Omofobia, si riparte. Prove tecniche di dittatura – di Massimo Introvigne

Ci risiamo. Mercoledì riparte in Senato l’esame del disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia. I nostri lettori sanno a memoria di che si tratta, ma magari qualcuno condividerà questo articolo con amici meno informati. Ecco dunque un riassunto. Capita che persone omosessuali – come tante altre persone – siano picchiate, minacciate o insultate. È giusto punire i responsabili. Sono già puniti dalle leggi in vigore. Si dice che è necessaria un’aggravante, per scoraggiare i teppisti che vanno in cerca di omosessuali cui «dare una lezione».

Non si sa quanti siano questi teppisti, ma quello che si sa con certezza è che l’aggravante c’è già. Se una persona omosessuale è picchiata in un ristorante non perché non ha pagato il conto ma in odio alla sua condizione di omosessuale i nostri tribunali applicano l’aggravante dei «motivi abietti».

Non è un’aggravante riferita specificamente agli omosessuali. Colpisce chi picchia un cattolico non perché non gli ha saldato un debito ma perché è cattolico, o un nigeriano non perché gli ha dato uno spintone ma in quanto nigeriano, conformemente alle convenzioni internazionali sui cosiddetti «crimini di odio» che anche l’Italia ha sottoscritto.

 

Dovrebbe essere, dunque, tutto chiaro. Picchiare, insultare, minacciare una persona omosessuale – come chiunque altro – è un crimine che va punito. Ma è già punito, e anche l’aggravante c’è già. Perché, allora, si chiede una legge contro l’omofobia?

Che cosa prevede che nelle leggi attuali non ci sia già? Introduce un delitto di opinione: chiunque manifesta idee che «istigano alla discriminazione» nei confronti di omosessuali e transessuali è punito con la reclusione fino a un anno e mezzo.

Se partecipa ad associazioni che promuovono queste idee, la pena sale fino a quattro anni, mentre chi addirittura fondasse o dirigesse tali associazioni rischia di rimanere in prigione sei anni. È vero che all’ultimo momento è stato introdotto un emendamento che dovrebbe proteggere chi esprime queste idee all’interno di chiese e sedi associative – non fuori -, ma l’eccezione è così vaga che l’interpretazione è lasciata al buon cuore dei giudici,  e comunque in Senato già si propone di cancellarla.

 

l’articolo continua su La Nuova Bussola Quotidiana