lo stratega di papa Bergoglio: “Non basta più formare i giardini delle élite e discutere al caldo dei ‘caminetti’ degli illuminati. Non bastano più le accolte di anime belle… Facciamo discorsi ragionevoli e illuminati, ma la gente è altrove”.

In effetti la gente è altrove, i cattolici dissentono dalla gerarchia bergogliana, applaudendo Salvini. Anche se papa Bergoglio li bastona proclamando che è meglio essere atei che essere cattolici che rifiutano l’invasione migratoria (oltretutto islamica, dunque assai poco integrabile).

I fedeli cattolici (con tutti gli altri) percepiscono, sulla propria pelle, che questo scombussolamento di popoli che entusiasma le élite (anche dell’Onu), è devastante sia per i paesi di arrivo che per i paesi di partenza (la pensano così anche i vescovi africani).

Dunque padre Spadaro vorrebbe riportare “in linea” la gente che è altrove. Così nei giorni scorsi ha preso la parola per vergareuna sorta di Manifesto politico, pubblicandolo sulla rivista dei gesuiti.

Se il Decalogo dato da Dio a Mosè sul Sinai è chiamato “le dieci parole”, padre Spadaro ha voluto far di meglio: a lui bastano “Sette parole per il 2019”per illuminare le genti (così spera).

Purtroppo però sono parole già sentite e risentite, da anni, in qualunque intervento di esponenti del PD e nei quotidiani articoli di “Repubblica”: la paura, le migrazioni, l’Europa, il populismo, la democrazia…

La sensazione è che tutto questo tuonare poi non porti alla formazione di una lista cattolica alle elezioni europee, perché contarsi sarebbe molto controproducente.

I più ritengono che tutto si risolverà in un appoggio ecclesiastico al PD, ancor meglio se guidato da Zingaretti, perché – si dice oltretevere – gli ecclesiastici dell’epoca bergogliana si trovano meglio con i post comunisti che con Renzi.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 6 gennaio 2019

 

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