La dittatura gay contro gli omosessuali

«Affermare che l’omosessualità possa essere curata o che l’orientamento sessuale di una persona si debba modificare (…) è una informazione scientificamente priva di fondamento». È quanto ha precisato lo scorso 23 agosto Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi.

«Gli psicologi, secondo il Codice Deontologico – ha aggiunto ‒ non possono prestarsi ad alcuna “terapia riparativa” dell’orientamento sessuale di una persona».

 

Palma è intervenuto dopo che all’interno del programma televisivo “Unomattina Estate” del 20 agosto, Giancarlo Cerelli, vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, aveva sostenuto la tesi opposta.

La presa di posizione del rappresentante degli psicologi italiani ha suscitato la protesta del Gruppo Lot, da anni impegnato nell’aiutare gli omosessuali che non accettano la loro condizione a recuperare la propria eterosessualità. In un comunicato del 10 settembre, l’associazione sottolinea con forza che «ad essere priva di fondamento è l’affermazione di Palma, che sembra lasciar intendere che “omosessuali si nasce” e non si può cambiare.

 

Diversamente da quanto sostenuto da Palma, la comunità scientifica internazionale non ha rigettato le terapie “riparative”. L’APA (“American Psychiatric Association”) semplicemente sostiene che non vi siano prove a supporto, pur trovandosi a riconoscere pubblicamente il concetto di “fluidità dell’orientamento sessuale”». Nel testo, diffuso su varie testate, si ricordano anche famosi casi che dimostrano come sia possibile superare le tendenze omosessuali.

 

Un esempio tra tutti è quello di Luca Di Tolve, ex-gay ora sposato e fondatore dell’Associazione Gruppo Lot Regina della Pace. «Ma se questo non bastasse – prosegue il comunicato ‒ il manuale diagnostico ICD-10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta il disturbo F66.1 “Orientamento Sessuale Egodistonico”, specificando che “l’identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, ma l’individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati, e può cercare un trattamento per cambiarla”».

Altro punto su cui il Gruppo Lot pone l’attenzione è la validità delle “terapie riparative”.

Non si tratta «di strumenti manipolatori, totalmente ascientifici e ispirati da un cattolicesimo oscurantista e retrogrado. La terapia cosiddetta “riparativa”, il cui principale esponente è il dottor Joseph Nicolosi, non è affatto basata sulla coercizione o sul presupposto che l’omosessualità “debba” essere cambiata, quanto piuttosto sul fatto che “possa” essere cambiata.

Il testo Identità di genere – Manuale di orientamento di Nicolosi, fin dalle prime pagine sottolinea come la terapia riparativa non possa nemmeno iniziare se il paziente non è esplicitamente insoddisfatto del suo orientamento sessuale e quindi intenzionato a modificarlo».

Secondo il comunicato, l’intervento di Palma è poi in contrasto con il Codice Deontologico degli psicologi, che all’art. 4 ricorda come lo psicologo sia tenuto a rispettare l’autodeterminazione del paziente, le sue opinioni e le sue credenze.

 

Ora, «se una persona credente con tendenze omosessuali si rivolge ad un terapeuta perché queste gli causano disagio, lo psicologo può derogare al rispetto di “opinioni e credenze”?». Chiaramente, nel clima di totalitarismo omosessualista imperante, alla fine, a rimetterci sono coloro che soffrono per la propria condizione di omosessuali.

«È doloroso dover constatare ‒ conclude il comunicato ‒ che (…) ci si limita a mettere all’indice le terapie riparative, a mettere alla berlina le associazioni e i gruppi che accolgono e sostengono chi sperimenta questo dolorosissimo disagio e si finisce per dimenticare di prendersi cura di loro».

Federico Catani

 

articolo pubblicato su Corrispondenza Romana