Sant’Elena tra Roma e la Terrasanta nel V secolo

Prima moglie dell’imperatore Costanzo Cloro, madre del futuro imperatore Costantino (noto come primo imperatore cristiano), Sant’Elena è ricordata per la sua grande fede cristiana e per la sua straordinaria devozione alla Croce di Cristo. L’appellativo di Santa e, conseguentemente, il riferimento ad una data che la celebrasse compaiono per la prima volta nel IX secolo d.C., all’interno del Martirologio redatto dal monaco benedettino Usuardo.

 

“Donna incomparabile di fede, per sincerità di religione e per singolare magnificenza” – secondo quanto di lei scrive Rufino nella sua Historia Ecclesiastica – Elena si reca in pellegrinaggio in Terrasanta intorno al 326 – 327 d.C., dopo che in sogno le viene rivelato il punto esatto in cui sarebbe stata infissa la Croce di Cristo.

Il ritrovamento della stessa e successivamente degli strumenti della Passione, sono lo stimolo per l’edificazione di una serie di basiliche, erette nei primi decenni del IV secolo d.C. tra Roma e la Terrasanta.

A Roma, Sant’Elena si fa promotrice della costruzione della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, che ancora oggi ospita una serie di reliquie: parti della Croce di Cristo, il titulus crucis (ovvero il cartiglio originario infisso sopra la Croce), la croce di uno dei due ladroni, la spugna imbevuta d’aceto, un chiodo e parte della corona di spine.

La Basilica viene costruita riutilizzando una vasta sala rettangolare datata all’età severiana, alla quale viene aggiunta un’abside semicircolare sul lato breve est, mentre la facciata – che nell’edificio severiano si apre sul lato lungo settentrionale –  viene ora a trovarsi sul lato breve ovest. L’edificio di età costantiniana è infine completato da un corridoio laterale trasformato in navatella e da un altro vano, l’odierna cappella di Sant’Elena, nella quale è ancora conservata la base di una statua con la dedica ad Elena e si ha ragione di credere che fosse anticamente qui custodita la Reliquia della Croce.

In Terrasanta, Sant’Elena fa erigere tre edifici, che hanno scopo commemorativo o liturgico. Il primo edificio è la Chiesa della Natività a Betlemme: costruita prima del 333, è una basilica a cinque navate, anticipata da un atrio e culminante, alla fine della navata centrale, in una struttura ottagonale, all’interno della quale vi è la bocca di un pozzo circolare coperto da grata da cui era visibile la Grotta della Natività. L’edificio di IV secolo d.C., eretto a scopo commemorativo, è poi sostituito da un nuovo impianto basilicale, sorto nel periodo giustinianeo, che costituisce il nucleo fondante della attuale Chiesa.

Il secondo edificio è la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nota soprattutto attraverso le fonti scritte. La basilica, costituita da cinque navate, termina con una abside arrotondata (molto probabilmente semicircolare), che lo storico Eusebio descrive come un hemisphairion, con un anello di dodici colonne che sostengono bacili d’argento. Il Santo Sepolcro di Cristo è situato ad ovest della basilica in un cortile aperto ed è contenuto in una struttura architettonica a forma di baldacchino.

La terza basilica, situata sul Monte degli Ulivi, è chiamata Eleona, dal nome della Grotta in cui si ritiene che il Cristo insegnasse ai suoi discepoli. Il luogo sacro è collocato sotto il bema (termine con cui si indicano l’abside e il presbiterio della chiesa bizantina) rialzato della basilica. Attualmente, dell’edificio voluto da Sant’Elena non si conserva nulla, ma è stato possibile ricostruire la pianta in seguito agli scavi del 1910 – 1911. Eretta su un terreno declive, la basilica, disposta a terrazze, era costituita da un atrio, tre navate, il bema ed un’abside semicircolare incassata in un muro esterno dritto, secondo una formula molto comune in Siria ed in Palestina.

Il pellegrinaggio in Terrasanta di Sant’Elena si svolge negli ultimi anni di vita della pia donna. Alla sua morte, avvenuta intorno al 329 d.C., Elena è sepolta a Roma in uno splendido mausoleo sulla antica via Labicana (odierna via Casilina), oggi ricordato come Mausoleo di Torpignattara. (Tale toponimo deriva dalla particolare tecnica costruttiva con cui fu realizzata la cupola del mausoleo, inserendo anfore nella muratura – le pignatte appunto – per alleggerire i carichi.)

Il suo corpo viene deposto in un pregiatissimo sarcofago di porfido rosso, attualmente conservato presso i Musei Vaticani, una sepoltura degna della madre di un imperatore, simbolo di una donna tanto pia quanto regale soprattutto nella Fede.

Fonte: Zenit

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