La poca scienza dei libri di scienze – di P. Paolo De Lisi *

Cari ragazzi,
mi è capitato fra le mani il testo di Scienze in uso in una delle scuole da voi frequentate qui in zona. Belle esposizioni, belle immagini, argomenti trattati con linguaggio adatto a voi, capitoli ben organizzati, esercitazioni ecc.

La materia, lo dico con sincerità, è trattata con buona competenza. Tutto bene allora? Purtroppo no. C’è infatti un argomento sul quale avrei molte cose da dirvi: è il capitolo sulla cosiddetta Evoluzione delle specie.

Lo spazio non mi consente di scendere in dettaglio, ma cercherò di farvi vedere come, su questo complesso argomento, alcuni i libri si dimenticano della scienza vera e si dilungano in concetti e teorie incerte per non dire completamente false.

E questo non lo dico io, ma lo dicono molti scienziati che da tempo alzano la voce contro la diffusione di una cultura scientifica approssimata e presuntuosa: questa non è vera scienza, perché non si basa sui fatti osservati ma su ipotesi non dimostrate. Serve solo a farvi credere, cari ragazzi, che non c’è bisogno di Dio per spiegare il mistero della vita.

Citerò solo qualche passo di questo testo, e dimostrerò, non per mio parere ma in base alle affermazioni di importanti scienziati, l’inesattezza del vostro libro, che si intitola: Progetto Leonardo di Gianfranco Bo e Ainino Cabona – Vol. B: Gli esseri viventi – Edizioni Paravia. (Testo per le scuole medie inferiori).

Andiamo a pag. 50. Sottotitolo: I fossili dimostrano che gli esseri viventi si trasformano nel corso di milioni di anni. Spiegazione: “[ …] I cambiamenti avvengono a piccoli passi ma, nel corso di milioni di anni, tante piccole modifiche possono dar luogo a una grande trasformazione. L’insieme di queste trasformazioni si chiama evoluzione. [ …]
 
Ma è proprio così? Cosa dicono in realtà i fossili?

Se fosse vero che le specie si sarebbero trasformate in altre più complesse attraverso piccole modifiche graduali durate milioni di anni, dovremmo trovare nei fossili migliaia di forme intermedie con strutture ed organi in via di formazione. Niente di tutto questo! Le specie infatti compaiono all’improvviso e perfettamente formate.

Notevole è il caso dell’esplosione cambriana (circa 600 milioni di anni fa): migliaia di specie perfettamente sviluppate e complete compaiono quasi all’improvviso e senza avere alcun “predecessore”!

Ci sono inoltre molte specie fossili datate milioni di anni che sono rimaste identiche fino ad oggi: non si sono mai evolute! Tipico caso è il celacanto: questo “fossile vivente” è rimasto tale e quale senza evolversi per milioni di anni fino ad oggi; e non è l’unico caso. Sentiamo che dice uno scienziato:

“Invece che linee continue e graduali che collegano tutti i tipi di organismi dai più semplici ai più complessi, si trovano improvvise apparizioni di organismi già perfettamente formati, improvvise estinzioni, lunghi periodi di stasi senza alcuna evoluzione, rapide innovazioni seguite vuoti di milioni di anni. Inoltre le famose forme di transizione non appaiono affatto nella testimonianza fossile ma tutte le specie sono completamente formate e complete in tutte le loro parti”.[cfr. Prof. valentine(2004, p. 31, 35) [On the Origin of Phyla, Chicago e Londra].

Nella stessa  pagina del vostro libro – figura in basso – è disegnato il cosiddetto albero dell’evoluzione dai rettili primitivi, ai rettili attuali, agli uccelli e ai mammiferi”. Si tratta di un disegno scientificamente falso.

I collegamenti fra le specie illustrate sono solo fantasia, non c’è alcuna prova di quelle discendenze [Per es. il cosiddetto Archeopteryx che sarebbe “grande come un corvo, aveva scheletro di rettile e penne d’uccello”non è affatto“metà rettile e metà uccello”, come vorrebbero farvi credere. Varie scoperte, anche recenti, hanno smentito questa ipotesi e c’è un’accesa discussione tra gli scienziati: per alcuni sarebbe solo una specie estinta di uccello, per altri una specie estinta di rettile, per altri… boh.] Che confusione!

Tranquilli allora ragazzi: l’uccellosauro non è mai esistito, se non nei vostri simpatici videogiochi.

Andiamo ora a pag. 243 dove si parla dell’evoluzione dell’uomo. Qui leggiamo: “Oggi, grazie allo studio dei fossili e l’analisi delle somiglianze nel DNA, sappiamo «con certezza» [?!] che l’uomo e le scimmie hanno effettivamente un antenato comune, qualche antichissima specie di primate, oggi estinto”.

 

Segue poi la solita classica figura che mostra quello che sarebbe stato il cammino dell’evoluzione dell’uomo, da un misterioso “antenato comune” fino alle scimmie e poi a noi. Anche questo “albero” è pura invenzione: i rami disegnati non esistono in natura ma si possono solo immaginare.

In realtà, invece, i fossili dei cosiddetti ominidi (specie umane o pre – umane estinte) provano che essi non derivano dalle scimmie, ma si sviluppano in modo isolato e completamente staccato dalle ipotetiche “scimmie ancestrali”: lo dice un grande scienziato che ha speso tutta la vita nella ricerca delle origini dell’uomo: Yves Coppens (cfr. Jaka Book, Milano1986), che è stato Professore al Museo nazionale di Storia Naturale di Parigi. Se esista o no qualche “progenitore” della specie umana non si sa perché tutte le ricerche in diversi campi dalla scienza non hanno saputo dare alcuna risposta.

Pensate: sono state proposte oltre una diecina di ipotesi, tutte diverse, sull’origine del genere Homo (cioè quelle specie, anche estinte, sicuramente umane). Anche qui, che caos!

Dicono Junker &Schereer, due importanti scienziati tedeschi (cfr. Gribaudi, Milano, 2007): Alla fine l’albero è diventato un cespuglio la cui densità, ad ogni nuovo ritrovamento diviene sempre più impenetrabile”.
 
Caro Darwin, ipotizzando una linea diretta che da un antenato scimmiesco avrebbe condotto all’uomo, ti sei sbagliato, e di grosso!

Non temete ragazzi: non discendiamo dalle scimmie e nemmeno da qualche misterioso antico animale. Da che mondo è mondo l’uomo è sempre stato uomo, ma attenti bene: questo non velo dice solo il catechismo (se lo avete frequentato attentamente) ma lo dice proprio la scienza (quella vera, che si basa sui fatti e non sulle più fantasiose ipotesi).

Diceva uno scienziato italiano di fama mondiale, il genetista G. Sermonti (1983): “Nessuna forma (uomo compreso) è […] forma derivata o migliorata rispetto a un qualche progenitore «primitivo». L’uomo non deriva dai primati (nello stesso modo in cui gli uccelli non derivano dai rettili) se non nel senso ingannevole in cui una qualsiasi forma può essere considerata derivata «dal» più vasto gruppo cui appartiene. […]  Noi abbiamo dato nomi alle forme preumane. Li abbiamo chiamati uomo-scimmia, subumani oppure bruti. Ma essi sono mai esistiti, o piuttosto non appartengono a una mitologia ormai scomparsa?”
 
Parlatene con i vostri insegnanti di scienze e fate vedere che non siete proprio degli sprovveduti!

Padre Paolo De Lisi, laureato in fisica, è sacerdote dei Servi di Maria ed è parroco a Massa. Ha insegnato nelle scuole superiori e ha scritto un bell’articolo testo sul darwinismo per Studi cattolici. Il testo il frutto di una “chiacchierata” con i suoi allievi

 

Fonte: Rassegna stampa di Totus tuus