Siamo in troppi: così Kissinger diede l’ordine – di Rino Cammilleri

Sul numero di giugno del mensile Il Timone, la giornalista Raffaella Frullone ha intervistato l’economista e demografo Gérard-François Dumont, che nel 1991 pubblicò il celebre saggio Il festino di Crono in cui prevedeva il suicidio demografico europeo. Interessante il passaggio in cui parla delle organizzazioni internazionali che promuovono la c.d. “salute riproduttiva” (che cosa intenda realmente significare questo eufemismo è noto ed è inutile tornarci sopra).

Dice Dumont: «Si tratta di organizzazioni profondamente influenzate dal maltusianismo degli Stati Uniti  che è la conseguenza del rapporto di Henry Kissinger del 1974, rimasto per molto tempo secretato.

Questo testo spiegava che per mantenere la loro potenza nel mondo gli Stati Uniti dovevano impedire la crescita demografica negli altri Paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero. E questo è quello che è accaduto».

Insomma, alcuni apprendisti stregoni statunitensi avrebbero cinicamente suggerito al governo di lavorare ai fianchi le organizzazioni internazionali (di cui gli Usa erano e sono i principali finanziatori).

Dando implicitamente ragione al Duce quando diceva che «il numero è potenza».  Sembrerebbe il solito complottismo. Se però si va a vedere su internet, il c.d. “Rapporto Kissinger” c’è davvero.

E dice proprio quel che afferma Dumont. Il documento inteso come The Kissinger Report si chiama per l’esattezza NSSM 200, cioè «National Security Study Memorandum 200 Implications of Worldwide Population Growth for U.S. Security and Oversea».

Per chi non conosce l’inglese: «Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti (e i loro interessi) oltremare». Tutto cominciò quando imperversava quello che l’economista e demografo Colin Clark chiamò in un suo famoso libro (edito da Ares) «il mito dell’esplosione demografica», la cui «bomba» era stata lanciata in quel torno di tempo dal ben più famoso Club di Roma.

Nell’agosto del 1974 si tenne a Bucarest un vertice mondiale sulla popolazione organizzato dall’Onu. Qui la delegazione statunitense venne praticamente sconfitta quando molti Paesi meno sviluppati si resero conto che la “crescita demografica” da “ridurre” era la loro.

In soldoni, troppi poveri nel mondo, proletari nel senso pieno e non solo marxistico del termine, cioè abbondanti solo di prole.

Che, nelle teorie (meglio: congetture) malthusiane e neomalthusiane sono esseri umani provvisti solo di bocca da sfamare. Ma le teste d’uovo di Washington non demorsero.

Presidente era Nixon e segretario di Stato Kissinger. Il Consiglio di Sicurezza Usa, che da Kissinger dipendeva, si mise al lavoro in sordina e nel dicembre dello stesso anno produsse l’NSSM 200, documento segreto che si desecretò automaticamente nel 1989.

Nixon era, come tutti a quel tempo, seriamente preoccupato per la “bomba demografica” e già nel 1972 aveva istituito una commissione di studio affidandola a John Rockefeller. Ma quando sul suo tavolo si vide arrivare i “suggerimenti” per ovviare al problema, da buon repubblicano buttò tutto nel cestino.

Nixon, com’è noto, dovette di lì a poco dare le dimissioni in seguito allo scandalo Watergate e il 16 ottobre 1975 il Rapporto Kissinger finì sul tavolo di Gerald Ford.

Un passaggio del Rapporto recita: «I Paesi che lavorano per colpire i livelli di fertilità dovrebbero avere la priorità nei programmi di sviluppo e nelle strategie sulla salute e l’educazione che hanno un effetto decisivo sulla fertilità. La cooperazione internazionale dovrebbe dare la priorità all’assistenza di questo genere di sforzi nazionali». Il resto è storia, una storia che tutti conoscono.

Se gli Usa abbiano effettivamente seguito il Piano stilato nel 1974 non si sa. Però è un fatto che il neomalthusianismo non ha mai più smesso di procedere con una  potenza di mezzi mai vista.

Che poi abbia convinto i popoli sviluppati e molto meno gli altri fa parte della sterminata collezione di boomerang che gli apprendisti stregoni hanno nella loro panoplia. L’ingegneria sociale apre sempre vasi di pandora e crea guai molto più estesi di quelli che voleva evitare.

articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana