Milano, liste d’attesa lunghissime per gli asili nido. Se solo Pisapia non avesse tagliato i posti nelle paritarie

Non è mai stata così lunga la lista d’attesa per le iscrizioni agli asili  nido di Milano: ben 1.131 bambini, più del triplo rispetto al 2012 (374), quasi  10 volte di più rispetto al 2011 (114). Per l’assessore all’educazione meneghino  Francesco Cappelli la responsabilità di questo boom è della crisi economica, che  spinge tante famiglie a cercare rette economiche.

 E se circa 300 posti saranno  sbloccati dopo l’approvazione del bilancio, il Comune non riuscirà a soddisfare  le domande di tutti.

 

QUANTO SPENDE IL COMUNE. Un posto in un asilo comunale  costa a Palazzo Marino 900 euro al mese, all’asilo gestito da un privato solo  583 e se il Comune acquista un posto in un asilo privato convenzionato spende  appena 600 euro. Il paradosso è che al Comune converrebbe quindi acquistare  posti nei privati piuttosto che spendere per i suoi.

 

TAGLI AI NIDI. Nonostante questo, Pisapia ha deciso di tagliare 445 posti nei nidi  convenzionati: «Si poteva fare scelte che mirassero al doppio risultato», spiega  a tempi.it Matteo Forte, consigliere del Pdl. «Risparmiare soldi pubblici e  continuare a garantire l’offerta, valorizzando l’iniziativa del privato. Invece  si è scelto di non cambiare più di tanto la spesa, perché dai tagli si  guadagnano cifre risibili, ma giungendo a compromettere l’offerta comunale». Dei  posti tagliati, si è scoperto nelle ultime settimane che 290 verranno  rifinanziati presto, «ma così si crea un ulteriore disservizio sia agli asili,  che si sono già organizzati con un certo numero di bambini e ora ad anno in  corso devono sbloccare altri posti, sia alle famiglie, che ormai si sono  organizzate per stare senza il servizio scolastico».

 

SISTEMA DA CAMBIARE. La soluzione non sta semplicemente nel  trovare nuovi posti e soldi, bensì nel riformulare un sistema centralistico e  burocratizzato: a Milano è il Comune a gestire le richieste delle famiglie e a  decidere dove mandare gli iscritti. La Giunta Pisapia è ricorsa ai privati solo  quando non riusciva a fare da sola, mentre invece bisognerebbe sostenere  l’iniziativa del singolo e la libera scelta delle famiglie, per snellire un  servizio troppo costoso e poco efficace.

Emmanuele Michela

 

articolo pubblicato su Tempi.it