La mezz’ora che archiviò il fascismo

La copertina del settimanale "Time" dedicata a Pio XII (16 agosto 1943)L’ora fatidica che sancì la capitolazione di Mussolini scoccò alle 2,40 del 25 luglio 1943 quando, su sua espressa richiesta, fu messo in votazione l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi che raccolse l’adesione della maggioranza con ben diciannove voti. Il duce era stato sfiduciato.

 

All’alba di quella domenica mattina, quando cominciarono a trapelare le prime indiscrezioni secondo le quali il sovrano si accingeva a esautorare Mussolini, i canali ufficiali della Santa Sede si stavano già attivando. Così, dopo aver appreso tramite il Sostituto della Segreteria di Stato monsignor Montini, tutti gli eccezionali sviluppi scaturiti dalla riunione del Gran Consiglio, la mattina del 27 luglio – onde avere ulteriori aggiornamenti – Pio XII convocò nel suo studio in udienza privata il procuratore generale dei Salesiani, don Francesco Tomasetti, che era riuscito a raccogliere le prime indiscrezioni da una fonte di prima mano: l’ex ministro e presidente del Senato Luigi Federzoni.

Intanto la gioia nella popolazione era incontenibile: «Alle 22,30 [del 25 luglio] — si legge nelle Memorie della Casa di Roma delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù — siamo svegliate dal parlar forte di folla che passa per Via Cavour: poi fragore di carri pesanti e di Cavalleria. Che sarà? Sollevazione di popolo forse? Sentiamo lunghe battute di mano con: Evviva Badoglio, evviva il Re, evviva il Papa! (…) Riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943Stamane [26 luglio] si è subito saputo che Sua Maestà il Re ieri sera aveva nominato Capo del Governo il Maresciallo Pietro Badoglio, ed egli s’è preso il comando delle forze armate. Benito Mussolini è stato dimesso, mandato non si sa dove e con lui cade il Partito Fascista. Benissimo!».

Così calava definitivamente il sipario su una dittatura che aveva condizionato la vita degli italiani per un lungo ventennio. Era bastata appena mezz’ora per archiviare il fascismo, voltare pagina e cominciare a scrivere — tra luci ed ombre — un nuovo capitolo della storia italiana.

  Giovanni Preziosi