Se è vero che la bellezza salverà il mondo possiamo ufficialmente prendere atto del fatto che il mondo non si salverà. Specie dopo l’installazione in Piazza Duomo a Milano della Maestà Sofferente, “opera d’arte” rivisitata del designer Gaetano Pesce. (clic sull’immagine e poi ripetere per ingrandirla al massimo)
Sicuramente azzeccata l’idea di titolare sulla sofferenza perché – ancor prima di sapere di che cosa si tratta – chi arriva nella piazza simbolo del capoluogo lombardo e vede questa struttura, di fronte alla magnificenza del Duomo, non può che soffrire.
È alta otto metri e vuole essere una poltrona con le sembianze di corpo femminile, senza testa né arti, una rivisitazione della poltrona UP5&6 ideata sempre da Pesce cinquant’anni fa.
La forma richiama appunto il corpo di una donna, legata con una catena che termina con una palla metallica da detenuto.
All’epoca denunciava «la posizione della donna vittima dei pregiudizi, delle paure e della violenza dell’uomo. Oggi – si legge nel panello che accompagna l’installazione – l’esistenza della donna è ancora più minacciata di allora».
Ecco perché nella versione mastodontica che campeggia oggi in piazza Duomo il messaggio è stato elevato all’ennesima potenza: la poltrona-corpo di donna è trafitta da centinaia di frecce che simboleggiano la violenza ed è circondata da fauci di bestie feroci, più piccole, che rappresentano l’uomo bruto e prevaricatore.
Colpisce perché solo dieci giorni fa, al Congresso delle Famiglie a Verona, di fronte alla riproduzione di un feto di pochi centimetri abbiamo assistito a scene di indignazione innanzitutto da parte dei giornalisti presenti, poi da parte di commentatori e contestatori che lo hanno definito «gadget shock», «di pessimo gusto», «violento», «assolutamente mostruoso».
Ma se la riproduzione della vita che inizia e che sta nel palmo di una mano è «mostruosa», come vogliamo definire la giunonica “poltrona-corpo trafitta” piazzata davanti alla Cattedrale della Natività della Beata Vergine Maria a Milano?
«A me non dispiace affatto», ha commentato il sindaco Beppe Sala, «mi sembra un messaggio contemporaneo. È giusto che se ne parli perché ci stupiamo ancora quando succede un femminicidio e se attraverso questa testimonianza se ne riparla, allora deve andar bene».
E così ci deve andar bene, anche se è oggettivamente brutta e posta nel luogo meno adatto. A pochi metri dall’unica, vera, Maestà: Maria Nascente. Che, per quanto soffra nel vedere lo spirito del mondo che pervade la città, dalla più alta guglia del Duomo la domina e la protegge, come quando ha schiacciato la testa al serpente.