Mille anni di Ermanno lo storpio, autore del Salve Regina. Storia di un santo deforme con un’anima splendida

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«Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.  A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo gementi e piangenti in  questa valle di lacrime». È la preghiera che ancora si canta nelle chiese, alla  fine, quando restano i vecchi a trascinare le vocali come a trattenere chi già  corre a riaccendere il telefonino.

Chi l’ha scritta, quasi mille anni fa, sapeva  che cos’è una valle di lacrime.

La Salve Regina fu infatti, quasi sicuramente,  composta da Ermanno di Reichenau, meglio conosciuto come Ermanno lo storpio. Lo  chiamavano anche “il contratto”. I documenti che ne danno notizia parlano di un  uomo deforme, con gli arti come attorcigliati a impedirgli non solo di camminare  normalmente ma anche di trovare pace disteso o seduto nella sedia costruita  apposta per lui.

Ermanno, che nella vita non è mai stato comodo se non,  probabilmente, quando è sopraggiunta la morte, fu monaco e fine studioso. La  preghiera alla Madonna entrata nella storia liturgica della Chiesa è solo uno degli aspetti del suo studio e della sua fede poderosamente intrecciati.

Poi ci  sono le cronache della storia del mondo, lo studio delle costellazioni, la  costruzione di astrolabi. Ancora oggi chi cerca notizie su di lui nelle  biblioteche trova i trattati scritti nelle notti insonni nell’abbazia di  Reichenau, in un’isoletta nel lago di Costanza. A essere in grado di scrivere ci  arrivò probabilmente dopo un lungo allenamento per addomesticare le mani a  rispondere alla mente.

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