Santa Lucia, anima bella e luminosa – di Cara Ronza

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Quella di Santa Lucia è una festa ricca di significati, che piace ai bambini, ma riempie di speranza anche i grandi. Dalla Sicilia alla Svezia, passando per le valli lombarde e austriache, il 13 dicembre si ricorda la bellezza radiosa di una giovane che ha dato la vita per restare fedele al suo Sposo. Per celebrare la grandezza e la bontà di questa fanciulla, “nella notte più lunga che ci sia” si preparano pani e dolci profumati, mentre i bambini ricevono piccoli regali.

 

Nata a Siracusa intorno al 280 d.C., Lucia era una fanciulla bella e ricca, promessa sposa a un giovane della sua città. Un giorno sua madre si ammalò e Lucia, che era cristiana, decise di andare a Catania per pregare sulla tomba della martire Agata. La sua vita stava per cambiare. Sant’Agata le apparve chiedendole di dedicarsi ai più piccoli e sofferenti. Lucia accolse la richiesta. Tornata a Siracusa, ruppe il fidanzamento e, si narra, con una lampada fissata sul capo per farsi luce al buio, iniziò a visitare i poveri e i perseguitati rifugiati nelle catacombe, distribuendo i beni della sua dote cospicua.

 

Il fidanzato abbandonato non accettò la nuova vocazione di Lucia e per vendicarsi denunciò la fede della fanciulla al prefetto Pancrasio, persecutore impietoso dei cristiani. Lucia fu arrestata e torturata, ma non abiurò e fu condannata a morte. Prima dell’esecuzione preannunciò sia la morte di Diocleziano, che sarebbe avvenuta nel 311, sia la fine delle persecuzioni (di lì a pochi anni, nel 313, l’editto di Costantino avrebbe sancito la libertà di culto in tutto l’Impero romano).

 

Seppellita con grandi onori nelle catacombe, la coraggiosa Lucia fu subito onorata come santa dai cristiani del suo tempo e da allora è oggetto di una devozione che è ancora viva e diffusa in molte parti del mondo. Poiché il suo nome, dal latino lux, significa “luminosa”, “che illumina”, nel Medioevo iniziò ad essere invocata come protettrice degli occhi e della vista. Nasce di qui la leggenda secondo cui, prima di ucciderla, i suoi aguzzini le avrebbero strappato gli occhi ed ecco perché nei dipinti antichi è spesso raffigurata con in mano un piatto che li contiene.

 

Canonizzata nel VI secolo da papa Gregorio Magno, patrona di Siracusa, Lucia viene ricordata in quello che secondo la tradizione fu il giorno del suo martirio, il 13 dicembre. Poiché per un certo periodo della storia, prima della riforma del calendario giuliano, intorno a quella data le giornate erano le più corte dell’anno, nacque il detto “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”; ed è per questo motivo che la ricorrenza a lei dedicata si è sovrapposta, nei Paesi del Nord, alle “feste della luce” del solstizio d’inverno, in occasione delle quali nella notte dei tempi – è il caso di dirlo! – i popoli scandinavi invocavano il ritorno del sole che pareva voler lasciare la terra in balìa del buio e del gelo.

 

La devozione a questa santa così bella, giovane, buona e coraggiosa è diffusa in molti luoghi d’Europa. A Siracusa, la festa patronale inizia il 12 dicembre, con la traslazione di una splendida statua d’argento dalla sua cappella in cattedrale fino all’altare maggiore. La sera, sempre in cattedrale, al termine dei vespri solenni viene distribuita ai fedeli la cuccìa, dolce tipico della Sicilia occidentale, a base di grano bollito e ricotta, che da qualche tempo i siracusani hanno “adottato” per festeggiare la loro patrona. Il 13 è invece il giorno della grande processione, in cui il simulacro viene portato a spalla lungo le vie della città dalla cattedrale alla chiesa di Santa Lucia al sepolcro.

 

Oltre che nella sua Sicilia, in molte altre regioni d’Italia, soprattutto del Nord, Lucia è una figura venerata affettuosamente. In diverse città e paesi del Trentino, del Friuli Venezia Giulia, del Veneto, della Lombardia (a Bergamo, ad esempio) e dell’Emilia i bambini ricevono regali come fosse il giorno di Natale. Le scrivono una letterina dichiarandosi bimbi buoni e facendo le proprie richieste. Preparano per il suo arrivo, sui davanzali delle finestre, cibo e carote per l’asinello che la porta, sperando trepidanti di essere esauditi. Poi viene la notte e mentre dormono qualcuno, Lucia o chi per lei, al posto di quel cibo mette i sospirati doni, giocattoli, piccoli dolci e caramelle.

 

Dal Nord Italia, passando per l’Austria, il culto di Santa Lucia è arrivato in Danimarca e in Svezia, dove la festa della fanciulla luminosa s’inizia a preparare con qualche giorno di anticipo. Le mamme aiutano i bambini a cucinare biscotti profumati, mentre in ogni famiglia per la figlia maggiore – possibilmente bionda e bella – vengono confezionati un lungo abito bianco da legare in vita con una fascia rossa e una corona di foglie con sette candele da posare sul capo. La mattina del 13 dicembre, prima dell’alba, la fanciulla indosserà l’abito e la corona accesa e come Lucia nelle catacombe porterà in casa luce e dolcezza.

 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana