«Li appendono come è stato appeso Gesù». Tra gli schiavi del Sinai: «Torturati perché cristiani»

«Da allora ho perso la sensibilità di entrambe le mie mani». Mostra le  fasciature che gli avvolgono gli arti superiori Philip, nome di fantasia usato  per proteggere una delle vittime eritree della tratta degli schiavi che  attraversa il deserto del Sinai, dall’Africa verso l’Asia. «In diversi casi,  siamo torturati solo perché cristiani»:

 a Philip e ai tanti come lui è dedicato il video reportage di Cbn News, che  racconta del traffico umano di cui le tribù beduine si rendono protagoniste  nella zona. Un fenomeno conosciuto a molte autorità, per fermare il quale troppo  poco viene fatto in Egitto.

 

DA RIFUGIATI A SCHIAVI. Philip ha perso la libertà in un  campo profughi in Sudan, dove si era rifugiato dopo essere fuggito dalla  dittatura del suo Paese, l’Eritrea. È qui che agiscono le tribù beduine,  attaccando le tende e rapendo uomini: «Ciò che ti fanno fare è poi chiamare la  tua famiglia e chiedergli i soldi. E mentre tu stai parlando con loro, ti  mettono della plastica fusa sul corpo, così che tu cominci a gridare e magari  riesci a convincere la tua famiglia a pagare e recuperare i soldi più in  fretta».

 

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