«La Croix» a colloquio con il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim: abbiamo perso la comprensione del senso morale –

«Abbiamo perso la comprensione di quello che è il senso morale». Il gran rabbino di Francia ama prendere la parola per esprimere una posizione che illumina i dibattiti sociali e fa riflettere, come è accaduto di recente sulla questione «matrimonio per tutti». Per «La Croix» affronta i temi principali che preoccupano la società contemporanea e ricorda il ruolo delle religioni.

Lei dice spesso che la grandezza di una religione sta nella sua capacità di far riflettere. L’impegno intellettuale è per lei un dovere morale? L’ebraismo è un’esigenza etica?

Prima di rispondere affermativamente, mi permetta di dire che è il concetto stesso di etica a essere diventato incoerente. Noi abbiamo ampiamente perso la comprensione, insieme teorica e pratica, di quello che è il senso morale. Perché? Perché l’effetto corrosivo del dominio del mercato non agisce  solo sullo scenario sociale. Viene eroso anche il nostro vocabolario morale, che è indubbiamente la risorsa più importante di cui disponiamo per pensare il nostro futuro.

Sempre più, in questa immensa società di mercato che è diventato il nostro pianeta, siamo giunti a pensare solo in termini di efficacia (come ottenere ciò che vogliamo?) e di terapia (come non sentirsi frustrati rispetto a ciò che vogliamo?). Efficacia e terapia, a volte addirittura infiltrate dentro le religioni monoteistiche, sono più imparentate con la mentalità del marketing — la stimolazione e l’appagamento del desiderio — che con la moralità, ossia con ciò che noi dovremmo desiderare.

 

Nell’ambito pubblico, i due termini che dominano il discorso contemporaneo sono l’autonomia e i diritti, che si conformano con lo spirito del mercato, privilegiando la scelta e scartando  l’ipotesi secondo la quale esisterebbero dei fondamenti oggettivi che consentono di effettuare una scelta piuttosto che un’altra. È diventato così molto difficile riflettere collettivamente su quelli che dovrebbero essere i nostri orientamenti, peraltro i più decisivi che si siano mai presentati all’umanità, che riguardino sia l’ambiente, la politica, l’economia, sia l’idea stessa di famiglia o di matrimonio, la vita e la morte.

Come parlare di un bene che trascende il nostro appagamento particolare e immediato dal momento che abbiamo perso il senso di ciò che sono il dovere, l’obbligo e  il ritegno e non ci resta altro che i nostri desideri che esigono il loro “dovuto”? A parte questa riserva,  l’ebraismo è un’esigenza etica e l’impegno intellettuale è un dovere morale.

 

La crisi economica e finanziaria ci pone di fronte a sfide molto grandi. Cosa ne pensa lei?

Le democrazie liberali occidentali sono mal equipaggiate per farsi carico dei problemi dei più  indigenti tra le vittime della crisi. Non perché non si preoccupano della povertà, ma perché hanno adottato meccanismi che emarginano le considerazioni morali. Per questo le loro politiche sociali diventano sempre più tecnocratiche e gestionali.  I governi esitano sempre più a far riferimento a una  nozione di bene perché l’idea di una buona condivisione e di una regola di condotta non trova più i propri fondamenti morali e giuridici.

Sembra loro  che la cosa migliore che si possa fare sia di offrire agli individui più libertà possibile affinché siano in grado di compiere le proprie scelte. In tale ottica lo strumento più adatto è il libero mercato, dove in effetti possiamo adottare lo stile di vita che ci si addice per esempio in quest’anno, o in questo mese.

 

Al di là di offrire la possibilità di fare ciò che ci piace, limitatamente a quanto possiamo pagare, la politica e l’economia odierne non hanno un granché da dire sulla condizione umana. Abbiamo  bisogno di ritrovare una tradizione più antica che parla di solidarietà umana, di giustizia e della dignità inalienabile delle esistenze individuali.

 

  Martine de Sauto

 

Stralci dell’intervista al gran rabbino di Francia Gilles Bernheim — «Nous avons perdu la compréhension de ce qu’est le sens moral» — che può essere letta nella sua integrità sul sito internet del quotidiano francese  «La Croix».