Liste, quando l’esclusione è un attentato alla vita – di Riccardo Cascioli

Ci sono diversi modi per attentare alla vita, alla famiglia e alla libertà di educazione. Uno di questi, visto che siamo in campagna elettorale, è escludere dalle liste chi ha dato prova di estrema dedicazione a questa causa. Ed è infatti puntualmente successo a Luca Volontè, 47 anni, di Saronno, deputato dell’Udc fino a questa legislatura, attualmente capogruppo del Partito Popolare Europeo all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

 

Tale assemblea riunisce a Strasburgo i delegati dei parlamenti nazionali dei 47 paesi che compongono il Consiglio d’Europa (che non va confuso con l’Unione Europea) e vota risoluzioni e rapporti che, sebbene non siano vincolanti per gli Stati membri, costituiscono però un importante documento di indirizzo politico.

Ebbene, Volontè è stato tagliato, caduto vittima della legge del “non più di 15 anni in Parlamento” che Mario Monti si è dato. Per le liste facenti a lui capo erano previste solo due eccezioni: per l’Udc se la sono ritagliata Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione. E per Volontè nulla da fare. “Dura lex, sed lex”, si dovrebbe dire, ma qualcosa non quadra.

 

In Italia Volontè non fa parlare molto di sé, ma in Europa in questi anni si è costruito un ruolo importante, unico: è diventato il punto di riferimento di un’ampia rete di organizzazioni pro life e pro family di tutti i paesi europei e di tutte le confessioni cristiane. Un vero ecumenismo pragmatico che ha portato a conseguire importanti successi in aula: si è cominciato con il rapporto del 2010 che ha riproposto la centralità della famiglia come fattore di coesione sociale e strada per uscire dalla crisi.

 

Poi nell’ottobre 2010 ha guidato con successo la battaglia sull’obiezione di coscienza, sventando il tentativo  di mettere sullo stesso piano il diritto all’obiezione di coscienza e un fantomatico diritto all’aborto.

Poi, ancora nel 2011 sulle dichiarazioni di fine vita, Volontè è riuscito a far votare ed approvare tre emendamenti che sanciscono il divieto assoluto dell’eutanasia e di procurata morte; la decisione in favore della vita come criterio di scelta da parte dei medici; laddove la legge preveda il testamento biologico che le dichiarazioni siano flessibili, ovvero che si possano cambiare a piacimento del paziente.

E ancora, nell’ottobre 2012 il grande scontro (e vittoria) sulla libertà di educazione, con un rapporto che ribadisce il diritto dei genitori alla libertà di educazione.

 

Un lavoro molto apprezzato dalla segreteria di Stato vaticana e dalle conferenze episcopali europee, quello di Volontè. Non così ovviamente per i gruppi massonici – la cui espressione politica è il movimento umanista – e per finanzieri con progetti sociali per l’Europa quali George Soros, che hanno trovato in Volontè una pietra d’inciampo.

 

In ogni caso era stato Monti, all’inizio della formazione delle liste, a dire che non ci sarebbero stati tagli lineari, che si sarebbe guardato anche al merito. Ed ancora, Monti è stato sollecitato dal Ppe a “salire” in politica, lui stesso parla sempre di Europa. E allora come è possibile che abbia lasciato a piedi l’unico esponente del Centro con una esperienza europea senza paragoni e anche l’unico italiano a ricoprire un ruolo così importante in Europa come capogruppo del PPE?

 

Pensare che il taglio lineare sia stato un bel pretesto per eliminare un personaggio scomodo non è difficile. Ma stare a sentire i beni informati la responsabilità non sarebbe tanto del presidente del Consiglio quanto di chi ha concretamente guidato il lavoro della formazione delle liste.

E i nomi che spuntano sono due: Andrea Romano e Andrea Riccardi. Il primo è direttore di Italia Futura, il think tank creato da Luca Cordero di Montezemolo. Ma soprattutto viene considerato ammanicato con gli ambienti massonici europei e si può capire allora che non abbia mosso un dito per recuperare Volontè.

 

Andrea Riccardi è invece il ben noto fondatore della Comunità di Sant’Egidio e sebbene sia considerato rappresentante del mondo cattolico e “uomo del Vaticano”, non ha mai mostrato alcun interesse per i princìpi non negoziabili, forse perché sono uno scomodo fardello per chi vuole far carriera in certi ambienti. Di certo si sa che dalla Santa Sede gli sono arrivati degli imput perché si adoperasse a sostegno della candidatura di Volontè, ma è altrettanto certo che non abbia mosso un dito, e se lo avesse mosso lo avrebbe fatto probabilmente dalla parte sbagliata.

 

Il motivo lo si può intuire facilmente: un deputato “cattolico” come Volontè  è fastidioso per chi ha un approccio molto diverso alla politica e all’ecumenismo, decisamente più attento a stabilire relazioni di potere – per la maggiore gloria di Sant’Egidio – e ad abbracciare i fratelli separati cristiani senza comunicare nulla. Peraltro il successo diplomatico di un altro cattolico costituisce una scomoda pietra di paragone per chi – come la Comunità di Sant’Egidio – nel campo dei rapporti internazionali non vuole concorrenza.

 

Inoltre, se Volontè fosse restato a Strasburgo sarebbe stato più difficile mandarvi un altro cattolico, legato a Sant’Egidio. Così ora invece la strada è spianata e possiamo aspettarci che all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sia delegato un uomo vicino a Riccardi, che così potrà estendere i suoi tentacoli nel Continente.

Se poi all’attuale ministro della Cooperazione riuscisse di diventare ministro degli Esteri (il suo sogno) senza passare dalle elezioni, il cerchio si chiuderebbe. L’unico problema è che una tale presenza cattolica qualificata non si preoccuperebbe tanto di difendere la libertas ecclesiae quanto di estendere il potere di Sant’Egidio.

 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana