« Peccati ecologici e diritto di voto agli insetti » di Riccardo Cascioli

Il tema dell’infanticidio tra i popoli amazzonici è andato di traverso ai “registi” del Sinodo. Dopo il resoconto che abbiamo pubblicato ieri, è stato Avvenire a tornare sull’argomento a difesa degli indios, dedicando un lungo servizio in cui si dà voce a missionari, ong e bioeticisti. Il risultato a dire il vero non è brillante, il massimo che è riuscito a produrre è un titolo che dice così: «Gli infantidici? (Scritto proprio così sul giornale, con refuso, ndr) Quasi scomparsi». In pratica è una conferma che, per quanto rari, gli infanticidi continuano ad esserci e soprattutto facevano parte della tanto decantata cultura degli indios prima dell’arrivo dei tanto bistrattati missionari occidentali.
È proprio questo che è andato di traverso. L’aver sollevato il tema ha rovinato tutta la narrazione idilliaca su culture primitive che avrebbero tutto da insegnare a noi cristiani e occidentali. Noi che dovremmo imparare da queste culture ad esempio l’armonia con la natura.

Tirar fuori la storia degli infanticidi costringe anche a svelare, tra l’altro, che molto spesso certe culture pensavano di guadagnare l’armonia con la natura e con gli avi attraverso i sacrifici umani.

È l’altra faccia del panteismo e del paganesimo, dell’identificazione di fenomeni naturali estremi con spiriti e divinità malvagie. Meno male che è arrivato il cristianesimo.

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Dobbiamo rassegnarci: saremo presto chiamati a confessare i nostri peccati ecologici. Dall’aula del Sinodo è venuta questa richiesta esplicita e a farsene portavoce è stato il solito vescovo emerito Erwin Kräutler, missionario austriaco, che ha spiegato come i peccati ecologici siano già in Genesi.

In ogni caso, è stato detto, dai padri sinodali è stata auspicata «una conversione ecologica che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni». In realtà a dar retta al virgolettato, oltre ai peccati ecologici fanno il loro ingresso anche i peccati “contro le future generazioni”, di cui ci piacerebbe capire meglio le fattispecie.

In cosa consistono questi peccati, dando per scontato che non ci si voglia riferire all’aborto e alla contraccezione? In ogni caso la formulazione suona un po’ strana, perché dal catechismo sapevamo che «il peccato è sempre un’offesa fatta a Dio» (no. 431) e anche il salmista ne è convinto («Contro di te, contro te solo ho peccato», salmo 50).

Ad ogni modo sappiamo che qualche prete ha cominciato anche qui da noi in Italia. Proprio recentemente ho saputo di una donna a cui il prete ha chiesto “quante volte” fa la lavatrice. Viene un po’ di nostalgia per i tempi in cui il “quante volte” si riferiva a tutt’altro.

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Ancora Avvenire, è la sua giornata. Ma è evidente che il clima di follia che questo Sinodo sta spargendo è ormai tracimato ben oltre i temi dell’Amazzonia e del sacerdozio. Ieri, in un editoriale di Luigino Bruni che già di suo invocava il voto perfino ai 12enni (ricordando che «Gesù a dodici anni ammaestrava i dottori nel tempio»), abbiamo letto questo passaggio: «…in realtà il suffragio non è mai stato universale, perché restavano e ancora restano esseri umani, che potenzialmente avrebbero il diritto di voto ma che di fatto non votano – per non parlare degli animali, dei fiumi, degli oceani, degli insetti, delle piante, che subiscono le scelte votate dagli umani».

Ora, dopo esserci sbellicati dalle risate, non possiamo non sentire un vago senso di inquietudine. Avvenire parla sul serio, questo è l’effetto del catto-panteismo, che non nasce certo oggi. L’Emi (Editrice missionaria italiana) già da anni sforna libri che diffondono l’idea che uomini, animali e piante hanno tutti la stessa dignità.

E lInstrumentum Laboris del Sinodo è sulla stessa lunghezza d’onda, e anche oltre. Ricordate il no. 20? «Uno sguardo contemplativo, attento e rispettoso sui fratelli e sulle sorelle, ma anche sulla natura – sul fratello albero, sul fratello fiore, sui fratelli uccelli, sui fratelli pesci, fino alle piccole sorelline, come le formiche, le larve, i funghi o gli insetti (cf. LS 233 – LS è l’iniziale dell’enciclica “Laudato sii“) – permette alle comunità amazzoniche di scoprire come tutto è connesso, di valorizzare ogni creatura, di vedere il mistero della bellezza di Dio che si rivela in tutte loro (cf. LS 84, 88) e di vivere insieme amichevolmente». E allora, con che coraggio negare ancora il diritto di voto alle “sorelline larve”?

 

La Nuova Bussola Quotidiana