Rivolta al Beccaria

«E’ triste essere come lui, un bambino nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non potere far mai parte dei loro giochi. Ma Pin un giorno diventerà grande, e potrà essere cattivo con tutti, vendicarsi di quelli che non sono stati buoni con lui: Pin vorrebbe essere grande già adesso, o meglio, non grande, ma ammirato o temuto pur restando com’è, essere bambino e insieme capo dei grandi, per qualche impresa meravigliosa» (Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno)

Ha quattordici anni il responsabile dei disordini che ieri hanno infiammato il carcere minorile Beccaria, hanno coinvolto una trentina di giovani reclusi e richiesto l’intervento di quasi cinquanta agenti. Quattordici anni.
Piccolo, fiero, esile. Un bambino cresciuto troppo in fretta ma pur sempre un bambino. Lo sguardo da animale braccato e, in un angolo del cuore, sopita, la nostalgia di carezze lontane.

Pensi a lui: ai gesti e alle gesta sbagliate di chi vuol essere eroe per gridare io esisto, e ti viene in mente Pin, il partigiano bambino protagonista de Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino. E li vedi così, i piccoli detenuti del Beccaria. Nelle parole dello studente-commissario Kim: «Gente che s’accomoda nelle piaghe della società e s’arrangia in mezzo alle storture, che non ha niente da difendere e niente da cambiare… Non hanno nessuna patria, né vera né inventata. Eppure tu sai che c’è coraggio, che c’è furore anche in loro. E’ l’offesa della loro vita, il buio della loro strada, il sudicio della loro casa, le parole oscene imparate fin da bambini, la fatica di dover essere cattivi».

Così te lo immagini, questo quattordicenne finito dietro le sbarre come il fratello maggiore, come i genitori, entrambi pregiudicati. Così te li immagini, i suoi coetanei in carcere. Fanno le cose che han visto, altro non sanno. Non gliel’hanno insegnato.
Eppure, nel cuore, la voce lontana di un amore possibile, di un bene che c’è. «Forse un giorno Pin troverà un amico, un vero amico che capisce e che si possa capire, e allora a quello, solo a quello, mostrerà il posto delle tane dei ragni»
Un amico.
«E’ bellissimo aver trovato il Cugino che s’interessa ai nidi di ragno… Pin è molto contento. E’ davvero il Grande Amico, il Cugino… Ora camminano per la campagna e Pin tiene la sua mano in quella soffice e calma del Cugino, in quella gran mano di pane… E continuano a camminare, l’omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano».
Un amico, anzi, il Grande Amico. Questo, pagina dopo pagina, ha cercato Pin. Questo, giorno dopo giorno, cercano i ragazzi da sempre. Questo, tutti cerchiamo.
Un amico che ci tenda la sua «gran mano di pane» e non saremo più soli.
Un Grande Amico: promessa d’Amore, segno di Lui.

Fonte: Cultura Cattolica