La responsabilità che serve oggi – di Stefano Fontana

Prospettare una soluzione di un problema significa capire meglio lo stesso problema. Provo allora ad assumermi la responsabilità di una proposta davanti alla difficile situazione politica. L’Italia ha bisogno di un governo. La situazione economica concreta di tante famiglie è gravissima. Intere aree del Paese ieri fiorenti sono in apnea. Gli ammortizzatori sociali stanno finendo. Tanti quarantenni con famiglia a carico sono a spasso. Non riescono a trovare non solo il loro lavoro, ma qualunque lavoro. I mali di sempre strozzano la ripresa e le tasse sono insopportabili.

 

Servono quindi due cose: responsabilità e rinnovamento. Responsabilità significa mettere da parte le ingiurie della campagna elettorale e lasciar perdere che “il proprio elettorato non capirebbe”. Rinnovamento significa che devono emergere le facce dei secondi, che qualcuno deve fare un passo indietro e favorire il rinnovamento. Bersani ha vinto, ma ha anche perso. Dal Presidente della Repubblica però ci deve andare. Se va a proporgli un governo con Grillo, Napolitano chiama un altro. A parte che ora Grillo si nega. Potrebbe ripensarci. Ma che governo ne uscirebbe? Un governo debole. Oppure un governo secondo la formula Sicilia, ossia un accordo di volta in volta su singoli temi.

 

Non è questo il governo di cui l’Italia ha bisogno. Il Paese ha bisogno di un vero governo, che non duri sei mesi e che prepari un programma serio su temi essenziali e urgenti. Bisogna realisticamente chiedersi se il movimento di Grillo è in grado di dare sicurezze su questo punto. La cultura politica dei Grillini ha quattro componenti. La prima è quella di protesta contro la corruzione della classe politica e i privilegi della casta. Sarebbero gli onesti. Ma la politica non si fa col moralismo. Non si capisce perché questi dovrebbero essere più onesti degli altri. Anche la Lega lo diceva. E anche l’Italia dei Valori.

 

L’onestà e la disonestà non si tagliano col coltello. Il loglio e la zizzania stanno sempre insieme. La seconda componente è quella ecologista, la religione politica della sostenibilità. Green economy, energie leggere, piste ciclabili, riciclaggio e riutilizzo, decongestionamento industriale, decrescita alla Latouche, slow life. Ne può nascere un programma politico, ma ci si chiede se sia quello adatto in questo momento di mancanza di posti di lavoro e di fabbriche con la serranda giù. Non so se il “dopo sviluppo” sia un antidoto valido alla mancanza di sviluppo. Forse i disoccupati avrebbero qualche obiezione.

 

La terza componente è quella statalista e centralista. Reddito di cittadinanza garantito per tutti, statalizzazione completa della scuola, ri-nazionalizzazione delle autostrade e delle ferrovie: “Benetton ci ridia gli autogrill”. Un programma di questo genere ci taglierebbe fuori subito dall’economia internazionale e aumenterebbe i costi improduttivi a danno della competitività. Per mantenere progetti di questo tipo le industrie italiane chiuderebbero ancora di più.La leggerezza della green economy verrebbe soffocata dalla pesantezza della macchina statale.

 

La quarta è quella libertaria. Riconoscimento del matrimonio omosessuale, pluralismo delle famiglie, divorzio lampo, mercato dell’inseminazione liberalizzato, gender society: la natura come optional. Quella stessa natura che doveva essere salvaguardata al punto 2, viene negata in questo punto 4. Politica contraddittoria? No, politica neomaterialista. Il materialismo sofisticato e snob delle società avanzate.

 

Se l’Italia ha bisogno di governo non può affidarsi a questa prospettiva. Non rimane allora che una possibile soluzione. Bersani indichi a Napolitano Renzi. Se lui ha vinto perdendo, Renzi ha perso vincendo. Il Partito democratico e il Popolo delle Libertà si siedano attorno a un tavolo. Ci mandino Renzi e Alfano. Escludano dal programma di governo tutti i temi eticamente sensibili, perché altrimenti cominciano le baruffe sui principi non negoziabili. Congelino su ciò la situazione attuale. I disoccupati si sentono presi in giro quando un governo mette al primo posto della sua agenda il riconoscimento delle coppie omosessuali. Sono americanate da lasciare ad Obama.

 

Si mettano quindi al sicuro i temi nevralgici della vita e della famiglia e ci si impegni per un serio programma di rilancio dell’economia e di riforme istituzionali. Non si metta Napolitano nella situazione di tirare fuori dalla naftalina i Giuliano Amato per qualche governo del Presidente o di scopo. L’Italia ha bisogno di un governo vero.

 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana