Perché è cosa buona e giusta destinare l’8×1000 alla Chiesa cattolica

Rembrandt_Cristo nella tempesta sul lago di GalileaE’ ormai sotto gli occhi di tutti la deriva spirituale e morale intrapresa da svariati ed eminentissimi uomini di Chiesa, deriva tanto più grave quanto più è elevato il loro grado nelle gerarchie ecclesiastiche. Ma anche semplici presbiteri assurgono sempre più frequentemente alla ribalta della cronaca per comportamenti penalmente condannabili, quando non si fanno carico di intollerabili abusi liturgici o di vere e proprie blasfemie come anche di esternazioni eretiche.

Sembra una vera catastrofe, perché quello che sta emergendo è solo ed esclusivamente il male, mentre la normalità, seppur ormai quasi dappertutto appiattita e incapace di incidere credibilmente nell’opera di evangelizzazione, non fa rumore.

A fronte di ciò sempre più persone hanno deciso di “punire” questa classe clericale facendo giustizia sommaria, negando cioè alla Chiesa cattolica la destinazione del loro 8×1000.

Se dal punto di vista prettamente umano tale presa di posizione è comprensibile, anche alla luce dei pressanti inviti rivolti al cielo da papa Bergoglio che vuole una Chiesa povera per i poveri (come può poi una struttura povera aiutare i poveri non si capisce), dal punto di vista di Dio le cose stanno ben diversamente.

Innanzitutto leggiamo nella Sacra Scrittura quali sono gli inequivocabili insegnamenti di S. Paolo: “Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo.” (Corinzi1 9,11-14) e anche: “Il lavoratore ha diritto al suo salario.” (Tm1 5,18)

Si potrebbe obiettare che molti non stanno lavorando per Dio e la sua Chiesa ma, anzi, che stiano permettendo al male di distruggere tutto ciò che di buono è stato edificato in duemila anni rinnegando anche il Vangelo e creando delle dottrine eretiche.

Ma se, come taluni esasperati sognano, la Chiesa fosse ridotta veramente in totale miseria non sarebbero certamente i furbastri a patirne perché hanno già accumulato denaro a sufficienza e si sono legati a compagnie perverse che li sosterrebbero comunque.

Ne pagherebbero le conseguenze invece esclusivamente coloro che hanno condotto una vita religiosa irreprensibile e non hanno risposto le loro speranze nei beni e nei sollazzi mondani ma solo nella Provvidenza di Dio. Così come molti poveri e assistiti rimarrebbero senza sostegno e soccorso.

Non va dimenticato che Gesù stesso ha dato più volte risposta riguardo a come comportarsi con le persone dannose. Così nella parabola della zizzania mise in guardia dall’eliminarla prima del tempo per non danneggiare anche il grano buono e un’altra volta rimproverò i discepoli che gli domandarono se voleva che invocassero il fuoco dal cielo per punire gli abitanti di un villaggio che non li accolse.

Qui però non stiamo parlando di far giustizia su persone comuni ma su religiosi, cioè gli eletti del Signore. E il discorso diventa molto più complesso.

Va ricordato che la Chiesa è un’istituzione fatta di uomini ma non creata né guidata da essi. Tant’è che Gesù ha garantito che nessun essere umano potrà distruggerla. Le si possono infliggere sofferenze dall’estero o dall’interno, ma resterà salda comunque perché una parte fedele permarrà sempre.

Questo perché nella Chiesa vive Cristo stesso e, come affermò S. Giovanna d’Arco, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt’uno, e non bisogna sollevare difficoltà.

Va da sé che qualunque azione deliberata a danno della Chiesa è fatta contro la persona di Gesù, che con l’intento di voler difendere in realtà si offende.

Ma le offese a Dio non sono possibili perché non lo possono toccare, mentre invece rimbalzano contro chi le osa.

Si è già scritto in un precedente articolo (qui) cosa pensi il Signore dei suoi ministri infedeli e come non sia consentito agli uomini farsi giustizia da sé, perché la giustizia su di loro in terra tocca al pontefice regnante e in cielo spetta a Lui.

Quindi, se siamo tutti membra dello stesso Corpo mistico, sia che pecchiamo sia che ci santifichiamo, e le sofferenze anche di un solo membro procurano sofferenze a tutte le altre, noi abbiamo il dovere di restare uniti e fedeli non agli uomini e ai loro peccati, che ci indignano e ci scandalizzano, ma alla Chiesa e a Cristo, sopportando pazientemente le attuali prove e offrendo preghiere e sacrifici di riparazione per realizzare la missione di essere il sale della terra e la luce del mondo, in quanto noi siamo la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il Popolo che Dio si è acquistato per il suo Regno. (Catechismo 803)

 

Paola de Lillo