L’uomo inimico già da lunga stagione si aggira intorno a questo gregge (di Cristo), e lo va così insidiando con sottilissima astuzia, che or più che mai sembra verificato ciò che l’Apostolo prediceva ai maggiorenti della Chiesa di Efeso: «Io so che entreranno fra voi lupi rapaci che non perdoneranno all’ovile» (Act. XX, 29).
A Noi sembra di preferenza dover convenire che la radice precipua dell’odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi e dei gravissimi mali che quindi si derivano, ripongono nell’ignoranza delle cose divine.
Il che risponde pienamente a quello che Dio stesso affermò pel profeta Osea: «… E non è scienza di Dio sulla terra. La maledizione, la menzogna, e l’omicidio, e il furto, e l’adulterio dilagarono, e il sangue toccò il sangue. Perciò piangerà la terra e verrà meno chiunque abita in essa» (Os. IV, 1 ss.).
E che infatti fra i cristiani dei nostri giorni sieno moltissimi quelli i quali vivono in una estrema ignoranza delle cose necessarie a sapersi per la eterna salute, è lamento oggimai comune, e purtroppo! lamento giustissimo.
E quando diciamo fra i cristiani, non intendiamo solamente della plebe o di persone di ceto inferiore … ma altresì e sopratutto di coloro, che pur non mancando d’ingegno e di coltura, mentre delle profane cose sono conoscentissimi, vivono spensierati e come a caso in ordine alla religione.
Onde è che il Nostro predecessore Benedetto XIV giustamente scrisse: «Questo asseveriamo, che la maggior parte di coloro, che son dannati agli eterni supplizi, incontrano quella perpetua sventura per ignoranza dei misteri della fede, che necessariamente si debbono sapere e credere per essere ascritti fra gli eletti»
Dato a Roma, presso S. Pietro il giorno 15 aprile 1905.
Fonte: sito della Santa Sede