Manicomi criminali senza via d’uscita

Con il riscaldamento che va a singhiozzo, capita che le coperte per i degenti le portino da casa i paramedici. E speriamo che non ci scappi mai un cortocircuito, perché l’acqua del sistema antincendio di solito è destinata allo sciacquone. Ma il peggio, in quegli ospedali dove si dorme in brande a castello e nei quali per comprare i frigoriferi c’è voluta una commissione d’inchiesta, è ammalarsi sul serio: l’assistenza medica viene “assicurata” da un infermiere ogni 25-30 degenti.

 

Benvenuti negli Opg: ospedali psichiatrici giudiziari. Così malandati da essere definiti dal Consiglio d’Europa come luoghi di tortura. Un marchio d’infamia per uno Stato di diritto. Una vergogna, l’ennesima, per una classe politica che ancora una volta si appresta a differire la chiusura dei “manicomi criminali”, prevista per il 31 marzo 2013.

 

Tutto è pronto per aggiungere una riga al decreto Milleproroghe. «Non lo permetteremo. Su questo siamo unanimi – annuncia il senatore Ignazio Marino (Pd), presidente della commissione d’inchiesta sugli Opg –, useremo tutti i nostri poteri per scongiurare questa inaccettabile eventualità».

 

Dietro i cancelli degli Opg non si trovano solo autori di crimini efferati. C’è chi si è vestito da donna ed è andato a mostrarsi davanti a una scuola 25 anni fa. Chi nel 1992 ha rapinato settemila lire a un edicolante, fingendo di avere una pistola in tasca. Eppure sono ancora lì, addomesticati con i farmaci e umiliati da condizioni igienico-sanitarie pietose. Ci sono casi come quello di un anziano di 83 anni che ha finito di scontare la sua pena 10 anni fa, ma è ancora internato perché per lui non si trova una struttura assistenziale-residenziale disposta a prenderlo in carico nonostante, vista anche l’età, l’uomo non sia affatto socialmente pericoloso.

 

Nei mesi scorsi la commissione parlamentare ha sequestrato e fatto chiudere due reparti, nella struttura messinese di Barcellona Pozzo di Gotto e a Montelupo Fiorentino (Firenze). Senza una pronta risposta della politica si potrebbe però arrivare al sequestro non di singoli reparti, ma di interi Opg: «Spero che questo – auspica il senatore del Pd – non sia necessario e che si giunga ad una soluzione nei tempi previsti».

 

Per scongiurare quest’eventualità la commissione parlamentare ha chiesto al premier Mario Monti la nomina di un commissario che gestisca l’attuazione della riforma. E pensare che, almeno stavolta, non è un problema di quattrini. Il 21 novembre il ministro della Salute Renato Balduzzi ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni lo schema di decreto contenente il riparto dei fondi: 174 milioni (117 per il 2012 e 57 per il 2013) finalizzati alla realizzazione e riconversione delle strutture, mentre lo stanziamento per il loro funzionamento e per l’adeguamento del personale ammonta a 38 milioni per il 2012 che saliranno a 55 milioni annui a partire dal 2013. I soldi, insomma, ci sono, ma a meno di un mese dalla scadenza per ottenere i fondi di quest’anno (pena il decadimento dei fondi) «rispetto ai 90 milioni di euro stanziati per il 2012, le Regioni – denuncia Marino – non hanno speso neanche un euro».

 

Secondo i dati della Commissione parlamentare d’inchiesta, sui circa 1.400 internati, 446 (pari al 31,7%) sono dimissibili, ma finora ciò si è verificato solo per 160 di queste persone, mentre per 281 c’è stata la proroga. L’Opg che ha dimesso più pazienti è stato quello di Castiglione delle Stiviere, con più di 40, mentre quelli che ne hanno rilasciati di meno sono stati Montelupo Fiorentino (8) e Secondigliano (19). Il maggior numero di proroghe lo ha registrato invece Barcellona Pozzo di Gotto (74), seguita da Aversa (44). Si tratta di persone non più socialmente pericolose e di cui, per legge, dovrebbero farsi carico le Asl. Ma queste spesso fanno spallucce. Costringendo il giudice a rinnovare la proroga di sei mesi. Lo chiamano “ergastolo bianco”.

 

Ci sono persone che hanno subito 23 proroghe: avrebbero potuto riguadagnare la libertà dodici anni addietro. Il criterio scelto per la destinazione dei fondi di per sé riassume lo scopo dei “nuovi” ospedali giudiziari. Metà delle risorse verranno divise tra le Regioni in base alla popolazione residente, mentre l’altra metà sarà ripartita in base al numero di internati negli Opg, suddivisi per Regione di residenza e non a seconda della Regione attuale di ricovero.

 

«L’obiettivo – spiega il ministero – è quello di favorire l’avvicinamento di queste persone al proprio luogo di origine: un principio di civiltà decisivo per favorire il recupero e il reinserimento sociale dei pazienti». Ammesso che ci si ricordi ancora di chi sono davvero quegli sguardi non hanno più speranza e invocano almeno un po’ di umana pietà. Uno di loro poco tempo fa ha descritto la sua condizione in terza persona, come per estraniarsi: «Magari li vedi che stanno buttati lì, per terra. Ed è difficile ricordarsi che sono persone».
 
Nello Scavo
 
 
Fonte: Avvenire