« La fede cala e il papa punta sul comunismo » di Marcello Veneziani

Se l’Enciclica Fratelli tutti di Bergoglio fosse davvero applicata, probabilmente sparirebbero Dio, la chiesa e la cristianità come le abbiamo finora conosciute e ci sarebbe l’avvento del comunismo, l’abolizione della proprietà privata e degli stati sovrani, l’occupazione di case vuote o sfitte per i bisognosi, l’esproprio dei beni in favore dei poveri, il diritto universale di ciascuno di scegliersi la cittadinanza. Per amore dell’umanità scoppierebbe la più sanguinosa guerra civile mondiale.

Marx e Lenin, Mao e il comunismo nostrano, Grillo e il reddito universale di cittadinanza sono solo la versione moderata del manifesto politico e ideologico di Bergoglio e della sua utopia ugualitaria.

Non sto esagerando. Leggete il testo del Papa lanciato da Assisi e non le riduzioni edulcorate e gentili per i media. Ecco alcuni passaggi (scusate se insisto ma sono stati in tanti a chiedermi di tornare sul tema e approfondirlo).

Traendo spunto da san Giovanni Crisostomo, Bergoglio afferma che “non dare ai poveri parte dei propri beni è rubare ai poveri, è privarli della loro stessa vita, e quanto possediamo non è nostro, ma loro” (paragrafo 119).

In apparenza il Papa si rifà alla funzione sociale della proprietà, contemplata nella dottrina sociale della Chiesa ma poi si spinge a ribadire che non è “assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata” (par.120). E per chi avesse dubbi lo precisa nello stesso paragrafo: “il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete”.

Ovvero, per essere concreti chi è in stato di povertà e di bisogno, come i migranti, nel nome supremo della destinazione universale dei beni potrà esigere che vengano espropriati o redistribuiti beni e proprietà private perché tutto appartiene a tutti.

Nel paragrafo 124, prosegue Bergoglio “la certezza della destinazione comune dei beni della terra richiede oggi che essa sia applicata anche ai Paesi, ai loro territori e alle loro risorse” “ogni Paese è anche dello straniero”.

Dunque a tradurre in concreto, non c’è diritto, territorio, tasse versate, leggi e pubblica sicurezza di una nazione che possano impedire a chiunque di usufruire dei beni pubblici e privati di quella nazione, l’erogazione dei servizi sociali, sanitari, sussidi e ogni altro beneficio.

L’utopia sottesa a tutto questo è il desiderio di “un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti”. Neanche Marx ed Engels si erano spinti a tanto…

Poi aggiunge, nel paragrafo 129, certo “l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie” e “creare nei paesi d’origine la possibilità concreta di vivere e crescere con dignità”… “Ma finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere” accogliere e garantire “il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove soddisfare i bisogni suoi e della sua famiglia (il papa auspica in seguito il diritto al ricongiungimento famigliare) e realizzarsi pienamente come persona”. Parliamo di otto miliardi di persone, anche a distribuire i beni si spartirebbe miseria. “Bisogna guardare al globale, che ci riscatta dalla meschinità casalinga” (par.142).

L’unico risvolto negativo dei migranti per il Papa è che alcuni di loro “purtroppo sono attirati dalla cultura occidentale”, identificata da Bergoglio col male, la droga, le armi. Dimentica che cultura occidentale vuol dire cristianità, civiltà, diritti, libertà, benessere… Ma per lui la purezza dei migranti e dei loro mondi è macchiata solo dal virus occidentale.

Il manifesto di Bergoglio si fa poi apertamente politico. Sul piano storico esorta a non dimenticare la Shoah e l’atomica a Hiroshima e Nagasaki mentre dimentica il gulag e gli stermini dei regimi comunisti atei nel mondo.

Il comunismo non è mai citato; è solo predicato senza mai nominarlo invano… Poi aggiunge che “ogni guerra lascia il mondo peggiore di come l’ha trovato” (par.261): dunque anche la Seconda guerra mondiale, era meglio prima quando c’era Hitler… Un errore grossolano.

L’enciclica dedicata alla fratellanza universale addita i nemici: i populisti e i nazionalisti, ma anche i liberisti e i liberali; e gli individualisti, i capitalisti e quelli che innalzano muri.

Il razzismo, a suo dire, è “un virus che invece di sparire si nasconde ed è sempre in agguato” (par.97), proprio come la “reazione in agguato” nella propaganda dei regimi comunisti. Al nemico al potere bisogna “cercare in vari modi di farlo smettere di opprimere”, “togliergli quel potere che non sa usare”. (par.241).

Il Papa condanna i fanatismi ma non cita nessun fanatico islamico o terrorista ideologico; cita solo i… cristiani intolleranti, e in particolare quelli digitali (par.46). Curiosa questa enciclica contro l’occidente cristiano…

I briganti, ovvero i delinquenti, sono posti sullo stesso piano di coloro che “passano per la strada guardando dall’altra parte”, gli ipocriti borghesi sono alleati ed equivalenti ai criminali (par.75). Nel paragrafo 103 il Papa esplicita il suo debito con la Rivoluzione francese, titolandolo infatti Libertà, uguaglianza e fraternità.

Il più citato nel libro è l’Imam Ahmad Al Tayyeb; Francesco d’Assisi è citato solo cristiano occidentale insieme a tre non cattolici, i neri Luther King e Desmond Tutu e l’indiano Gandhi. Sembra una canzone di Jovanotti…

Il sottinteso di Bergoglio è che Cristo fosse un sovversivo rivoluzionario e la storia e la chiesa lo abbiano poi tradito; ora con lui si torna alle origini. Rifondazione comunista.

La Chiesa è in declino, la fede tramonta e il papa punta sulla rivoluzione planetaria e il comunismo globale. I suoi precetti possono giustificare ogni invasione, occupazione, espropriazione. Dio ci protegga dal comunismo papale.

MV, La Verità 8 ottobre 2020

Marcello Veneziani