La discesa della Colomba – di Lucetta Scaraffia

Di solito pensiamo che lo Spirito Santo intervenga nella storia della Chiesa solo — o soprattutto — al momento dell’elezione dei Pontefici, ma un appassionante libro dello scrittore inglese Charles Williams La discesa della colomba. La storia dello Spirito Santo nella Chiesa, appena tradotto in italiano (la prima edizione inglese è del 1939) propone una rilettura dell’intera storia della Chiesa attraverso l’ottica dell’intervento dello Spirito (Roma, Castelvecchi, 2013, pagine 288, euro 19,50), con una introduzione del poeta americano Wystan Hugh Auden che rivela di averlo riletto più volte per sedici anni perché lo giudica «una fonte inesauribile di delizia e nutrimento spirituale».

Il suo percorso della storia della cristianità privilegia una lunga serie di conversioni e illuminazioni, a cominciare da Paolo, che «produsse in pratica un nuovo vocabolario» per descrivere quella che secondo lui è la grande novità del cristianesimo: la definizione di un nuovo stato dell’essere «uno stato di redenzione, di coinerenza, reso effettivo da questa divina sostituzione: “Egli è in noi e noi in Lui”».

Coinerenza è la parola chiave di tutta la vicenda cristiana: la perdita di questo legame significa declino e appannamento della fede, finché di nuovo lo Spirito non interviene.

 

Quella di Williams è una visione ecumenica appassionante, che suggerisce anche una possibilità di interpretazione di quello che sta succedendo nella Chiesa oggi: la necessità del pentimento, il rinnovarsi della coinerenza fra Dio e l’uomo, sono di nuovo da ristabilire, e lo Spirito è intervenuto.

Williams sottolinea il ruolo fondamentale delle missioni, soprattutto a fine Settecento, nell’obbligare i Governi a condannare per sempre la pratica della schiavitù e, a proposito della Rivoluzione francese, ricorda che «così come era stata la cristianità a sferrare l’attacco alla tratta degli schiavi e a sconfiggerla in un’epoca in cui si considerava la cristianità come già estinta, così in Francia, in analoga circostanza, si scoprì che la cristianità era ancora viva».

Perché, se «nella seconda metà del Settecento la Chiesa era sbiadita, nella prima metà dell’Ottocento riapparve ovunque con inaspettata vitalità. E riapparve non come morale o come umanitarismo, bensì come dottrina».

Alla fine del XIX secolo, quindi, sostiene Williams, la posizione della cristianità in Europa è molto simile a quella che era stata dopo la conversione di Costantino, cioè «c’era la moltitudine della cristianità attiva nella dottrina, e un’altra in opposizione, anch’essa basata fondamentalmente sul dogma».

 

Ma egli individua due grandi differenze: la prima, che il movimento della moda intellettuale, nell’epoca costantiniana, era schierato con Costantino, mentre nel secondo caso era schierato contro, minato dalla moda scientifica che si basa sulla relatività.

La seconda era la coscienza dei bisogni fisici primari delle masse, che affermavano i loro diritti: la questione della proprietà. E per il suo sostegno alla proprietà il cristianesimo veniva percepito come l’arma spirituale dei ricchi.

Il lungo excursus di Williams, che si ferma prima delle grandi guerre del Novecento, si conclude con la speranza in un’altra discesa della Colomba: «il solo ostacolo sarà riconoscerla e sostenerla quando verrà».

 

  Lucetta Scaraffia