Padre Ermanno Battisti, missionario PIME: storie di bambini salvati dagli “spiriti” e dagli stregoni

Interrogato da Padre Piero Gheddo sul perché, secondo la sua esperienza d’Africa, la Bibbia e il Vangelo sviluppano l’uomo e i popoli africani, Padre Ermanno Battisti gli ha reso le testimonianze che riportiamo:
“Il primo contributo allo sviluppo dell’uomo africano, che noi missionari portiamo in Africa, è la diffusione della conoscenza dei Dieci Comandamenti, che esprimono la volontà di Dio per la vita di ogni uomo e ne sono il fondamento.

La religione tradizionale africana, almeno in Guinea Bissau che conosco bene, non dà questi indirizzi morali, perché non ha una morale, che è fatta caso per caso dagli anziani del villaggio, secondo quel che si è fatto in passato ed è utile oggi al villaggio. Giudicano il bene e il male secondo la tradizione e la convenienza attuale.

Per esempio, rubare è male, ma se l’uomo di una tribù ruba gli animali di un’altra etnia e non si fa prendere, allora si dice che è coraggioso e furbo. Altro esempio, se un bambino nasce con qualche deformità, è male tenerlo nel villaggio, perché lui è uno spirito cattivo che poi fa del male a tutti. Lo abbandonano in riva al mare o lo portano in foresta, dove muore.

Racconto un fatto. Una bambina nasce prematura e la donna che assiste la madre durante il parto, vedendola così piccola, sentenzia: “Questa non è una bambina, ma uno spirito”. Allora suo padre si presenta al “botasorte” (stregone) per sapere cosa deve fare. E quello, dopo aver consultato dei pezzetti di legno, dice che bisogna far tornare la piccola nel mondo degli spiriti dell’acqua, da cui è scappata per venire sulla terra e far del male al villaggio.

L’uomo prende la bambina, l’avvolge in un panno e la porta da un tale, incaricato ufficiale del villaggio per questo tipo di riti. Costui aspetta la bassa marea e abbandona la bambina nel punto più basso della spiaggia, in modo che la marea, alzandosi, la porti via.

Ma verso sera, quando il padre torna a casa, trova la bambina sul letto, accanto alla madre. Il cane di famiglia era andato a cercarla , aveva preso in bocca quel fagotto e l’aveva riportata alla mamma. Spaventato, l’uomo torna di corsa dal “botasorte”, il quale rifà il gioco dei legnetti e risponde che c’è stato un errore: non si trattava di uno spirito dell’acqua, ma di uno spirito della foresta e che là deve essere portata e abbandonata.

La mamma piange perché vuol salvare la sua bambina, ma l’uomo la riprende e di nuovo l’affida all’intermediario che la porta nella vicina foresta e l’abbandona, con la speranza che qualche iena notturna la faccia tornare nel suo mondo. Ma i piani di Dio erano diversi e ancora una volta avviene l’incredibile: il cane la trova e la riporta a casa.

Quando rivede la figlioletta, l’uomo è preso da tale spavento per questa presunta persecuzione da parte di spiriti, che abbandona tutto e fugge di casa. La mamma, invece, interpreta il fatto come un intervento diretto di Dio e, ben felice, si tiene la bambina che cresce e si rafforza ogni giorno più, come tutti i bambini normali.

 

Passano gli anni e del padre non si sa più nulla, fino a quando un giorno, ormai ventenne, la giovane donna incontra un anziano sconosciuto che le racconta tutto e le chiede di prendersi cura di lui. Joana accetta volentieri e gli rimane vicino fino a quando il padre muore nelle sue braccia, ormai lui stesso convinto che non si trattava di uno spirito ma proprio di sua figlia.

Oggi Joana è una signora particolarmente attiva in una parrocchia di Bissau. E’ una donna meravigliosa, una delle grandi cristiane del paese, non solo come mamma, ma anche come persona istruita capace di diffondere il Vangelo.

 
 

Un pomeriggio mi stavo preparando per andare a una riunione, quando arrivano nel “Centro Artistico” (che Battisti stesso aveva fondato a Bissau, per insegnare agli africani la pittura, la scultura, la lavorazione del legno, ecc.) due donne sconosciute con due piccoli involti sulle braccia. Mi salutano e senza altri preamboli mi dicono: “Abbiamo sentito dire che tu ti prendi cura dei gemelli. Allora te ne abbiamo portati due, prima che muoiano. Vedi tu, se puoi fare qualcosa”. Poi allargano un po’ i panni dei due involti e appaiono due scheletrini da fare pietà. Erano due bambine, nate un mese prima.

La mamma era molto malata e non aveva latte. Essendo gemelle, e quindi provenienti dal mondo degli spiriti, come molti credono, nessun’altra donna le aveva volute allattare e non aveva denaro per comprare, nei negozi, il latte per neonati. Così le avevano nutrite con acqua zuccherata e basta, fino a quel giorno, ma ormai erano tutti convinti che fossero alla fine.

Siccome il giorno prima avevo ricevuto da amici italiani qualche soldino, pensai di comprare il latte appropriato e poi, con l’aiuto di qualche brava suora, avremmo tentato di salvarle. Così dico alle donne che potevano lasciare lì le bambine e che ci avrei pensato io.

Ai giovani del Centro artistico presenti ho detto che ce le saremmo tenute noi, come sorelline di ciascuno di noi e l’idea piacque. Ma dentro di me pregavo il Signore di aiutarci perché la cosa era tutt’altro che semplice.

Ecco come la Provvidenza mi è venuta in aiuto! Non passano nemmeno cinque minuti e viene a trovarmi una giovane italiana che lavorava come medico nella nostra missione di Catiò, nel Sud della Guinea Bissau. Le mostro le bambine e lei mi dice: “Queste me le porto via io”. E le porta con sé nell’ospedale di Catiò, salvandole.

La più piccola, purtroppo, una dozzina di anni dopo, un attacco di malaria se l’è portata via. L’altra, invece, adesso è una donna robusta e piena di vita che mai più si riconosce in uno di quei due scheletrini di un tempo. Grazie a quella dottoressa venuta, per caso, in quel giorno, a quell’ora, a trovarmi. Ma sarà stato proprio ‘per caso’?”

Ermanno Battisti

 

Padre Ermanno Battisti, 40 anni in Guinea Bissau, ha fondato la parrocchia di Gesù Redentore e il Centro artistico giovanile nazionale nella capitale Bissau, e l’ospedale pediatrico cattolico di Bòr (periferia di Bissau).


 
Testi pubblicati sul blog di Padre Piero Gheddo Armagheddo