Mons. Celli: il Papa sui social network corre il rischio del dialogo con tutti

Nella conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la 47.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni, Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, ha ribadito la necessità per Benedetto XVI di “abitare” i social network ed in particolare Twitter, nonostante alcune critiche ricevute su Internet.

 

L’invito è uno e forte: ritwittare i messaggi del Papa che oggi – ha detto mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali – il 7% dei follower già rilancia. Una percentuale destinata ad aumentare. E’ dunque Twitter l’ambiente “istituzionale” nel quale essere nonostante nel passato ci siano state offese e commenti negativi all’indirizzo di Benedetto XVI:

“Non siamo stati colti di sorpresa. Quando si entra in questo ambiente, innegabilmente si ritrova di tutto. Abbiamo avuto da un lato messaggi splendidi e dall’altro offese, formule che ironizzavano su certe cose. Provavamo dispiacere e disagio di fronte ad un fenomeno del genere, però ci dicevamo: “Se vogliamo scendere ad un dialogo con l’uomo di oggi e in questo ambiente, questo è il rischio che dobbiamo correre”. Quindi, oggi è il rischio che corriamo. Io preferisco però essere più presente che evitare una presenza per evitare un rischio”.

Un rischio, dunque, prevedibile e da correre ma si è cercato di arginare il fenomeno, ha detto mons. Claudio Maria Celli. Twitter è “una realtà laica”, alcune riflessioni sono state accolte altre no ma non c’è stata mai l’idea di un eventuale passo indietro:

“Questo è il senso dell’Incarnazione. Il mio Signore, proprio nel momento supremo della Sua donazione di amore agli uomini, veniva deriso ed umiliato. E Lui è rimasto. Io credo che sia proprio questa dimensione di una presenza che il Papa garantisce. In certi momenti di deserto anche una goccia di rugiada fa bene al cuore”.

Al momento i follower sono più di due milioni e mezzo l’importante – ha ribadito il presule – non sono solo i numeri ma vedere in che misura gli amici del Papa ritwittano i suoi messaggi. Altra nota di particolare sorpresa: sono oltre diecimila i follower di Benedetto XVI, nell’account in latino. Esclusa infine una presenza del Papa in Facebook, come spiega mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali:

“Ogni tweet è approvato dal Papa. Non sarebbe possibile garantire quel livello di autenticità con un sito personale del Papa; sarebbe troppo esigente”.

Nell’intervento che ha preceduto le domande dei giornalisti, mons. Celli ha anche illustrato i risultati di un’indagine del 2012 condotta dalla Georgetown University di Washington ed ha reso noto una ricerca di dati relativi a 21 Paesi dei 5 continenti. In entrambe è stato analizzato il modo in cui, in base alle fasce di età, si fruisce di Internet; interessante poi il dato su quanto si discute di religione sui social network.

“In Paesi di ispirazione musulmana e con tendenze fondamentaliste – ha sottolineato il presidente del dicastero vaticano – si discute molto di religione: il 53% in Turchia, il 63% in Egitto”. Riprendendo poi i concetti espressi dal Papa nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, mons. Celli ha definito i social media come “un ambiente esistenziale strutturato come rete” nel quale ascoltare in un atteggiamento non aggressivo, ma nel modo indicato da Benedetto XVI attraverso “un cammino più ricco, vero e umano”.

Benedetta Capelli


Fonte: Radio Vaticana