Rimosso il volantino da chiesa di S. Terenzo. Il vescovo: errata lettura dei fatti di violenza

È stato rimosso già dalla sera di Natale dalla bacheca della chiesa di San Terenzo a Lerici, nello Spezzino, il volantino sulla violenza contro le donne che ha sollevato una aspra polemica. In un comunicato il vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato, monsignor Luigi Ernesto Palletti, ha scritto: “Appena appresa la notizia dell’affissione presso la bacheca della Chiesa di S. Terenzo in Lerici di una locandina contenente affermazioni che conducono a dare una errata lettura dei drammatici fatti di violenza sulle donne, ho subito dato disposizione che la stessa fosse prontamente rimossa.

 

In nessun modo infatti può essere messo in diretta correlazione qualunque deprecabile fenomeno di violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione, né tantomeno tentare di darne una inconsistente giustificazione.
 
A tal proposito ritengo doveroso cogliere l’occasione per invitare tutti a prendere sempre più coscienza di questo inaccettabile fenomeno perché non si debbano più ripetere fatti di violenza sulla donna, come quelli che, nell’anno ormai trascorso, hanno drammaticamente segnato la vita del nostro Paese”.

 

Il ciclostile affisso nella bacheca riportava le tesi di un sito online, secondo le quali il tragico fenomeno del “femminicidio” si porrebbe in relazione con la “rilassatezza” di costumi delle donne. Il parroco di San Terenzo, don Piero Corsi, ha riprodotto i contenuti di quegli articoli e anche il titolo comparso sul web, “Le donne e il femminicidio. Facciano sana autocritica: quante volte provocano?”.

 

Una tesi inaccettabile, come sottolineato anche dal vescovo, che ha suscitato un coro di reazioni sdegnate. La presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, aveva chiesto che le “massime autorità civili e religiose” si attivassero “perché venga immediatamente rimosso il manifesto affisso dal parroco e che riteniamo una gravissima offesa alla dignità delle donne”. Oltre al ritiro del volantino, è stato chiuso il gruppo Facebook dove era stato pubblicato il testo.

 

Fonte: Avvenire