“Spaghetti con Gesù Cristo. La teologia di Bud Spencer” – di Francesco Filipazzi

coverSi può avere successo rimanendo se stessi, laddove per “se stessi” si intende onesti, un po’ sognatori, ancorati a valori positivi e, perché no, anche mantenendo un buon rapporto con Gesù Cristo? A vedere le cronache hollywoodiane di questi giorni parrebbe di no, perché denaro, successo, sesso e potere sembrano tentazioni troppo forti cui resistere. Eppure, qualcuno che nella baraonda della fama è riuscito a conservarsi sano e “salvo”, esiste. Uno di questi personaggi è il mitico Bud Spencer, in arte Carlo Pedersoli (o era il contrario?), morto l’anno scorso dopo aver raggiunto successi di ogni tipo, il più importante dei quali è (presumiamo) la salvezza della propria anima. 

A parlarcene ci pensa don Samuele Pinna in “Spaghetti con Gesù Cristo – la teologia di Bud Spencer“, pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Ancora. L’autore non è certo nuovo ai nostri lettori, essendo da quasi 30 settimane presente sulle nostre pagine tutti i mercoledì con le storie di Don Augusto, il Don Camillo redivivo.

Dunque parliamo di Bud Spencer, anche se prima si deve parlare del Pedersoli, nuotatore professionista pluri medagliato, che si è ritrovato poi ad essere l’attore che tutti conosciamo.

Com’era nella vita personale? Per saperlo, il Pinna ne ha parlato con molte persone, fra cui il compagno d’avventure storico, Terence Hill. Dal volume apprendiamo che il giovane Carlo era estraneo a compromessi e avidità, anche come sportivo.

Lo sport così inteso inizia e si impone nel momento in cui diventano «importanti» gli interessi, perlopiù economici, che vi gravitano attorno. Bud, per fortuna sua, ne era ben lontano e racconta di quando i soci della Romana Nuoto fecero una colletta per lui, ormai campione d’Italia, così che si potesse comprare un accappatoio.

Oggi sembra quasi impossibile, ma all’epoca lo sport non era miliardario: si viaggiava in terza classe nelle trasferte, si scendeva, si andava a fare la gara e poi si ripartiva. Se i compensi erano pochi – sottolinea Bud –, non così le soddisfazioni morali e, soprattutto, le cene gratuite “.

Nulla a che vedere con il trucidume, che seppure patinato rimane trucidume, dello sport contemporaneo.

Anche nella vita matrimoniale, il nostro Bud non si è fatto irretire da strane idee, rimanendo sempre sposato con la stessa donna. “Per Bud il matrimonio era quello cristiano e da buon cattolico non aveva bisogno di una spiegazione teologica, perché – teologicamente – semplicemente lo viveva e poteva trarne i copiosi frutti oltre all’ausilio per superare le inevitabili fatiche“.

E come attore? In primo luogo dobbiamo dire che Bud e Terence sono stati capaci di codificare un genere vero e proprio, costruendo una comicità nuova e autentica, mai volgare e sempre esilarante, basata solo su valori positivi.

Anche in questo ambito emerge la purezza dell’uomo Bud Spencer, quel Bambino che vuole rapinare una famiglia in difficoltà e si ritrova invece a regalarle tutti i suoi soldi.

Quel personaggio che, in ogni film, perde fortune intere per colpa di un amico-antagonista, Terence Hill, che gli rompe sempre le uova nel paniere. Tanto maldestramente odiato nei film quanto amato nella vita personale.

Anche in questo caso, la capacità di coltivare un’amicizia del genere non fa che denotarne il senso cristiano, tanto più che il Nostro ha saputo mantenere amicizie anche con coloro che non facevano parte del suo successo.

Come attori poi, sia Bud che Terence erano consapevoli di essere amati e ammirati non tanto per i soldi, ma per ciò che proponevano. “Per come erano Bud e Terence, il sorriso dei bambini, il fatto che i loro genitori (riguardo ai loro film) li portavano al cinema sereni, sapendo di non trovare sangue e volgarità, non erano un valore aggiunto, ma precisamente quello sul quale fondare una filosofia di lavoro. Perché – sottolinea Bud – «il denaro va e viene, ma l’affetto e il rispetto sono qualcosa che, una volta perduti, sono ardui da recuperare”».

Ma dopo aver descritto un po’ l’uomo, dobbiamo anche parlare del “teologo”. L’autore del volume infatti, fra Tommaso d’Aquino, il Cardinale Biffi, Tolkien, Guareschi e molti altri ancora, rintraccia in modo puntuale i punti salienti della filosofia di vita di Bud Spencer, di cui parla anche il diretto interessato nel volume Mangio ergo sum, libro nel quale Bud si confronta con alcuni dei maggiori pensatori della storia.

Bud Spencer – spiega il Pinna – lungi dal rinnegare il valore del cogitare, di cui è tra l’altro impregnato tutto il suo libro, porta avanti una semplice filosofia del buon senso, ovvero apprezzare quello che si ha: dalla buona tavola a una famiglia capace di riscaldarti nei momenti freddi e di rinfrescarti in quelli asfissianti che ogni persona attraversa nella sua esistenza. Oltre agli amici , che non possono essere dimenticati, un ulteriore valore aggiunto è il conforto, dato che ogni giorno il buon Dio manda sulla terra, dovuto all’affetto della gente“.

Ed è proprio il rapporto con Dio, riscoperto in età adulta, che segna molti punti a favore di Bud Spencer, capace per pudore di rifiutare un ruolo da Trimalcione in una commedia di Fellini, perché avrebbe dovuto recitare completamente nudo!

Altro che l’Hollywood adamitica di cui si parlava in apertura. Un uomo libero, il Pedersoli, che non aveva paura né della possibilità che la fama finisse né della morte. 

Di tutto questo e moltissimo altro si parla nel volume di don Pinna (ispirato da una frase dello stesso Bud: “L’ultimo piatto di spaghetti lo mangerò con Gesù”), che costituisce un’opera di vera apologetica, che va al di là della semplice biografia e può costituire per tutti un vademecum per fronteggiare le sirene della modernità.

Si chiede il Pinna nell’epilogo “La vita di Bud Spencer e la sua fede ci pongono una questione spinosa: il «mondo» che ha vissuto e incarnato è possibile o è semplicemente un retaggio del passato, qualcosa cioè che in definitiva non c’è più?

I valori che ha espresso mancano quasi di una consistenza oggettiva oppure essi sono ancora presenti in modo predominante (seppur silente e all’apparenza sommesso) nella realtà che viviamo? Tutto pare «cambiato», ogni cosa è in mutamento: ha ancora consistenza il credo testimoniato da Bud Spencer?

Domande che lasciamo aperte, assieme a quelle che hanno aperto questa parzialissima recensione. Gli indizi per le risposte li trovate nel libro. 

 

Fonte: Campari & De Maistre