Ricordo del card. Giacomo Biffi. Riflessioni sull’Anticristo profetizzato da Solov’ev: Verranno giorni, anzi son già venuti…

Vogliamo ricordare il cardinale Giacomo Biffi, scomparso in questi giorni, con uno dei suoi libri più interessanti e ancora attuali dal titolo Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni, raccolta di saggi pubblicata nel 2005 dalle edizioni Cantagalli. L’Anticristo a cui si riferisce il titolo è quello tratteggiato dal filosofo e teologo russo Vladimir Sergeevič Solov’ev (1853-1900) nel suo ultimo libro scritto poco prima della morte “I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo”.

Di tale figura descritta da Solov’ev Biffi mette in luce “l’emblema della religiosità confusa ed ambigua del tempo che oggi stiamo vivendo”. Vede delineati e criticati il “cristianesimo dei valori”, l’enfatizzazione delle “aperture”, l’ossessione del “dialogo” a qualunque prezzo, “dove pare che resti poco della persona unica e inconfrontabile del Figlio di Dio crocifisso per noi, risorto, oggi vivo.

Dell’autore il cardinale apprezzava “la preveggente lucidità con cui ha preannunziato tutti i malanni che poi si sono avverati. Già nel 1882, nel Secondo discorso sopra Dostoevskij, egli parrebbe aver presagito e anticipatamente condannato l’insipienza e l’atrocità del collettivismo tirannico, che qualche decennio dopo avrebbe afflitto la Russia e l’umanità.

Soprattutto è stupefacente la perspicacia con cui descrive la grande crisi che colpirà il cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento. Egli la raffigura nella icona dell’Anticristo, personaggio affascinante che riuscirà a influenzare e a condizionare un po’ tutti. In lui, come qui è presentato, non è difficile ravvisare l’emblema, quasi l’ipostatizzazione, della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni: egli – dice Solov’ev – sarà un “convinto spiritualista”, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo.” (Intervento al Convegno “La passione per l’unità”, Bologna, 4 marzo 2000)

L’argomento per il cardinale Biffi era evidentemente di assoluta rilevanza se nel febbraio 2007  tenne gli esercizi spirituali al Pontefice Benedetto XVI e alla Curia Romana con riflessioni sul tema “L’ammonimento profetico di Vladimir S. Solov’ev”,  di cui riportiamo la sintesi pubblicata sul sito di Radio Vaticana:

“Ieri pomeriggio, il cardinale Giacomo Biffi ha offerto al Papa e alla Curia una testimonianza sul tema “L’ammonimento profetico di Vladimir S. Solov’ev”. Per il porporato, l’insegnamento lasciatoci dal grande filosofo russo è che il Cristianesimo non può essere ridotto ad un insieme di valori. Al centro dell’essere cristiani c’è infatti l’incontro personale con Gesù Cristo.

Verranno giorni in cui nella cristianità si tenterà di risolvere il fatto salvifico in una mera serie di valori. E’ un passaggio chiave dell’ultima opera di Vladimir Solov’ev, I tre dialoghi e il racconto dell’anticristo, al centro delle riflessioni del cardinale Giacomo Biffi. Il filosofo russo, morto nell’anno 1900, con grande acume aveva profetizzato le tragedie del XX secolo.

Nei Dialoghi, ha ricordato il porporato, l’anticristo si presenta come pacifista, ecologista ed ecumenista.

Convocherà un Concilio ecumenico e cercherà il consenso di tutte le confessioni cristiane concedendo qualcosa ad ognuno.

Le masse lo seguiranno, tranne dei piccoli gruppetti di cattolici, ortodossi e protestanti. Incalzati dall’anticristo, risponderanno: “Tu ci dai tutto, tranne ciò che ci interessa, Gesù Cristo”.

Questo racconto, ha detto il cardinale Biffi, ci è di ammonimento. Oggi, infatti, corriamo il rischio di avere un Cristianesimo che mette tra parentesi Gesù con la sua Croce e Risurrezione.

Certo, ha aggiunto il porporato, se ci limitassimo a parlare di valori condivisibili saremmo ben più accettabili nelle trasmissioni televisive come nei salotti.

Ma così avremmo rinunciato a Gesù, alla realtà sconvolgente della Risurrezione. Questo, è stato il suo richiamo, è un pericolo che i cristiani corrono nei nostri tempi.

Il Figlio di Dio, ha proseguito, non è traducibile in una serie di buoni progetti omologabili con la mentalità mondana dominante.

Tuttavia, ha precisato, ciò non significa una condanna dei valori, che tuttavia vanno sottoposti ad un attento discernimento. Ci sono, infatti, valori assoluti come il bene, il vero, il bello. Chi li percepisce e li ama, ama anche Cristo, anche se non lo sa, perché Lui è la verità, la bellezza, la giustizia.

Ci sono poi valori relativi come la solidarietà, l’amore per la pace e il rispetto per la natura. Se questi si assolutizzano, sradicandosi o perfino contrapponendosi all’annuncio del fatto salvifico, allora questi valori diventano istigazioni all’idolatria e ostacoli sulla strada della Salvezza.

Dunque, ha concluso, se il cristiano per aprirsi al mondo e dialogare con tutti, stempera il fatto salvifico, preclude la sua connessione personale con Gesù e si ritrova dalla parte dell’anticristo.”

 

Riportiamo qui alcuni passi significativi del libro, che merita di essere letto per intero, Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni.  Il testo riguardante il racconto di Solov’ev riproduce l’intervento tenuto al Meeting di Rimini il 28 agosto 1991.

“Solov’ev prevede che dopo le grandi guerre del secolo XX (Solov’ev scrive in un’epoca di pace, era la Belle Epoque, 1900), i popoli, persuasi dei gravi danni derivati dalle loro rivalità, daranno origine agli Stati Uniti d’Europa: questa è la sua previsione.

Ma questa formazione esteriore politica non risolve la sostanza dei problemi umani perché «i problemi della vita e della morte, del destino finale del mondo e dell’uomo, resi più complicati e intricati da una valanga di ricerche e di scoperte nuove nel campo fisiologico e psicologico, rimangono, come per l’addietro, senza soluzione.

Viene in luce soltanto un unico risultato importante, ma di carattere negativo: il completo fallimento del materialismo teoretico». Il crollo del materialismo non corrisponde automaticamente coll’espandersi e l’irrobustirsi della fede. Al contrario, l’incredulità sarà dilagante.

Sicché alla fine si profila per la civiltà europea una situazione che potremmo definire di vuoto. In questo vuoto appunto emerge e si afferma la presenza e l’azione dell’Anticristo.

 

L’Anticristo sarà un ecologista o almeno un animalista (questi sono termini moderni che ovviamente Solov’ev non usa; ma la sua descrizione è abbastanza chiara). Dice: «Il nuovo padrone della terra (l’Anticristo) era anzitutto un filantropo pieno di compassione, non solo amico degli uomini, ma anche amico degli animali.

Personalmente era vegetariano, proibì la vivisezione e sottopose i mattatoi a una severa sorveglianza; le società protettrici degli animali furono da lui incoraggiate in tutti i modi».

L’Anticristo infine si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza». Convocherà i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane a «un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza».

La sua azione mirerà a cercare il consenso di tutti attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati. «Se non siete capaci di mettervi d’accordo fra voi, dirà ai convenuti dell’assise ecumenica, spero di mettere d’accordo io tutte le parti, dimostrando a tutti il medesimo amore e la medesima sollecitudine per soddisfare la vera aspirazione di ciascuno».

Attuerà praticamente questo disegno ridonando ai cattolici il potere temporale del Papa; erigendo per gli ortodossi un istituto per la raccolta e la custodia di tutti i preziosi cimeli liturgici della tradizione orientale; creando a vantaggio dei protestanti un centro di libera ricerca biblica lautamente finanziato.

È un ecumenismo «quantitativo» che gli riesce quasi perfettamente: le masse dei cristiani entreranno nel suo gioco. Soltanto un gruppetto dei cattolici con a capo il papa Pietro II, un esiguo numero di ortodossi guidati dallo staretz Giovanni e alcuni protestanti che si esprimono per bocca del professor Pauli resisteranno al fascino dell’Anticristo. Costoro arriveranno ad attuare l’ecumenismo della verità, radunandosi in un’unica Chiesa e riconoscendo il primato di Pietro. Ma sarà un ecumenismo «escatologico» realizzato quando ormai la storia è pervenuta alla sua conclusione.

«Così – racconta Solov’ev – si compì l’unione della Chiese nel cuore di una notte oscura su un’altura solitaria. Ma l’oscurità della notte venne a un tratto squarciata da un vivido splendore e in cielo apparve un grande segno: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle», dove è evidente che la situazione è escatologica.

 

Qualche settimana prima di morire  confida a un amico: «Sento che si avvicinano tempi in cui i cristiani dovranno radunarsi per la preghiera nelle catacombe. La fede sarà perseguitata dappertutto, forse meno brutalmente che nei giorni di Nerone, ma più sottilmente e crudelmente per mezzo della menzogna, dell’inganno, della falsificazione».

Verranno giorni – ci dice Solov’ev (anzi sono già venuti, diciamo noi) – in cui nella cristianità si tenderà a risolvere il fatto salvifico che non può essere accolto se non nell’atto difficile, coraggioso e razionale della fede, in una serie di «valori» facilmente esitabili sui mercati mondani.

Il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato – guardate che sono tutte cose buone, che sono conseguenze, ma è l’identificazione che colpisce al cuore il cristianesimo – nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell’esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (cfr. 1 Tm 3, 15), verrà scambiata per un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice: questa è l’insidia mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di Cristo.

Ma Solov’ev era anche sicuro che «Tuttavia, dopo una lotta breve e accanita, il partito del male sarà vinto e la minoranza dei veri credenti trionferà completamente» (cfr. Mt 24, 31: «Manderà i suoi angeli… raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli»). Ma, aggiunge: «La certezza del trionfo definitivo per la minoranza dei credenti non deve condurci a un’attitudine passiva.

Questo trionfo non può essere un atto puro e semplice, un atto assoluto dell’onnipotenza di Cristo perché, se così fosse, tutta la storia del cristianesimo sarebbe superflua. È evidente che Gesù Cristo, per trionfare giustamente e ragionevolmente dell’Anticristo, ha bisogno della nostra collaborazione…»”.

 

Paola de Lillo

articolo pubblicato anche dal quotidiano ImolaOggi